Veduta dall’alto della stanza degli schiavi di Civita Giuliana. Crediti: pompeiisites.org

La stanza degli schiavi rinvenuta nella villa suburbana di Civita Giuliana, a nord di Pompei, è tra le finaliste dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2022 (Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum: 8ª edizione per l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2022).

La villa suburbana è stata già oggetto di rinvenimenti nel 2017, quando nel quartiere servile furono portati alla luce un carro cerimoniale e una stalla con i resti di tre equini, e nel 2021 con la scoperta di un carro cerimoniale. L’ambiente destinato agli schiavi, intatto, è modesto: sono state rinvenute tre brandine in legno con corde a formare la rete, il timone di un carro poggiato ad uno dei letti, una cassaforte lignea contenente oggetti sia in tessuto che metallici. Questi manufatti sembrano essere parte dei finimenti per i cavalli. Tra gli altri oggetti presenti, brocche in ceramica e un vaso da notte.

La stanza degli schiavi con i letti e il vasellame. Crediti: pompeiisites.org

La straordinaria scoperta getta luce sulla vita quotidiana delle classi servili, scarsamente documentata in molte delle culture antiche, ben leggibile nelle parole del Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel “[…] È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica”.

Per approfondire le scoperte di Civita Giuliana:

Pompei – La stanza degli schiavi – L’ultima scoperta di Civita Giuliana

La Pompei delle meraviglie. Nuovi scavi, ricerche e la realizzazione del calco di un cavallo a Civita Giuliana

Pompei: scoperto un terzo cavallo nella villa di Civita Giuliana

Nuova scoperta a Pompei: un carro da parata integro

La tomba di Civita Giuliana conteneva lo scheletro di un uomo vissuto dopo il 79 d.C.

La pianta degli ambienti servili della villa suburbana di Civita Giuliana. L’ambiente C è quello del ritrovamento della stanza degli schiavi. Crediti: pompeiisites.org

Per votare la stanza degli schiavi di Civita Giuliana: pagina Facebook ufficiale della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico Archaeological Tourism Exchange

 

Advertisement
Articolo precedenteTerminati i lavori di adeguamento al Museo Civico Archeologico di Bologna
Prossimo articoloErik Hornung, ad memoriam (1933-2022)
Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here