Svalutazione monetaria nell’antica Roma: ne parla Cicerone nel De Officiis.
"In quel periodo, difatti, il valore del nummo oscillava in modo tale che nessuno era in grado di sapere quanto possedesse. ” (De Officiis,...
L’importanza della moneta romana: dalla Repubblica all’Impero – Terza parte
L’inizio del Principato e la fine della Repubblica romana segnarono un punto di svolta anche nella storia della monetazione classica. L’evoluzione artistica monetaria raggiunse...
L’importanza della moneta romana: dalla Repubblica all’Impero – Seconda parte
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L’importanza della moneta romana: dalla Repubblica all’Impero – Prima parte
Differentemente da quanto accadeva in Grecia e in Persia, la monetazione come pagamento di beni e servizi arrivò dopo a Roma, e conobbe una...
Il Monetiere del Museo Archeologico di Firenze riallestito grazie alla donazione...
Stefano Casciu, Direttore del Polo museale della Toscana, Mario Iozzo, Direttore del Museo
Archeologico Nazionale di Firenze e Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione Friends of Florence inaugurano venerdì 8 febbraio 2019 il riallestimento del Monetiere del Museo Archeologico di Firenze grazie al sostegno finanziario della Fondazione non-profit Friends of Florence con una donazione di Laura e Jack Winchester.
Oggi una delle più grandi e importanti raccolte di monete antiche visibili in Italia, il Monetiere del Museo Archeologico Nazionale di Firenze raccoglie circa 60.000 monete di oro, argento, bronzo, rame ed elettro, in esemplari (poco più di 2000 quelli esposti) che documentano le più belle e le più importanti emissioni di tutte le città greche che costellavano il profilo del Mar Mediterraneo, incluse quelle di Magna Graecia e di Sicilia, così come del mondo etrusco e soprattutto di quello romano, in particolare di età imperiale. A queste si affiancano oltre 400 medaglioni e contorniati (grandi medaglie di bronzo del IV e V sec. d.C.), che offrono uno straordinario e luccicante repertorio di conii e di iconografie del mondo antico.
Monete incuse. Indice di arcaicità e riflesso di un’epoca
Durante la fase iniziale della loro monetazione alcune città dell’Italia Meridionale e della Sicilia coniarono delle monete definite incuse. Questi particolarissimi documenti monetali si datano alla seconda metà del VI secolo a.C., ma si rifanno ad un importante archetipo: i Rovesci delle monete arcaiche emesse dalle città della Grecia propria e da quelle ellenizzate nel Mediterraneo Orientale . Il termine “incuso” deriva dal latino incusus, participio passato di incudere, e ha l’accezione di “imprimere col conio” . Nella scienza che studia le monete, la Numismatica, si fa riferimento ai documenti che presentano l’impronta del conio in incavo piuttosto che in rilievo. Il lemma viene adottato sempre in associazione alla parola “moneta”. Si parla difatti di monete incuse, monete col tipo incuso, monete col Rovescio incuso. È proprio il Rovescio ad essere realizzato con questa peculiare tecnica, e ad ospitare un tipo (o immagine monetale) differente da quello del Diritto per fattura e caratteristiche intrinseche.
Le monete incuse si distinguono in monete col quadrato incuso e monete col Rovescio incuso .
La loro forma è già di per sé un indice di arcaicità: il tondello è spesso, irregolare, sovente allungato . Con il passare del tempo e l’evolversi delle tecniche di coniazione, i tondelli di metallo diverranno sempre più sottili, regolari e di forma circolare.