Il capro di Mendes
Il "Capro di Mendes" è una figura complessa che intreccia elementi di mitologia egizia, accuse medievali di eresia, e reinterpretazioni occultiste moderne. Il suo significato varia a seconda del contesto. Il nome deriva dalla città di Mendes nell'antico Egitto, dove il capro era venerato come un simbolo del dio Banebdjedet, un dio con la testa di ariete che rappresentava la fertilità e la potenza creatrice.
I cani dell’Antico Egitto
Nell'Antico Egitto, i cani erano considerati animali importanti e avevano ruoli significativi nella società. Erano spesso tenuti come animali domestici e compagni, ma erano anche utilizzati per la caccia e la protezione. I cani erano associati a varie divinità, come Anubi, il dio con la testa di sciacallo, che era legato al regno dei morti e alla mummificazione. Alcuni cani erano così amati dai loro proprietari che venivano sepolti con onori simili a quelli riservati agli umani, con tombe, iscrizioni e offerte funebri. I cani avevano anche un posto nell'arte e nei testi dell'epoca, rappresentati spesso come simboli di fedeltà e protezione.
Egitto: torna alla luce un osservatorio astronomico del VI sec. a.C.
In quel ramo del Delta del Nilo che volge leggermente a occidente, sorge la città di Tel el-Farayeen (Collina dei Faraoni), nel Governatorato di...
Dalla caccia all’ippopotamo a San Giorgio e il drago
La religione egizia si basa sul conflitto permanente tra ordine e caos. L’ippopotamo e altri animali, assimilati al mortifero dio Seth, una delle metafore del disordine, oltre a essere cacciati erano i protagonisti negativi delle liturgie che avevano lo scopo magico di assicurare la vittoria dell’ordine sui fattori del caos. Durante l’occupazione greca e romana le immagini egizie si sono aggiornate rappresentando un cavaliere che con la lancia colpisce un nemico. Le immagini dei dipinti medievali e rinascimentali di San Giorgio che colpisce il drago sono figurativamente così simili alle immagini tolemaiche e romane da fare ritenere che dall’Egitto esse si siano trasferite nell’immaginario europeo durante le Crociate, assumendo il valore cristiano dell’eterno conflitto tra il bene e il male.
La donna e lo sport. Dall’antichità alle Olimpiadi di Parigi 2024
Associando le parole Sport e Antichità si pensa immediatamente all’agone sportivo che caratterizzava l’antica Grecia, i Giochi Olimpici, immaginando un mondo tutto al maschile in cui gli atleti si sfidavano per ottenere fama e gli innegabili privilegi di cui i vincitori, considerati veri e propri eroi, godevano.
Infatti, nell’antica Grecia, culla dei Giochi Olimpici, alle donne non era permesso partecipare alle Olimpiadi e una volta maritate non potevano neppure assistevi come spettatrici: pena la morte.
Al Museo Egizio torna in esposizione il corredo di Nefertari
Apre il 9 agosto la nuova sala del Museo Egizio, dedicata al corredo funerario di Nefertari (1295-1255 a. C.), che torna a Torino al...