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I cani dell’Antico Egitto

Nell'Antico Egitto, i cani erano considerati animali importanti e avevano ruoli significativi nella società. Erano spesso tenuti come animali domestici e compagni, ma erano anche utilizzati per la caccia e la protezione. I cani erano associati a varie divinità, come Anubi, il dio con la testa di sciacallo, che era legato al regno dei morti e alla mummificazione. Alcuni cani erano così amati dai loro proprietari che venivano sepolti con onori simili a quelli riservati agli umani, con tombe, iscrizioni e offerte funebri. I cani avevano anche un posto nell'arte e nei testi dell'epoca, rappresentati spesso come simboli di fedeltà e protezione.

Egitto: torna alla luce un osservatorio astronomico del VI sec. a.C.

In quel ramo del Delta del Nilo che volge leggermente a occidente, sorge la città di Tel el-Farayeen (Collina dei Faraoni), nel Governatorato di...

Dalla caccia all’ippopotamo a San Giorgio e il drago

La religione egizia si basa sul conflitto permanente tra ordine e caos. L’ippopotamo e altri animali, assimilati al mortifero dio Seth, una delle metafore del disordine, oltre a essere cacciati erano i protagonisti negativi delle liturgie che avevano lo scopo magico di assicurare la vittoria dell’ordine sui fattori del caos. Durante l’occupazione greca e romana le immagini egizie si sono aggiornate rappresentando un cavaliere che con la lancia colpisce un nemico. Le immagini dei dipinti medievali e rinascimentali di San Giorgio che colpisce il drago sono figurativamente così simili alle immagini tolemaiche e romane da fare ritenere che dall’Egitto esse si siano trasferite nell’immaginario europeo durante le Crociate, assumendo il valore cristiano dell’eterno conflitto tra il bene e il male.

Scoperte tombe di Epoca Tarda e tolemaica nel Delta egiziano

© MoTA / modificato da Chiara Lombardi per MediterraneoAntico Il 23 luglio il Ministero per il Turismo e le Antichità egiziano ha annunciato la scoperta...

Bes, una versatile divinità egizia

Bes, un nanerottolo tarchiato, dal fisico grottesco e con molti caratteri animaleschi, era una divinità venerata per tutto ciò che secondo l'immaginario egizio richiedeva protezione. Era protettore delle nascite e di una felice maternità, protettore del riposo e del sonno, dei vivi e dei defunti, ed era anche facilitatore delle attività sessuali.

Un rito alla dea Hathor: “scuotere i papiri”

In questa nuova ricerca, Gilberto Modonesi ci racconta di un rituale dedicato alla dea Hathor e il cui nome è stato tradotto con "scuotere i papiri". Gli studiosi hanno lavorato a lungo per interpretare il giusto significato di questo rituale, che pare sia anche mutato nel corso del tempo. Dovrebbe trattarsi di un rito preparatorio alla caccia, ma anche un modo per il defunto di ingraziarsi i favori della dea al fine di rigenerarsi dopo la morte. Buona lettura!