Bes, una versatile divinità egizia1
L’aspetto
Il dio Bes si presenta come un nanerottolo tarchiato, dal fisico grottesco e con molti caratteri animaleschi. Il volto, atteggiato in una smorfia e con la lingua pendente, è incorniciato da una criniera leonina; il copricapo è abbellito da una corona di piume di struzzo; tra le gambe, leggermente piegate, si intravvede una coda o un fallo moscio2. Una immagine che presenta tratti comuni con quelli del dio Bes compare nella documentazione del Medio Regno sulle bacchette d’avorio che magicamente proteggevano i neonati3.
Il nome di questa entità divina, vista di fronte, è Aha, “il combattente”.4 Immagini del tutto analoghe a quella del dio Bes compaiono numerose anche in documenti del Nuovo Regno: manici di specchi, poggiatesta, piedi e testiere di letti, utensili da toeletta, recipienti di unguenti, ceramiche.
Queste immagini portano come nome Hayt o Hit e designano una gioiosa divinità della musica e della danza, oppure non hanno nome. Il vocabolo bes compare solo nella XXI dinastia, ma l’associazione del nome Bes al dio Bes si conferma solo in epoca tolemaica5. Anche Volokhine conferma che “Il teonimo Bs è attestato a partire dalla XXI dinastia, ma è associato esplicitamente all’immagine del dio solo all’epoca tolemaica”6. Si può quindi dedurre che esistevano divinità che condividevano tratti comuni il cui nome dipendeva dalla funzione esercitata. Bes era soprattutto dedicato alla protezione di tutto ciò che secondo l’immaginario egizio richiedeva protezione.
Bes fu oggetto di grande devozione popolare soprattutto in Epoca Tarda ed ellenistica. Esso è largamente attestato nella pratica quotidiana, nel privato, nelle case, ed è poco presente nei templi, con l’eccezione dei mammisi7.
Il nome del dio, Bes
Uno studio complesso è stato dedicato a interpretare il nome del dio8. L’analisi semantica e mitologica del vocabolo bs indica un significato che annuncia una nascita improvvisa con riferimenti a un essere in gestazione, a un feto, rivolta in particolare alla nascita di Ra, il dio sole. Quindi Bes appare come un protettore della matrice, della gestazione, dei parti prematuri o difficili, che estende il suo benefico ruolo anche agli esseri umani. Numerose sono le implicazioni mitologiche di questo ruolo di Bes: in particolare vanno segnalati i cicli del sole e della luna e la rigenerazione di questi astri.
L’associazione del dio Bes con altre divinità9
Tueris10 è la controparte femminile di Bes, la sua compagna, a conferma del suo ruolo a protezione delle gestanti.
Talvolta Bes è accompagnato da un suo doppione femminile di nome Beset che con lui danza o esibisce grandi coltelli che servono a respingere i cattivi spiriti.
Bes è associato o identificato con varie divinità maschili e femminili. Associato a Tueris protegge le partorienti e i neonati; associato ad Hathor favorisce i rapporti amorosi.
Nella sua funzione di protettore della nascita del nuovo sole (il sole levante)11, Bes è particolarmente legato a Harpocrate (Horus bambino) tanto da formare con lui una figura unica e da assumerne la natura sia come figlio di Isi che come astro solare che si rinnova12.
Bes, protettore dei neonati, risulta particolarmente legato ad Harpocrate a causa della tribolata infanzia del neonato Horus, nascosto nella palude per sfuggire alla persecuzione di Seth.
Esistono statuine di Horus legionario romano e per lo stesso processo si trovano statuine di Bes armato e rivestito di una corazza da legionario13.
In Epoca Tarda si realizzano forme di sincretismo in cui troviamo Bes associato ad Amon, Min, Sopdu, Rechef14, Shed15 e Tutu16.
Talvolta queste divinità compaiono come ipostasi di Horus e quindi la loro identificazione con Bes è favorita dall’identificazione di Bes con Horus17.
L’assimilazione di Bes con Shu dipende invece dalla protezione delle nascite esercitata dal dio Shu e confermata dai testi del tempio di Esna: “Il dio della casa delle nascite che apre le labbra dell’organo femminile”18. Inoltre, Bes compare sugli abachi delle cornici dei mammisi dei templi di Dendera e di Edfu mentre sostiene il cielo con le due braccia, una tipica funzione del dio Shu19.
Nelle sue rappresentazioni Bes è spesso accompagnato da animali legati al ciclo solare: leoni, scimmie, orici, falchi, gatte, sfingi.
Con la diffusione del culto di Isi nei paesi del Mediterraneo, tra la fine del IV sec. a.C. e la fine del IV sec. d.C., Bes viene a fare parte della famiglia isiaca20.
Bes protettore delle nascite e di una felice maternità.
Una figura simile a Bes chiamata Aha, “il combattente”, compare in compagnia della dea ippopotamo Tueris nei rilievi che mostrano la nascita della regina del tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari21.
Un analogo schema figurativo è stato adottato da Amenhotep III nel tempio di Luxor nei rilievi che illustrano la sua nascita divina.
Questa tipica funzione di Bes si esercitava su tutte le classi sociali. Esistono statuette che mostrano Bes a cavalcioni sulle spalle di partorienti o di giovani madri22.
Numerose sono anche le statuine che mostrano Bes che tiene tra le braccia un neonato, pure con il suo aspetto terrificante, in funzione tipicamente materna23.
Esistono ciotole che presentano il volto di Bes: erano ciotole da latte, tipico nutrimento dei neonati, a ulteriore conferma del ruolo di Bes24.
Particolarmente frequente e significativa è l’immagine di Bes nei mammisi (le case delle nascite del faraone-dio) di epoca greco-romana nei quali veniva celebrata la nascita del dio erede delle divinità del tempio25.
Bes come protettore del riposo e del sonno.
Nel Nuovo Regno il tipico volto di Bes compare talvolta sui poggiatesta. L’esemplare più famoso è quello ritrovato nella tomba del re Tutankhamon: Bes garantiva un buon sonno ristoratore al giovane faraone26.
Altre immagini di Bes in funzione protettiva del sonno si possono trovare sull’asse di fondo dei letti, come ad esempio sulla traversina in fondo al letto di Tuya, il suocero di Amenhotep III.
Sui braccioli esterni della sedia di Satamon, una figlia di Amenhotep III,27 spiccano dorate le immagini di Bes armato di coltelli28 e come suonatore di tamburello29.
Bes protettore delle porte30.
Per il periodo greco-romano abbiamo esempi classici di questa funzione di Bes. Sul portale del tempio di Mut a Karnak sud è scolpita un’immagine di Bes.
La statua di Bes, ancora presente nella corte del tempio di Dendera, probabilmente aveva la stessa funzione: proteggere il tempio di Hathor da entità malevoli.
La funzione protettiva di Bes si esercitava anche all’ingresso delle tombe. Un esempio illuminante si può osservare nella tomba di Petubasti, del I-II sec. d.C, nell’oasi di Dakhla: sui lati interni dell’ingresso della tomba compare Bes armato di coltelli in compagnia di altre divinità protettive, come Tutu.
Protezione dei vivi e dei defunti31.
I numerosi amuleti con l’immagine di Bes esposti nei musei testimoniano la sua popolarità e confermano le credenze sulla capacità protettiva a largo spettro di questa divinità. Le piccole immagini di Bes potevano essere facilmente portate con sé da chi riponeva la sua fiducia nella protezione del dio. Talvolta gli amuleti presentano un foro sul retro per inserirli tra i vaghi di collane.
Amuleti di Bes venivano posti anche tra le bende delle mummie; quindi, la sua protezione si estendeva anche ai defunti.
A partire dal III Periodo Intermedio davanti all’entrata della tomba si svolgevano danze di nani32 di genere acrobatico seguite da momenti estatici. “La figura del nano, per le sue multiple connessioni magiche e mitologiche, evoca forze temibili”313 Anche se Bes non è citato si presume che tra i danzatori nani e Bes ci fosse una stretta attinenza.
Protezione dalla fauna selvaggia34.
L’associazione di Bes con Horus bambino si manifesta anche nei “cippi di Horus”, cioè nelle “stele di Horus sui coccodrilli”: in queste stele la testa di Bes sovrasta una figura di Horus bambino che a sua volta domina vari animali nefasti per garantire contro di loro la sua protezione35. In queste stele il giovane Horus, munito della treccia dei fanciulli sul lato del capo, è in piedi sopra dei coccodrilli e stringe in pugno per la coda vari animali del deserto come segno di dominazione.
Queste stele sono spesso di piccola dimensione così da essere portate con sé da chi in viaggio doveva proteggersi da questi animali pericolosi. Ma esistono anche monumenti più imponenti, come ad esempio la straordinaria “stele Metternich” esposta a New York.
Gli utilizzatori di queste stele versavano su di esse dell’acqua che si appropriava delle virtù magiche della stele; l’acqua veniva raccolta alla base della stele e bevuta per garantirsi una protezione magica contro la fauna selvaggia.
Bes come seguace della dea Hathor.
Uno dei fondamentali miti egizi è conosciuto come “il mito dell’Occhio del Sole” o come “il mito del ritorno della dea lontana”36. L’ureo, il serpente protettivo del dio sole Ra, a causa di una lite abbandona il dio e si rifugia in Nubia dove assume le sembianze della dea leonessa Tefnut. Per convincere la leonessa a tornare da lui per garantirgli protezione, il dio Ra invia in Nubia gli dei Thot e Onuris, una forma del dio Shu, fratello e sposo di Tefnut. Con la sua abile dialettica Thot, nella forma di un piccolo cinocefalo, riuscirà a convincere la terribile leonessa Tefnut a tornare in Egitto. Ritornando in patria Tefnut si trasformerà gradatamente nell’amabile Hathor, la dea che presiedeva alla musica, alla danza e ai piaceri sessuali. Nel festoso corteo che accompagna Hathor è presente anche Bes che suona il tamburello, a volte anche un’arpa, e danza per pacificare e allietare la dea. A Dendera e a File il dio Bes porta il nome Hity37.
Su femmine musicanti si trovano talvolta dei tatuaggi con l’immagine di Bes sulle cosce delle fanciulle38. Simili tatuaggi sono stati trovati anche su mummie femminili.
Bes e la funzione erotica.
Come seguace di Hathor il dio Bes è spesso associato e presente in oggetti che alludono all’eros, come i contenitori di unguenti profumati39 (particolarmente pregevoli quelli appartenuti a Tutankhamon)40, manici di specchi e manici di sistri41. Alcuni sistri sono arricchiti anche dall’immagine di una gatta, simbolo della dea Bastet, una divinità che favoriva le unioni sessuali e le nascite42.
Bes come facilitatore delle attività sessuali.
La stretta relazione di Bes con le attività sessuali diventa del tutto esplicita con la scoperta, agli inizi del secolo scorso, della “camera di Bes” a Saqqara nord43. Questo edificio costruito in mattoni, ora scomparso44, era composto da alcune camere decorate con figure di Bes in alto rilievo, modellate con terra, stuccate e dipinte, alte circa m. 1,50, talvolta accompagnate da una statua femminile nuda di minori dimensioni45. In una camera del complesso sono state scoperte 32 statuette falliche46, una scoperta che dà un ovvio significato sessuale a questo edificio e a Bes che lo presiedeva47.
La “camera di Bes”, di epoca tolemaica48, si trovava nei pressi della tomba dei tori sacri Api, il Serapeum, e costituiva un dispositivo per celebrazioni dionisiache connesse ai loro funerali in cui danzavano dei nani. Si ritiene probabile che i danzatori nani incarnassero il dio Bes in un rito che aveva lo scopo di favorire la rinascita49
Hathor era anche la dea dell’ebbrezza e nelle sue feste si celebrava “il ritorno della dea lontana” con canti e danze e si consumavano bevande alcoliche in quantità50. Sembra che tali feste avessero anche aspetti orgiastici51. Bes giocava certamente un ruolo in queste cerimonie, come testimoniano le grandi giare per vino che hanno la forma del corpo del dio panciuto e i tratti caratteristici del volto di Bes52.
Il 19 del mese di Thot il vino aveva un carattere osiriaco per la coincidenza in questa data del ritorno dell’inondazione del Nilo53.
Nel periodo tolemaico influenze della religione greca hanno dato talvolta a Bes uno stile grottesco, assimilandolo a Sileno54 e dotandolo di un fallo smisurato55.
Bes panteo.
Già a partire dalla Bassa Epoca compare nell’iconografia una figura divina che assomma in sé poteri multipli che si evidenziano per i numerosi e differenti elementi incorporati nella sua persona. Bes panteo può essere descritto come un essere “composito con la testa di Bes circondata da diverse teste di animali, con una corona molto complessa, provvisto di due paia di ali e di braccia, normalmente itifallico, con il sesso che termina d’ordinario con un muso di leone o di gatto, la schiena è a dorso di uccello munita, all’occasione, anche di una coda di coccodrillo; le sue ginocchia presentano ureus o musi di leone, i piedi sono racchiusi in teste di sciacallo o terminanti in serpenti arrotolati.
Questo essere ibrido, dal corpo cosparso d’occhi, è posto generalmente sopra un uroboro56 che racchiude animali nocivi57.
Una simile divinità è forse un essere autonomo. Solo il volto è quello di Bes. Un indizio per considerare Bes panteo come una evoluzione di Bes si trova nel papiro magico Harris (VIII, 9-10) dove è citato “un dio anonimo qualificato come ‘nano del cielo’, ‘nano dal grande viso’, alto di dorso e corto nella membra inferiori, il grande sostegno che si estende dal cielo al mondo inferiore”58. L’aspetto magico di Bes panteo è evidenziato, ad esempio, da una statua del Museo di Napoli in cui sul corpo di Pa-maj, oltre al testo geroglifico, compaiono almeno un paio di immagini di Bes panteo59.
La figura di Bes panteo appartiene al mondo delle credenze solari. Il suo aspetto luminoso è evocato dalle fiamme che circondano alcune sue immagini o dai leoni che sostengono la sua figura60.
Bes oltre l’Egitto.
In epoca greco-romana la presenza di Bes si estende in tutto il mondo mediterraneo anche grazie alla sua associazione con la triade isiaca61. I numerosi ritrovamenti di sue statue e statuette documentano la presenza di Bes in Italia62 e forse anche di un suo culto63.
Una distorta percezione di Bes con i pigmei e con le pratiche sessuali favorite dal dio hanno ispirato alcuni dipinti e mosaici che adornavano le ville romane64.
Epilogo.
Bes è una delle divinità egizie che ha resistito più a lungo al cristianesimo. Agli inizi Bes ebbe una favorevole accoglienza presso i cristiani per la protezione data al neonato Horus perseguitato e che egli continuava a esercitare sui fanciulli in pericolo; una protezione che si estendeva anche al neonato Gesù in pericolo di vita a causa di Erode. Un discepolo del papa copto Shenuda, acerrimo nemico dei pagani e grande distruttore di templi, si chiamava Besa e nell’onomastica il nome del dio sopravvisse per qualche tempo. Ma il favore di Bes presso i cristiani durò poco e presto divenne un demone infernale e pericoloso65.
Gilberto Modonesi
1) Capriotti Vittozzi, Note su Bes. Le sculture del Metropolitan Museum of Arts e del Museo Egizio di Firenze, in Studi in onore di Sergio Pernigotti, BAR , London 2011, pagg. 69-84. Una monografia su Bes si trova anche nel volume di Dasen, Dwarfs in Ancient Egypt and Greece, Clarendon Press, Oxford 2013, pagg. 55-83.
2) Sono numerose le immagini di Bes nella forma di statuine di piccole dimensioni. Alcune rappresentazioni sono di notevoli dimensioni e sono di circa mezzo metro, come quella rappresentata in un blocco esposto nella corte del tempio di Dendera, che possiamo prendere a modello, o quella ritrovata nell’oasi di Baharia ed ora esposta nel Museo Egizio del Cairo.
3) Per il Medio Regno va citato anche quanto è riportato in un papiro in cui si riferisce di un nano che ha strette relazioni con la dea Bastet. Il nome del nano non è citato, ma ci sono forti indizi per ritenere che si tratti di una divinità simile a Bes: Koenig, Le Papyrus Boulaq 6, IFAO, Le Caire 1981; le pagg. 68-72 comprendono il testo e le note che commentano la personalità del nano.
4) Altenmuller, Die Apotropaia und die Gotter Mittelagyptens, Munich 1965, pagg. 36-39; Perraud, Appui-tete à inscription magique et apotropaia, BIFAO 102/2002, pagg. 309-326: alcune parti dell’articolo sono dedicate agli avori magici e le figure 3a e 3b mostrano una di tali bacchette su cui appare un’immagine del dio Aha simile nell’aspetto al dio Bes.
5) Malaise, Bes et les croyances solaires, in Studies in Egyptology Presented to Miriam Lichtheim II, Jerusalem 1990, pagg. 680-729: la citazione è a pag. 690; D.Meeks, Le nom du dieu Bès et ses implications mythologiques, in The Intellectual Heritage of Egypt, Studies presented to Làszlo Kakosi by Friends and Colleagues on the occasion of his 60th Birthday, Budapest 1992, pagg. 423-436. Si veda in particolare la pag. 423.
6) Volokhine, Quelques aspects de Bés dans les temples égyptienes de l’époque gréco-romaine, in Isis on the Nile. Egyptian Gods in Hellenistic and Roman Egypt (édité par L.Bricault & M. Versluys), Brill, Leiden 2010, pagg. 233-255. La frase virgolettata è nelle pagg. 234-235.
7) Volokhine, 2010, op. cit., pag. 238.
8) Meeks, 1992, op. cit.
9) Malaise, Bes et les croyances solaires, in Studies in Egyptology presented to Miriam Lichtheim, Jerusalem 1990, pagg. 680-729.
10) Ta-Uret = La Grande, in egizio, Tueris in greco.
11) Malaise, 1990, op. cit, pag. 692 e pag. 700.Malaise, 1990, op. cit., pag. 708. Statuine in terracotta di epoca romana mostrano la figura di Bes-Harpocrate.
12) Malaise, 1990, op. cit, pag. 692 e pag. 700.Malaise, 1990, op. cit., pag. 708. Statuine in terracotta di epoca romana mostrano la figura di Bes-Harpocrate.
13) Malaise, 1990, op. cit., pag. 709.
14) Malaise, 1990, op. cit., pag. 688.
15) Shed = il salvatore, una variante di Horus.
16) Corteggiani, L’Egypte ancienne et ses dieux, Fayard, Paris 2007, pagg. 84-87. Alcuni monumenti mostrano insieme Bes armato di un coltello e Tutu. Nel volume di Corteggiani una figura a disegno a pag. 557 mostra insieme le due divinità in una stele che appartiene al Museo di Brooklyn: The Brooklyn Museum, Thames & Hudson, New York-London 1989, n. 96 testo e foto.; Olaf Kaper, Bes et Toutou: comparer les dieux égyptiens, in EA&O, n. 100, 2020, pagg. 27-34.
17) Queste assimilazioni, documentate da vari monumenti-templi, dipendono spesso dal carattere guerriero e solare comune a Horus e a tali divinità. Su queste assimilazioni: Malaise, 1990, op. cit., pagg. 712-713.
18) Malaise, 1990, op. cit., pag. 715. La citazione è ripresa dalla traduzione di Sauneron di Esna V, 1962, pag. 164.
19) Malaise, 1990, op. cit., pagg. 715-716. Un sarcofago del Museo di Vienna mostra esplicitamente in una scena il dio Bes che solleva il corpo di Nut, il cielo, dall’abbraccio con Geb, il dio terra, una funzione di totale pertinenza di Shu: Dasen, 2013, op. cit., pag. 52, fig. 5.4.
20) Malaise, Bès et la famille isiaque, in Chronique d’Egypte, LXXIV/2004, pagg. 266-292. L’articolo è importante anche per l’elencazione dei ritrovamenti di Bes in Italia.
21) Naville, vol. II, pl. 51.
22) Malaise, 1990, op. cit., pag. 686: l’autore rinvia ad altri autori. Statuine simili vedono Bes a cavalcioni di Beset che dalla rotondità del ventre la fa presumere come gestante: Bulté, Talismans égyptiens d’heureuse maternité, CNR Editions, Paris 2005: alcune statuine del genere si possono vedere nelle figure delle pl. 14 e 15. Come madre feconda Beset sottolinea la sua associazione con Bes nel tema della nascita.
23) Bulté, 2005, op. cit.: il volume, oltre al testo, riporta numerose figure di Bes in funzione materna.
24) Guidotti, Ipotesi di significato e tipologia dei vasi egizi di Epoca Tarda raffiguranti il dio Bes, in EVO 1983, pagg. 33-65.
25) Ihy a Dendera, Harsomtus a Edfu, Panebtauy a Kom Ombo, Harpocrate a File. Sui mammisi è fondamentale il volume di Daumas, Les mammisis des temples égyptiens, Société d’Editions , Paris 1958: su Bes si vedano le pagg. 136-144.
26) Hawass, Tutankhamun. The Treasures of the Tomb, Thames & Hudson, London 2007, fig. di pag. 265.
27) Tesori egizi nella collezione del Museo del Cairo (edito da F. Tiradritti), Edizioni White Star, Milano 1998, pag. 177.
28) Funzione protettiva del riposo.
29) Bes come seguace della dea Hathor manifesta allusivamente una funzione erotica.
30) Non si può dire come fossero protetti gli ingressi delle abitazioni civili in quanto non sono giunte fino a noi case coeve intatte.
31) Germond, Il mondo simbolico degli amuleti egizi, Continents Editions, Milano 2005: a pag. 42 è tracciato un profilo del dio Bes, illustrazioni di amuleti di Bes compaiono nei nn. 60-61-62-63;il n. 64 illustra un amuleto di Beset.
32) Nei Testi delle Piramidi sono citate danze estatiche che accompagnavano un recitativo patetico durante la veglia funebre del re. Poi le danze si trasformavano in danze di gioia per salutare la resurrezione di Osiri. I danzatori impersonavano le “anime di Pe e Dep” (Buto): Sainte Fare Garnot: L’hommage aux dieux sous l’Ancien Empire égyptien, d’après les textes ded Pyramides, Presse Universitaires de France, Paris 1953, pagg. 55-74. Nel Medio e nel Nuovo Regno le danze erano eseguite da figuranti chiamati Muu. È solo più tardi che tali danze rituali verranno affidate a nani: vedi particolari negli articoli citati in nota 33.; B. Lhoyer, Bes et les nains, in EA&O, n. 100, 2020, pagg. 15-26.
33) Berlandini, La stèle de Paraherounemyef, BIFAO 85/1985, in particolare le pagg. 46-48. Baines, Merit by Proxy: the Biographies of the Dwarf Djeho and his Patron Tjaiharpata, in JEA n. 78/1992, pagg. 241-257: il nano Djeho è celebrato per avere danzato al funerale del toro Api.
34) Kakosy, Le statue magiche guaritrici, in La magia in Egitto al tempo dei faraoni (a cura di A.Roccati e A.Siliotti), Arte e Natura Libri, Milano 1987, pagg. 171-184.
35) Questi cippi iniziano ad apparire nella XXVI dinastia: Malaise, 1990, op. cit., pag. 706.
36) Per la lettura di una versione demotica del mito si veda Bresciani, Il mito dell’Occhio del Sole, Paideia Editrice, Brescia 1992; brani di questo mito compaiono nei templi e sono molto diffusi nella letteratura egizia. Allusioni sono frequenti anche nelle tombe. Il mito sta anche alla base di molti rituali.
37) Malaise, 1990, op. cit., pag. 690 e pag. 695.
38) È possibile che questi tatuaggi manifestassero servizi particolari offerti dalle musicanti oltre a quello della musica. Una bella coppa in faience con una musicante che porta sulla coscia un tatuaggio di Bes è illustrata in Aménophis III. Le Pharaon-Soleil (édité paf E.Delange), Réunion des Musées Nationaux, Paris 1993, pag. 353.
39) Amenophis III (1993, piccoli vasi per unguenti nella forma di Bes sono illustrati a pag. 354, n. 110.
40) Hawass, 2007, op. cit., pag. 40 vaso in calcite su base quadrata con immagini di Bes tra due sfingi alate; pag. 79 giara cosmetica di calcite e avorio con colonnine che rappresentano Bes; pag. 272 vaso di calcite e avorio per unguenti con Bes nella forma di un leone.
41) Anche i finimenti del carro cerimoniale di Tutankhamon portavano decorazioni con la testa di Bes: Hawass, 2007, pag. 67 e pag. 71.
42) Saleh & Sourouzian, Official Catalogue. The Egyptian Museum Cairo, Organisation of Egyptian Antiquities, Cairo 1987: al n. 266 è illustrato un simile sistro. Malaise, 1990, op. cit., pag. 711.
43) Quibell, Excavations at Saqqara, IFAO, Le Caire 1907, pagg. 28-29 e Bes nel frontespizio e pl. I e da XXVI a XXXIII. Malaise, 1990, op. cit., pag. 686.
44) Volokhine, 2010, op. cit., pag. 245.
45) Volokhine, 2010, op. cit., nota 77 di pag. 246.
46) Volokhine, 2010, op. cit., pag. 246.
47) Derchain, Observations sur les erotica, in The Sacred Animal Necropolis at North Saqqara (ed. by G.T.Martin), The EES, London 1981, pagg. 166-170.
48) Sul percorso verso il Serapeum si incontrano ancora oggi statue che rappresentano filosofi greci.
49) Volokhine, 2010, op. cit., pag. 247. Vedere anche nota 30.
50) Cauville, Dendera. Le fetes d’Hathor, Peeters, Leuven 2002: si veda in particolare il paragrafo sulle feste dell’ebbrezza, pagg. 50-59.
51) I graffiti erotici della caverna che si trova a Deir el-Bahari, poco sopra il tempio di Hatshepsut, potrebbero essere un lampante indizio di tali riti orgiastici che si celebravano nella corte del tempio.
52) Volokhine, 2010, op. cit., pag 251. Amenophis III, 1993, op. cit.: una giara per vino con i tratti di Bes è illustrata al n. 111 a pag. 355. ; C. Defernez, L’image de Bes et la céramique égyptienne, in AE&O, n.100, 2020, pagg. 47-58
53) Desroches-Noblecourt, Isis-Sothis, le chien, la vigne et la tradition millenaire, in Le Livre du Centenaire 1880-1990, IFAO, Le Caire 1980, pagg. 15-25. La festa dell’ebbrezza cadeva intorno al 10 agosto prima della riforma del calendario attuata da Tolomeo III nel 238 a.C.
54) Capriotti Vittozzi, Balli e ubbriachezza, Academia.edu: 3 pagine non numerate e non datate. Il greco Sileno era un dio silvestre e con tratti animaleschi, dedito al vino. Montserrat, Sex and Society in Graeco-Roman Egypt, Kegan Paul International, London & New York 1996, pagg. 172-174.
55) Volokhine, 2010, op. cit., pag. 248, cita come esempi una statua di Bes nel museo di Amsterdam e il “simplegma” descritto e illustrato nel volume Brooklyn Museum, 1989, op. cit., n. 82.
56) L’uroboro è il mitico serpente che si morde la coda formando un cerchio chiuso, simbolo di ciò che non ha inizio e non ha fine, l’eternità.
57) Malaise, 1990, op. cit., pag. 719. Gli esempi iconografici più significativi di Bes panteo sono una statua in bronzo nel Museo del Louvre e una rappresentazione su papiro del Museo di Brooklyn: L’Egypte ancienne au Louvre, Hachette, Paris 1997, testo a pag. 186 e figura a pag. 187; Sauneron, Le papyrus magique illustrè de Brooklyn 47.218.156, Brooklyn 1970.
58) Malaise, 1990, op. cit., pag. 717. Il nano del papiro magico Harris è citato anche in Koenig, 1981, op. cit., come un possibile indizio di Bes.
59) La lupa e la sfinge. Roma e l’Egitto. Dalla storia al mito (a cura di E.Lo Sardo), Electa, Milano 2008, fig. di pag. 194.
60) Malaise, 1990, op. cit., pag. 721.
61) Malaise, Bès et la famille isiaque, in CdE LXXIX/2004, fasc. 157-158, pagg. 266-292: l’articolo è ricco di informazioni sui ritrovamenti di Bes, in particolare in Italia.
62) Sist, Museo Barraco, Arte egizia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1996: stele di Bes a pag. 93 e una bella statua di Bes, ritrovata sui colli albani, a pag. 94.
63) In una tomba di Ariccia è stata trovata una lastra di marmo scolpita del II sec. d.C. che mostra una danza rituale eseguita da donne insieme a dei nani. Sui lati della cappella centrale sono scolpiti due Bes: Iside. Il mito il mistero la magia (a cura di E.Arslan), Electa, Milano 1997, pag. 664. Palazzo Altemps, guida, Mondadori Electa, Milano 2013, l’illustrazione del frammento di rilievo da Ariccia è a pag. 61.
64) Meyboon & Versluys, The Meanings of the Dwarfs in Nilotic Scenes, in Nile in the Tiber: Egypt in Roman World, Brill, Leiden 2005, pagg. 170-208.
65) Piankoff, Sur une statuette de Bès, in BIFAO 37/1937, pag. 29-33. Su questi aspetti del rapporto di Bes con il cristianesimo si veda anche Meeks, 1992, op. cit., pag. 435.