© University of Kentucky
L’équipe archeologica diretta dal Dr. Paolo Visonà, professore associato della School of Art and Visual Studies (SA/VS) dell’Università del Kentucky, ha riconosciuto nella foresta di Dossone della Melia (Calabria) un muro di sbarramento che ebbe un ruolo importante durante la Terza guerra servile (73-71 a.C.), la rivolta degli schiavi capeggiati dai gladiatori Spartaco, Crixo ed Enomao. Il team è composto da altri esperti, quali George Crothers, professore associato del Dipartimento di Antropologia inglese, e da Dominik Maschek, direttore del Dipartimento di Archeologia Romana del Leibniz-Zentrum fuer Archaeologie di Mainz.
Il muro, rinvenuto da alcuni ambientalisti, è composto da blocchi di pietra e terrapieno e si estende per ca. 2,7km. In origine la struttura muraria doveva essere accompagnata anche da un profondo fossato. Secondo gli archeologi, il muro rinvenuto in Calabria doveva essere parte di una struttura difensiva realizzata dal generale Marco Licinio Crasso per fermare le forze di Spartaco che a più riprese stavano sconfiggendo i Romani.
Le indagini archeologiche sono state realizzate tramite magnometria, georadar, LIDAR, campionatura del suolo, raccolta di reperti, seguendo le linee romane per più di 2,5km. Sono stati rinvenuti diversi resti di armi in ferro, tra cui else, coltelli a lama curva, punte di giavellotto, molte delle quali appartenenti al I sec. a.C. Ciò indicherebbe che in prossimità di questo muro sia avvenuta una battaglia. Probabilmente è qui che le forze di Crasso bloccarono i rivoltosi che si stavano dirigendo in Sicilia e che, a causa del controllo romano delle coste, non poterono far altro che tentare di attraversare parte della penisola muovendosi in boschi e foreste.
Fonti: University of Kentucky / Archaeological Institute of America