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Nello Shaanxi, provincia nordoccidentale cinese, a ca. 110 km a sud di Yulin, nel sito archeologico di Zhaigou, gli archeologi cinesi hanno portato alla luce una fase di vita risalente alla dinastia Shang (1600 a.C.-1046 a.C. ca.). Si tratta di un’intera città dell’Età del Bronzo diffusa su undici colline per un totale di più di 3 km2.

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I rinvenimenti archeologici comprendono laboratori artigianali, fornaci per la cottura di vasellame e nove tombe con più di 200 manufatti. Di queste nove, sette sono tombe rettangolari con diversi passaggi, testimoni di sepolture aristocratiche.

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Ciò è confermato anche dagli altri ritrovamenti. Tra questi, una parte di carro in bronzo, i cui resti sembrano giacere con ciò che rimane dei cavalli che lo trainavano, vasellame, oggetti in bronzo, giada e osso, come una stella e un uccello bronzei o un osso lavorato, tutti intarsiati con tessere di turchese; degli orecchini in oro e giada, un guscio di tartaruga finemente lucidato.

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Di particolare rilievo è anche un uccello di giada, pietra pregiata lavorata da artigiani specializzati sin dal V millennio a.C. e connessa all’immortalità.

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Secondo gli archeologi, Zhaigou forse era la capitale di uno stato separato successivamente conquistato dagli Shang dello Henan, ai quali pagarono poi tributo.

Il rinvenimento è molto importante poiché testimonia lo sviluppo sociale, politico ed economico della cultura cinese durante l’Età del Bronzo.

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La scoperta nella provincia di Shaanxi è una delle cinque finaliste per il premio International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2024, che verrà conferito venerdì 1 novembre nell’ambito delle giornate della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, che si svolgeranno dal 31 ottobre al 3 novembre 2024 presso la struttura NEXT, Nuova Esposizione Ex Tabacchificio.

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Si può votare la scoperta per lo Special Award dal 1 luglio al 1 ottobre al seguente link: Cina, nella provincia di Shaanxi la città perduta dell’Età del Bronzo

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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