Nell’iconografia egiziana Iside è solitamente rappresentata come donna, alata o meno, sotto forma di nibbio, e più raramente come ureo o avvoltoio. Tuttavia, nei soffitti astronomici di tombe e templi, in particolare dal Nuovo Regno, la dea ha una rappresentazione differente. Prima di affrontare questa tipologia iconografica, è il caso di accennare alla ripartizione del cielo secondo gli antichi egizi.
Nei Testi delle Piramidi 263 §340-341 si legge che il sole, la luna e i pianeti che attraversano il cielo lo facciano attraverso una “via tortuosa navigabile” (Winding Waterway). Questa è considerata una figura geometrica ellittica che divide in due parti il cielo: una zona settentrionale che ospita i Campi d’Offerta, e una meridionale con i Campi di Iaru. I due campi sono in origine ben separati: i primi sono il luogo che il defunto desidera raggiungere tramite un’imbarcazione, mentre i secondi rappresentano il luogo di purificazione necessario al suo ingresso nel cielo; successivamente, per chiarirne la collocazione geografica, il capitolo 110 del Libro dei Morti inserisce i Campi di Iaru all’interno dei Campi d’Offerta.
La “via tortuosa navigabile” è considerata essere il corpo di Mehet-Weret, formato dalle stelle. Si tratta di un’antica dea vacca sorta dalle acque primordiali che ha dato vita al dio-Sole Ra. Essendo sua madre, ella ha un disco solare tra le corna bovine. Wilkinson suggerisce che le teste di vacca che ornano il letto funerario di Tutankhamen non siano altro che una rappresentazione di Iside come Iside-Mehet[1] (fig. 1).
Secondo altre interpretazioni, le stelle sono la decorazione del corpo di Nut, ovvero la Via Lattea: in epoca predinastica, infatti, al solstizio d’inverno e prima dell’alba, la Via Lattea viene rappresentata come una figura le cui braccia e le gambe sono allungate a toccare i due orizzonti. Sempre durante il solstizio d’inverno, il sole è rappresentato sul pube di Nut (la stella Deneb ɑ Cygni), pronto a nascere, mentre 272 giorni (9 mesi) prima, ovvero durante l’equinozio di primavera, esso è posizionato nella bocca di Nut per essere ingoiato (la testa della dea in questa fase astronomica è nella costellazione dei Gemelli)[2] (fig. 2).
Dopo aver definito brevemente alcune caratteristiche del cielo secondo gli antichi egizi, possiamo ritornare alla figura di Iside. La dea è connessa alla volta celeste attraverso Reret e la stella Sopedet/Sothis (Sirio).
Iside e Reret
Il transito meridiano delle stelle della costellazione di Reret durante il Nuovo Regno viene utilizzato per determinare il tempo. Il punto astronomico esatto in cui si trova questa costellazione è ancora dibattuto dagli studiosi, che la collocano con certezza nell’area vicina al Polo Nord coprendo lo spazio tra la costellazione della Lira e quella di Boöte. Nel soffitto astronomico della tomba di Senenmut (TT 353, fig. 3), o in quelle ramessidi (fig. 4), Iside viene rappresentata come Iside-Reret sotto forma di ippopotamo.
A seconda delle rappresentazioni, la dea tiene con le mani due ormeggi mentre di fronte a lei si trova un oggetto triangolare che tiene legata la zampa di Seth come toro (fig. 5); oppure un unico ormeggio (fig. 6); o un ormeggio che tiene direttamente legata la zampa di Seth (fig. 7). A differenza di quest’ultima rappresentazione proveniente dal tempio di Dendera, le prime due mostrano Seth ad una distanza maggiore rispetto alla dea. In tutti i casi è rappresentato anche Horus che arpiona la figura dello zio. Nella letteratura dei Libri del Giorno e della Notte (XX dinastia) è detto che la zampa anteriore di Seth è legata ad una coppia di ormeggi tramite una catena d’oro tenuta da Iside con le sembianze della dea ippopotamo Reret (fig. 8). Diverse sono le ipotesi riguardo questi oggetti: a. secondo Lull essi sono due, mentre un terzo, che ha la forma triangolare e che solitamente è identificato come un ormeggio, è in realtà uno gnomone utilizzato per determinare il culmine stellare; b. Belmonte ipotizza che essi si trovino nell’area della costellazione del Dragone, luogo in cui era localizzata l’antica stella polare Thuban (ɑ Draconis), utilizzata per la precessione degli equinozi, e l’Orsa Minore. In questo caso, la figura triangolare corrisponderebbe ad uno degli ormeggi nelle mani di Iside.
Nell’incantesimo Testi delle Piramidi 458 §862-863, Iside e Nephthys hanno l’epiteto di “ormeggio” e “luogo dell’ormeggio”: Tower Hollis interpreta questi epiteti in base al fatto che le due dee si trovano alle due estremità dell’imbarcazione che trasporta il sarcofago[3]. È interessante notare come il verbo egiziano mni abbia come significato transitivo non solo “ormeggiare”, ma anche “salvare dall’annegamento”, “vivificare il defunto”[4], caratteristica fondamentale dell’azione di Iside e Nephthys sul defunto (vedi: “Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento” e “Morire nell’Antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre“). Ciò renderebbe chiara ed ovvia la motivazione per la quale le due dee portano questo epiteto. Da dove proviene l’associazione tra Iside e Reret? Essa è forse da ricercarsi nella dea ippopotamo Ipy. Questa divinità è menzionata nei Testi delle Piramidi 269 §381-382 come colei che nutre il defunto. Tre sono gli aspetti importanti che la connettono alla maternità: 1. attraverso il latte, Ipy nutre e protegge il sovrano; 2. il suo tempio in Tebe è considerato il luogo della rinascita di Osiride, ed è dunque sua madre; 3. a volte viene fusa con Taweret, un’altra dea ippopotamo, legata alla nascita, sebbene le due divinità non siano mai totalmente assimilate. C’è da dire che Reret è considerata una manifestazione di Taweret. L’associazione di Iside con Reret dovrebbe allora provenire da un legame con Ipy e Taweret: Iside, infatti, è in realtà connessa solamente ad Ipy, della quale porta l’epiteto Ipet o Ipet-Weret. In alcuni cippi dell’Epoca Tarda Iside e Taweret sono associate: negli anni ’30 Bruyère, proponeva un’origine del nome di Taweret proveniente da Iside come 3st wrt, “Iside la Grande”[5], ma Taweret è in realtà connessa alla dea Hathor, in quanto protettrice di madri e bambini. Pur essendo poco chiaro il legame tra Iside e Taweret, esso potrebbe originare nel ruolo tutelare materno che Iside acquisisce nella fase più tarda della sua storia.
Iside e Sothis
Nella costellazione meridionale dello Zodiaco, rappresentata ad esempio nella tomba di Senenmut o nel tempio di Dendera, Sothis è assimilata ad Iside. Il soffitto astronomico di Senenmut rappresenta Iside-Sothis nella sua barca mentre con la mano sinistra tiene l’ankh e lo scettro con il fiore di loto e la destra è alzata a tenere il copricapo. Il copricapo indossato qui dalla dea è quello di Sothis con alto modio, due piume di falco e una di struzzo sul retro (fig. 9). Sul soffitto di Dendera, invece, Sothis è rappresentata nella barca sotto forma di vacca con una stella a cinque punte tra le sue corna (fig. 10). Nel soffitto del
Ramesseo Iside-Sothis è annunciata ai sovrani come “l’inizio del nuovo anno”, “il festival Ḥb-Sd “ e “l’inondazione”. Questa associazione potrebbe connettersi con la dea Hathor; tuttavia, Iside è assimilata a Sothis perché a metà estate essa sorge dietro il sole marcando l’inizio del Nuovo Anno sul calendario agricolo annunciando la piena. In realtà il legame di Iside con la stella α Canis Majoris è più tardo rispetto alla loro comparsa. Nel periodo protodinastico Sothis è venerata in forma di vacca, manifestazione animale di Iside-Sothis visibile in una stele di Tolemeo I e nel soffitto di Dendera[6]. Successivamente, nei Testi delle Piramidi 366 §632 di Teti, al momento del concepimento di Horus, Iside è chiamata Iside-Sothis (Vedi: “Il concepimento postumo di Horus. Un’analisi“). Sothis sembra dunque essere il punto di contatto con Hathor e il ciclo celeste e Iside e il ciclo osiriaco.
Nei soffitti astronomici Iside è rappresentata in due modi. La prima è quella che la connette a Reret e andrebbe ricondotta specificamente al suo legame con Osiride e alla letteratura dei Testi delle Piramidi. Iside è connessa alla dea ippopotamo tramite Ipy, e dunque al significato del latte e dell’allattare. Attraverso questo liquido Iside non solo adotta il sovrano come suo figlio, ma lo purifica e lo nutre[7]. In aggiunta, la presenza della catena d’oro che tiene legata la zampa anteriore di Seth ed è tenuta dalla dea, va forse ricondotta al fatto che Iside sconfigge in qualche modo la morte (Seth) riportando in vita Osiride. Gli ormeggi, che come abbiamo visto sono identificati con Iside e Nephthys nei Testi delle Piramidi, sono il chiaro segno di una stabilità sul terreno, che pure è una caratteristica di Iside, bene espressa nei Testi dei Sarcofagi 366, V, 27-28.
Per quanto riguarda il legame di Iside e Sothis, esso andrebbe ricercato ai Testi delle Piramidi 366 §632 dove, al momento del concepimento di Horus, Iside è Iside-Sothis. Nei Testi dei Sarcofagi 74, I, 306-313 è menzionata Sothis che si trova in Pe. Secondo Griffiths, la Sothis che è in Pe dovrebbe essere un riferimento a Sothis come madre dell’Horus Celeste, essendo questi connesso alla città del Delta di Pe[8]. Quindi un primo legame tra Iside e Sothis riguarda Horus. Un secondo avviene tramite la rinascita di Osiride. Come spiega Valdesogo, le due dee sono le due diverse facce della stessa azione: una celeste, perché Sothis preannuncia l’arrivo della stagione della piena apparendo nel cielo tra il 17 e il 19 di luglio; un’altra terrena perché Iside lo fa tramite il gesto nwn, ovvero quello di agitare i capelli (fig. 11). Il gesto è scritto utilizzando i geroglifici per la parola acqua, e dunque esso è da ricondursi alle primordiali acque del Nun. Ritornare, dunque, al caos primordiale per riprodurre le stesse condizioni della creazione del mondo[9]. Un simbolo di rinascita.
NOTE:
[1] Wilkinson, R. H.: The complete gods and goddesses of Ancient Egypt, London 2003, p. 174.
[2] Wells, R. A.: Re and the Calendars, in Spalinger A. J. (ed.), Revolutions in Time. Studies in Ancient Egyptian Calendrics, in Varia Aegyptiaca, Supplement 6, Texas 1994, pp. 4-9. Wilkinson, R. H.: op. cit., pp. 161-162. Tower Hollis, S.: Five Egyptian Goddesses. Their Possible Beginnings, Actions, and Relationships in the Third Millennium bce, Great Britain 2020, pp. 87-90.
[3] Lull, J. – Belmonte. J. A.: The Constellations of Ancient Egypt, in Belmonte, J. A. – Mosalam Shaltout, M. A. (eds.), In Search of Cosmic Order. Selected Essay on Egyptian Archeoastronomy, Cairo 2009, pp. 165-166. Tower Hollis, S.: op. cit., p. 101.
[4] Faulkner, R. O.: A concise dictionary of Middle Egyptian, Oxford 2006, reprinted, p. 107.
[5] Bruyère, B.: Mert Seger à Deir El Médineh, in Mémoires de l’Institut Français d’Archéologie Orientale du Caire 58, Le Caire 1930, pp. 169-170.
[6] Goebs, K.: Crowns (Egypt), in Uehliger C., Eggler, J. (eds.), Iconography of Deities and Demons in the Ancient Near East, Electronic pre-publication, last revision April 2015, pp. 14-15. Hornung, E.: Conceptions of God in Ancient Egypt: The One and the Many, revised, Ithaca and New York 1996, p. 80. Lesko, B. S.: The Great Goddesses of Egypt, Oklahoma Press, USA 1999, p. 159. Tripani, L.: Egyptian Gods: Iconography and Theology. The Goddess Isis. I part, Poland 2019, p. 169; 277; 279. Valdesogo, M. R.: El cabello en el ritual funerario del Antiguo Egipto a partir de los Textos de los Sarcófagos y de la evidencia iconográfica, in Aula Ægyptiaca Studia 4 (2005) Barcelona 2005, p. 32.
[7] Lombardi, C.: A History of the Goddess Isis, Lewiston, New York 2021, pp. 66-68.
[8] Griffiths, J. G.: The Origin of Osiris and his Cult, in Heerma Vanvoss M., Sharpe E. J., Werblowsky R. J. Z. (eds.), Studies in the History of Religions, Vol. 40, Leiden 1980, p. 129.
[9] Valdesogo, M. R.: Hair and Death in Ancient Egypt. Mourning rites in the Pharaonic period, Zandvoort 2019, p. 24.