Piazza della Repubblica, 16 / 91026 Mazara del Vallo /TP
apertura 10:00 – 12:30 da martedì a sabato
10:00 – 12:30/16.30 – 18:30 venerdì e sabato
Aperture domenicali su richiesta.
Lunedì riposo settimanale.
Il Museo è chiuso nei giorni:
1 e 6 gennaio; Pasqua e lunedì dell’Angelo; 25 Aprile;
1 Maggio; 15 agosto; 1 novembre;
8, 24, 25 e 26 dicembre
ingresso contributo libero
contatti telefono +39 0923909431
Fondata dai Normanni nel 1093, la sede vescovile di Mazara è una delle più antiche della Sicilia e il suo Museo Diocesano, nato nel 1993, ha sede all’interno del monumentale edificio settecentesco del Seminario, progettato dal celebre architetto Gian Biagio Amico.
Il Museo raccoglie testimonianze estremamente significative per la storia della città e del territorio: si distingue per importanza il monumento Montaperto (1469-1484) già nella Cattedrale, costituito dal sarcofago e da un gruppo di statue, che comprendono: le quattro Virtù cardinali che sostengono l’arca sepolcrale del vescovo, il Redentore, la Vergine Annunziata, i quattro Evangelisti, e Santa Caterina d’Alessandria. Commissionato dal vescovo Giovanni Montaperto a Domenico Gagini, è considerato dagli studiosi il suo capolavoro.
Altri esempi della grande statuaria sono riferiti a nomi come Ignazio Marabitti (1719-1797), uno dei più importanti artisti del Settecento siciliano, che ha realizzato un intenso e raffinato Sant’Ignazio, commissionato dalla Compagnia di Gesù per la Chiesa di Sant’Ignazio a Mazara. Allo stesso Marabitti è attribuito il drammatico Christus Dolens, in prezioso alabastro carnicino, scolpito con virtuosistica perizia. Dalla crollata volta della citata Chiesa di Sant’Ignazio provengono gli affreschi di Domenico La Bruna (1669-1763), oggi staccati ed esposti nella Galleria Pinacoteca, insieme alla collezione della quadreria.
La carrozza del vescovo Antonio Salomone (1845-1857) e la portantina del vescovo Carmelo Valenti (1858-1882), in perfetto stato di conservazione, sono interessanti testimonianze storiche della vita curiale dei secoli scorsi. La grande Sala degli Argenti accoglie poi un “tesoro” costituito da argenti e paramenti sacri, più di cento opere di sacre suppellettili di arte liturgica (croci, reliquiari, pissidi, ostensori) che datano dall’età medievale ai nostri giorni, con un forte nucleo di opere di età barocca.
Simbolo del Museo sin dalla sua nascita è il grifone che fa da nodo al grande ostensorio barocco commissionato dal vescovo Francesco Maria Graffeo e realizzato da un argentiere trapanese tra il 1685 ed il 1695. Il grifone, animale fantastico ereditato dai bestiari medievali, richiama araldicamente il nome dell’illustre committente ma è soprattutto “animale cristologico”, poiché riunisce in sé le due nature celeste e terrestre, come Gesù quelle umana e divina. Non a caso si erge sul bocciolo del cardo che, con la sua struttura spinosa, è rimando iconografico- simbolico ai tormenti della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il percorso museale offre dunque l’opportunità di seguire, attraverso un itinerario cronologico e la sequenza delle presenze vescovili, le trasformazioni stilistiche e le peculiarità iconografiche delle arti monumentali e suntuarie, ma anche le relazioni culturali e la circolazione delle tradizioni artistiche tra i popoli del Mediterraneo. Statue, dipinti, manufatti preziosi, costituiscono importanti e suggestivi frammenti della memoria storica e dell’identità culturale delle comunità che li hanno prodotti. Il Museo promuove molteplici attività culturali: mostre, percorsi didattici, conferenze, itinerari sul territorio, iniziative di “Museo diffuso”, in sinergia con le forze attive della Diocesi.
Il Direttore
Prof. Francesca Paola Massara