Sabato 22 ottobre si è tenuta a Pianello Val Tidone (PC) la seconda edizione del convegno “La Val Tidone nell’Antichità: riflessioni sulla preistoria e protostoria del territorio piacentino alla luce di nuovi dati”, organizzata dal Museo Archeologico della Val Tidone e Associazione Archeologica Pandora – ODV in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza, il patrocinio dei Comuni di Pianello V.T., Borgonovo V.T., Castel San Giovanni, Rottofreno, Sarmato, Ziano p.no e della Provincia di Piacenza e finanziato da Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali – MiC.

L’obiettivo della giornata di studi, come afferma la Dott.ssa Gloria Bolzoni, Direttrice del Museo Archeologico della Val Tidone, è “quello di rendere conto e far conoscere alcune nuove linee di ricerca che si concentrano sulla storia più antica della valle. Negli ultimi anni, infatti, la scoperta e la riscoperta di alcuni siti archeologici e nuove letture di alcuni reperti già conosciuti ha permesso di ripensare e rivalutare certi aspetti della preistoria e della protostoria del Val Tidone, del territorio piacentino e dell’Italia Nord-Occidentale in generale.’

La Dott.ssa Gloria Bolzoni, direttrice del Museo Archeologico della Val Tidone, durante il suo intervento, ph. Museo Archeologico della Val Tidone.

Di grande rilievo per comprendere la nascita della civiltà nel territorio piacentino, il suo sviluppo e i suoi contatti con l’esterno è sicuramente lo studio dei contesti archeologici già indagati nelle valli piacentine: tracce di popolamento umano si riscontrano fin dal Paleolitico, grazie ai rinvenimenti di manufatti in pietra dall’Appennino e in modo particolare dal sito di Cava Santa Martina (Alseno), come ha spiegato il dott. Davide Delpiano. Inoltre, grazie all’individuazione di un nuovo importante sito nell’alta Val Tidone è possibile confermare la presenza dell’Homo Sapiens nel piacentino.

Nel corso del Neolitico medio (fine VI – inizio V millennio a.C.) la presenza umana va di pari passo con un certo sviluppo delle tecniche di lavorazione della pietra, che hanno portato alla produzione di elementi di grande prestigio e ricchezza, come testimoniano i reperti rinvenuti nel sito di Nibbiano di Alta Valtidone, scoperto nel 2021 in seguito a lavori di archeologia preventiva, e presentati dalla Dott.ssa Maria Maffi, Dott.ssa Paola Mazzieri e dalla Dott.ssa Giulia Rebonato.

È stato poi sottolineato come importanti siano le indagini archeometriche sui materiali per comprenderne lo sviluppo tecnologico e, di conseguenza, il sistema di scambi commerciali e culturali di queste antiche civiltà che hanno abitato l’Italia Nord-Occidentale e il Piacentino in particolare. La Dott.ssa Giulia Berruto, nell’ambito del suo progetto di dottorato, sta studiando la composizione, distribuzione e commercio delle decorazioni in corallo di oggetti di abbigliamento e ornamento in bronzo attestati tra il Nord Italia e la Svizzera nell’Età del Ferro con l’obiettivo di mostrare le relazioni tra Europa e Mediterraneo e quindi anche il ruolo del Piacentino.

A questo proposito, dallo studio di reperti conservati al MAVT, operato dalla Dott.ssa Silvia Fogliazza e dal Dott. Roberto Macellari, emerge come la Val Tidone si sia trovata tra la prima e la seconda età del ferro al centro di una rete di scambi e di frequentazioni che hanno interessato le aree del Piacentino, della Lunigiana e della Garfagnana.

Rapporti sociali e commerciali che, per altro, possono essere rintracciati anche e soprattutto dallo studio della ceramica decorata, che, come afferma il Dott. Lorenzo Zamboni, “rappresenta un caso studio privilegiato”. Anche lo studio delle armille in vetro, una classe di materiali prodotta nella seconda età del Ferro, per questo territorio totalmente inedita, consente di avere un panorama più ampio degli scambi commerciali e culturali tra gli abitanti della Val Tidone e le zone circostanti. Lo studio verrà poi pubblicato dalla Dott.ssa Annamaria Carini.

Il Dott. Lorenzo Zamboni durante il suo intervento, ph. Museo Archeologico della Val Tidone.

Infine, a chiudere la giornata di studi, l’intervento della Dott.ssa Gloria Bolzoni: a seguito del ripensamento del percorso museale del Museo Archeologico della Val Tidone, è stato possibile studiare reperti provenienti da nuovi rinvenimenti e da recenti recuperi dai depositi della Soprintendenza con lo scopo di inserirli nel più ampio quadro del popolamento e dello sviluppo della zona tra il IV sec a.C. e la prima età imperiale.

Nel primo pomeriggio è stato possibile visitare liberamente il Museo, dove per la prima volta si esponeva un nuovo reperto proveniente dalle recentissime indagini di archeologia preventiva condotte a Nibbiano di Alta Valtidone, ossia un frammento di anellone litico che nel Neolitico Medio rappresentava un oggetto di grande prestigio e indicatore di rango.

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