Crediti Foto: Eyal Marco, Israel Antiquities Authority.

Siamo giunti alla terza tappa del viaggio tra le scoperte in lizza per il premio indetto dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA), l’International Archaeological Discovery Award che porta il nome dell’archeologo Khaled al-Asaad. Il terzo finalista (ma ricordiamo ancora una volta che l’ordine di queste presentazioni è casuale) è un’antica metropoli di epoca neolitica, di 9.000 anni fa per l’esattezza, ritrovata a Motza, a 5 Km nord-ovest da Gerusalemme.

La scoperta è davvero straordinaria perché finora in Israele non era ma stato ritrovato un sito di queste dimensioni, come spiegano gli archeologi: “Finora si credeva che l’area della Giudea fosse vuota e siti di questa grandezza esistessero solo sull’altra riva del fiume Giordano o nella zona nord-orientale”. Parliamo, infatti, di 4.000 metri quadri in cui vivevano tra le 2.000 e le 3.000. Non tante per gli standard odierni, ma per l’epoca si trattava di una metropoli di tutto rispetto. Gli studiosi hanno poi aggiunto: “Invece di un’area disabitata di quel periodo, abbiamo trovato un sito complesso, dove esistevano diversi mezzi economici di sussistenza e tutto questo a solo diverse dozzine di metri dalla superficie”.

Il ritrovamento è avvenuto durante dei lavori stradali, quindi il progetto di studio è stato finanziato dalla Società Israeliana delle Infrastrutture e dei Trasporti “Netivei Israel” e guidata da Hamoudi Khalayli e Jacob Vardi dell’IAA Israel Antiquities Authority. A proposito dello scavo gli studiosi hanno evidenziato: “Tutti i ritrovamenti sono stati documentati usando una innovativa tecnologia 3D, in modo da poter continuare la ricerca sul sito anche alla fine degli scavi”.

In questa metropoli sono stati portati alla luce degli ambienti la cui disposizione e dimensione testimonia un’eccellente abilità di pianificazione urbanistica e architettonica. Gli archeologi hanno trovato strutture pubbliche, luoghi di culto e di sepoltura, ma anche edifici residenziali con i pavimenti in gesso e perfino dei vialetti. Sono ancora visibili le fondamenta delle abitazioni, costruite con mattoni di pietra. Non hanno avuto la stessa fortuna i mattoni di terra con cui sono state edificate le case, purtroppo andati distrutti.

Secondo gli studiosi i residenti intrattenevano relazioni commerciali e avevano scambi culturali con l’Egitto, la Siria e l’Anatolia. Un’altra caratteristica interessante riguarda le sepolture, rinvenute sia dentro che tra le case. Non in luoghi sotterranei, dunque e nemmeno fuori dalla città come spesso si usava fare in passato. Un dettaglio da approfondire, questo e che potrebbe rappresentare un modo diverso di pensare e interpretare la morte.

I ricercatori hanno trovato nei luoghi di sepoltura offerte funerarie di diverso tipo, anche preziose: oggetti di ossidiana provenienti dall’Anatolia, bracciali in pietra calcarea e in madreperla, conchiglie del Mar Rosso e del Mediterraneo, monili in alabastro della lunghezza di 2,5 cm e con ogni probabilità arrivati fin lì dall’Egitto. Il popolo della metropoli di Motza si dedicava all’agricoltura. Durante gli scavi, infatti, sono stati scoperti dei magazzini che contenevano semi di legumi, soprattutto lenticchie ben conservate fino a oggi.

Nel villaggio gli archeologi hanno trovato anche ossa di animali domestici tra cui capre. Ciò fa supporre che i residenti vivessero anche grazie all’allevamento e che abbiano gradualmente diminuito, se non proprio abbandonato, la caccia. Questo insediamento getterà nuova luce sullo studio del Neolitico e dei popoli che vissero in quel periodo. A questo proposito Jacob Vardi ha affermato al Times of Israel che questa scoperta “rivoluzionerà completamente ciò che sappiamo del Neolitico”.

Uno degli archeologi del team, Lauren Davis, ha detto: “Questo è probabilmente il più grande scavo risalente al Neolitico effettuato in tutto il Medio Oriente. Ci permetterà inoltre di fare enormi passi in avanti nella ricerca, data la vasta quantità di reperti che siamo riusciti a salvare”.

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Crediti Foto: E. Marco/Israel Antiquities Authority
Crediti foto: E. Marco/Israel Antiquities Authority

 

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