Radjedef era figlio di Cheope, quindi appartiene alla IV dinastiai. Nei vecchi testi di storia egizia il suo nome è Didufri. Gli egittologi di lingua inglese si riferiscono a questo re con il nome di Djedefre. Poiché le mie note sono ispirate soprattutto da testi francesi userò qui il nome Radjedef.
Invece di costruire la sua piramide sulla piana di Giza, vicino alla piramide di suo padre Cheope, Radjedef scelse di elevare la sua piramide sull’altura di Abu Rawash che in linea d’aria dista 5 km. da Giza.
Gli egittologi che nell’800 visitarono il sito di Abu Rawash trovarono i frantumi di molte statue del re. Quindi fu ovvia l’interpretazione che dovevano esserci stati problemi dinastici nella successione alla morte di Cheope e che Radjedef fosse un re illegittimo, un usurpatore condannato a una damnatio memoriae.
Radjeef ha regnato per 8 anni, dal 2566 al 2558. I lavori della missione franco-svizzera sul complesso funerario di Radjedef a Abu Rawash, iniziati nel 1995, hanno verificato l’esistenza di un culto popolare per Rajedef che è proseguito per molti anni dopo la morte del re. Da ciò si è dedotto che Radjedef fosse il legittimo successore di Cheope.
Sulla decisione di Radjedef di non edificare la sua piramide a Giza l’ipotesi è che il re abbia voluto avvicinare la sua piramide a Heliopoli, il centro del culto solare. Questa ipotesi è sostenuta dal fatto che Radjedef è il primo re ad assumere nel cartiglio la designazione “Figlio di Ra” sA-Ra.
Mia moglie ed io abbiamo visitato Abu Rawash il 5 aprile 2000. Il capo missione, il prof. M. Valloggia, era impegnato con l’ambasciatore svizzero in visita allo scavo. Ma abbiamo potuto parlare con il suo vice, il francese Michel Baudii. Gli ho chiesto cosa pensasse della scelta di Radjedef di costruire qui la sua piramide invece che a Giza. Baud mi ha risposto che non poteva esserci scelta migliore, bastava guardarsi attorno per rendersi conto che da quella elevazione rocciosa, circa 160 mt., lo sguardo dominava un vasto orizzonte e anche le vie di comunicazione e commerciali che andavano in tutte le direzioni. Non a caso anche i romani avevano costruito lì una sorta di fortino d’osservazione.
La piramide è stata depredata delle sue pietre fin dall’antichità e poi dai romani e più tardi anche dai monaci per costruire un convento in quella zona. Ora della piramide rimangono solo i corsi inferiori che attorniano a nord il grande scavo che conduce alla tomba del re.
È stata misurata l’inclinazione di alcune pietre alla base della piramide e si è così stimato che la piramide era alta tra 57-67 metri.
La sottostruttura consiste in un grande pozzo di circa 23×10 e profondo 20 metri e forse anche di più La discesa è lunga 49 metri, con una pendenza media di circa 22 gradi.
Sul fondo alcuni blocchi di granito hanno fatto pensare a una camera di sepoltura simile a quella della piramide di Djoser.
Sul lato meridionale della piramide c’è una fossa che ha la forma di una barca di cui non si è trovata traccia. La fossa conteneva un gran numero di statue frantumate.
Anche il tempio funerario si trova sul lato meridionale della piramide e al tempo della nostra visita era da poco iniziato il suo scavo. Non ho trovato notizie significative sugli scavi del tempio funerario.
Invece si sono trovate migliaia di ceramiche in miniatura che facevano parte del culto funerario di Radjedefiii. In una fossa di una decina di cm. la densità di queste ceramiche era di 1300 al mq.iv
Queste ceramiche, attribuite alla IV dinastia, documentano di un culto fiorente per Radjedef dopo la sua morte. Ma sono state trovate anche “couppelle” della V e VI dinastia. Quindi il culto di Radjedf è continuato per tutto l’Antico Regno. E ciò porta a concludere che non ci fu una damnatio memoriae per Radjedef.
Il sito archeologico di Abu Rawash ospita numerose tombe. Le tombe dei figli di Radjedef si trovano qui, ma ci sono anche tombe che risalgono alla I dinastia.
Gilberto Modonesi
i) In questo articolo i dati basilari della piramide di Abu Rawash sono ricavati da un articolo di M. Valloggia, Entre Cheops et Chefren: nouvelle enquete dans le complex funeraire de Radjedf à Abu Rawash, in Dossier della Biblioteca Cantonale di Locarno, 19 settembre 1998, pagg. 91-98.
ii) Due anni dopo la nostra visita, nel 2012, Marcel Baud è morto per un tumore.
iii) S. Marchand & M. Baud, La céramique miniture d’Abu Rawash. Un dépot à l’entrée des enclos orientaux, BIFAO 96/1996, pagg. 255-258.
iv) S. Marchand & M. Baud, BIFAO 96/1996, pag. 265.