ARUSSAT EL ‘AMH, LA SPOSA DEL GRANO
Negli anni scorsi ogni volta che abbiamo visitato il tempio di Dendera siamo stati circondati da fanciulli che ci offrivano un oggetto di aspetto curioso fatto di spighe di grano intrecciate.
Oggetti di questo tipo hanno l’onore di essere ospitati in un museo, il Pitt River Museum di Oxford.
Se questi fagottini di spighe di grano intrecciate sono conservate in un museo significa che hanno un significato che va oltre il ricordo di un turista di passaggio: in effetti essi hanno una storia che si dipana in due ambiti differenti ma che alla fine si intrecciano.
Un primo ambito si riferisce alle credenze e agli usi popolari, il secondo ambito invece interessa la ricerca egittologica.
La mia attenzione su questi oggetti fatti di spighe di grano è stato il titolo di un articolo di W. Blackman pubblicato sul JEA n. 8 del 1922, Some Occurences of the Corn-‘Aruseh in Ancient Egyptian Tombs Paintings, pagg. 235-240, corredato di alcune tavole.
Inizieremo il nostro racconto dalla ricerca egittologica.
L’offerta di ringraziamento alla dea delle messi Renenutet
L’etnologia comparata documenta l’uso di riti cruenti che accompagnavano la mietitura dei cereali nel mondo antico1 e anche in tempi più recenti2. A. Moret ha cercato di verificare l’esistenza di riti analoghi nell’antico Egitto seguendo lo schema etnologico: mietere equivale a tagliare con la falce lo spirito del grano; separare il grano dalla pula significa smembrare in pezzi il corpo; seminare significa seppellire i frammenti del corpo del dio che poi rinascerà come grano3. E. de Martino, ha documentato nel volume Morte e pianto rituale nel mondo antico, 1975, i riti della mietitura nell’Italia meridionale in epoche recenti e spesso si è servito della documentazione egizia e dei riferimenti citati da Moret .
Altri studi sui riti egizi legati alla mietitura e al vaglio della pula4 sono ben noti per la documentazione che ci è pervenuta dall’Egitto antico. Va anche ricordata la festa del dio Min rappresentata nel tempio di Medinet Habu in cui Ramesse III taglia un fascio di spighe di grano da offrire come primizia al dio Min per ottenere poi dal dio la ricompensa di raccolti abbondanti5.
Nel Museo di Bologna 2 stele mostrano i contadini al lavoro e l’offerta di ringraziamento alla dea Renenutet.
Si innestano a questo punto le osservazioni di Blackman nell’articolo citato.
In alcune tombe del Nuovo Regno, che pure si riferiscono al vaglio della pula, ci sono immagini che presentano particolari curiosi, criptici nel loro significato in quel contesto6. Il caso più evidente e enigmatico si osserva nella tomba di Nakht (TT 52, XVIII dinastia, Tebe).
I contadini sono intenti al vaglio della pula e sopra di loro si vede una piccola forma misteriosa e una coppa. Si è ipotizzato che quel piccolo segno misterioso fosse un riferimento lunare. La soluzione si è delineata quando si è ipotizzato che quel piccolo segno e la coppa fossero un’offerta di ringraziamento alla dea delle messi Ernenutet. La tomba di Khemhat (TT 57, XVIII dinastia, Tebe) ha confermato l’ipotesi.
Alcuni particolari, che senza dubbio si riferiscono a offerte di ringraziamento alla dea Renenutet, sono di aspetto simile al misterioso segno della tomba di Nakht. Altre tombe, ad esempio la TT 48 e la TT 38, mostrano festeggiamenti, che iniziavano il primo giorno del primo mese dell’estate e duravano 5 giorni, per ringraziare la dea Renenutet con offerte.
Oltre alla gratitudine, l’offerta serviva a sollecitare i favori della divinità per i prossimi raccolti.
Nella sua attività di egittologo in varie zone d’Egitto, Blackman ha avuto spesso l’occasione di osservare spighe di grano intrecciate appese alle porte di case, negozi e magazzini allo scopo di assicurare abbondanti forniture di cibo. Il nome di tali spighe di grano intrecciate era, e lo è tuttora corn-‘aruseh con il significato di vergine/fanciulla /fidanzata del grano.
La conclusione di Blackman è che “grazie al carattere molto conservativo degli Egiziani e il numero di sopravvivenze che tuttora esistono nel paese sembra del tutto possibile che il mistero che circonda le figure delle Tavole XXVI e XXVII, prese dalle scene di mietitura nelle tombe del Nuovo Regno a Tebe possa essere risolto in comparazione con le usanze moderne” (pag. 238).
Credenze e usanze popolari
L’Egitto ha una lunga tradizione di figure femminili, costruite nei materiali più diversi, utilizzate in occasioni di particolari cerimonie ricorrenti come la festa per l’esondazione del Nilo o la data della nascita di Maometto.
Queste feste sono ricordate nel volumetto di S-S Naguid, Miroirs du Passé, Genève 1993. Le figure femminili di queste feste possono essere di pietra o perfino di zucchero, ma il loro significato è sempre simbolo di fertilità e sono indicate con la parola ‘aruseh che equivale a termini quali bambola, sposa novella, fidanzata.
Alcune usanze popolari sono ancora attuali e Naguid ne segnala tre che elenchiamo qui di seguito.
Arussat el mulid: mulid vuol dire nascita, quindi si riferisce a un’offerta in occasione di compleanni. Il significato di arussat el mulid è “la fidanzata della nascita”.
L’arussat en Nil: questo termine indica un pugno di terra in cui si era seminato qualche chicco di grano, di mais e di orzo e che, come offerta, veniva gettato nel Nilo quando l’esondazione raggiungeva il livello ideale di 16 cudé. Queste offerte erano chiamate “spose del Nilo”.
Arussat el amh: questo termine designa le “spose” che interessano il nostro articolo. Si tratta infatti di spighe intrecciate in modo da dare loro un aspetto antropomorfo. Si sospendono sopra l’ingresso delle case per assicurare prosperità e felicità.
Ancora oggi, dopo la mietitura, i contadini depongono una “sposa del grano” e una brocca d’acqua fresca in mezzo al raccolto e talvolta aggiungono pani e altri alimenti. Allo scopo di assicurarsi un buon raccolto i contadini mescolano i grani della “sposa” dell’anno passato a quelli della semina. La “sposa del grano” richiama l’idea di fertilità della terra e di nascita del grano per un nuovo abbondante raccolto.
Per il suo simbolico valore propiziatorio di prosperità e felicità la “sposa del grano” viene appesa sopra la soglia delle case.
L’articolo di Blackman mi ha fatto conoscere l’arcano significato e l’origine delle spighe intrecciate e l’articolo di Naguid mi ha rivelato che certe antiche usanze popolari sono ancora attuali (nel 1993, la data del suo articolo). Le spighe di grano intrecciate in forma vagamente antropoide offerte ai turisti hanno una loro storia e non sono così insignificanti come si può pensare di primo acchito. Penso che questa curiosità possa interessare gli amici lettori di Mediterraneo Antico.
Gilberto Modonesi
1) Questi studi fanno riferimento all’opera (edizione italiana) di J. Frazer, Il ramo d’oro, 2 vol., Einaudi, Torino 1950.
2) E. de Martino, Morte e pianto rituale nel mondo antico, Boringhieri Editore, Torino 1975.
3) A. Moret, 1927. La documentazione del Moret non ci sembra convincente.
4) F. Hartmann, 1923: le pagine che vanno da 122 a 144 sono relative alla coltura dei cereali.
5) Ricordo che nel 1964 nei pressi della costruzione della grande diga c’era un monumento in cui il presidente egiziano Nasser era rappresentato mentre mieteva il grano. Nei viaggi successivi non ho più visto quel monumento.
6) PW. Blackman, 1922, e più recentemente da M. Errou in:
http://museum.agropolis.fr/pages/expos/egypte/fr/rites/poupee.htm.