Per la missione archeologica tedesco-egiziana guidata al dott. Dietrich Raue (dell’Università di Lipsia) e dal dott. Aiman Ashmawy (del MoA) è stata di certo una primavera proficua. E’ questo il bilancio redatto per la campagna di scavo appena conclusasi a Matariya dove l’Heliopolis Project ha riportando alla luce diversi manufatti.
Matariya è il sobborgo del Cairo dove anticamente sorgeva l’antica Heliopolis, Iunu per gli Egizi, il luogo di culto del dio sole e sul quale tanto abbiamo scritto per il ritrovamento del colosso di Psammetico I avvenuto nel 2017 (per il colosso leggi qui, qui e qui). In questa campagna di scavo le attenzioni sono state rivolte all’area del tempio di Nectanebo I, alla zona di Al Moaskar e all’area 251 conosciuta come Moataseem Street.
Il sito di Al Moaskar è noto per la presenta laboratori artigianali che risalgono ad un arco di tempo che va dal VI al II secolo a.C.; in precedenza questa era una zona templare. Qui, durante questa campagna, sono stati trovati molti elementi architettonici che in origine facevano parte del tempio e che successivamente furono riutilizzati per la realizzazione dei laboratori stessi. Fra questi elementi si contano diversi blocchi di pietra calcarea scolpita oltre a frammenti di statue reali risalenti alla XVIII dinastia. Sul lato occidentale del sito, la missione ha riportato alla luce anche un edificio risalente al Periodo Tolemaico al cui interno presenta forni utilizzati per la cottura del pane.
Nell’area del tempio di Nectanebo I (… – 362 a.C.), invece, sono stati scoperti dei blocchi di basalto con rappresentati i Nomòi del Basso Egitto (di cui Heliopolis faceva parte essendo la capitale del 13° distretto), blocchi di granito rosso che facevano sempre parte della struttura del tempio voluto dal faraone della XXX dinastia e blocchi di calcare provenienti da una cappella. La scoperta include anche diversi frammenti di statue ed elementi architettonici che fanno supporre la presenza di un tempio risalente ad un periodo precedente, al regno di Merenptah (1273-1203 a.C., XIX dinastia).
L’area 251 è un sito scavato solo di recente e si trova nella parte sud-occidentale dell’area indagata. Qui il team ha scoperto un muro di mattoni di fango intonacato con malta bianca largo 4,4 metri che si estende da nord a sud. A ovest del muro, sono riemersi diversi blocchi con iscrizioni alcuni dei quali risalenti al periodo amarniano: uno di questi, in quarzo, rappresenta infatti Akhenaton (1375-1335 a.C. circa, XVIII dinastia) sotto forma di sfinge con le braccia rivolte verso l’alto, mentre un altro blocco ha raffigurati degli orecchi. Sono tornati alla luce anche due capitelli papiriformi e 12 sepolture ramessidi.
Da tutte queste testimonianze provenienti da diversi periodi storici si può ben capire che quello di Heliopolis fu un luogo di culto attivo per moltissimi secoli, sviluppatosi durante ogni fase della lunga storia dell’Egitto faraonico, dal predinastico al periodo greco-romano, momento in cui vide l’inizio del suo smantellamento per il recupero di materiale edilizio per la costruzione della città del Cairo.
Source: MoA