Nel comune francese di Épagny-Metz-Tessy, situato nell’Alta Savoia, sono tornate alla luce due pire funerarie di epoca romana durante alcuni scavi effettuati dall’INRAP (Istituto nazionale delle ricerche archeologiche preventive). I reperti sono databili con buona approssimazione alla seconda metà del I secolo d.C. e a giudicare dalla quantità e qualità degli arredi appartenevano a membri dell’aristocrazia.

La struttura più antica ha restituito una trentina di vasi di ceramica e bronzo, contenitori di vetro con i resti del cibo consumato durante il banchetto funebre, un letto funerario, alcune scatole, e anche pedine di un gioco. Insieme a questi arredi sono stati rinvenuti i resti di un bambino di età compresa fra i 5 e gli 8 anni.

La seconda struttura conteneva un corredo ancora più ricco: una ventina di vasi di ceramica e altrettanti contenitori di vetro, una quarantina di utensili e stoviglie realizzati in bronzo, parti di tessuto ricamate e un paio di orecchini d’oro.

Ma il reperto più importante, che conferma anche l’elevato rango sociale del defunto, è sicuramente una sedia curule realizzata in ferro e bronzo e ritrovata in posizione piegata. Si tratta di una sedia pieghevole con le gambe a forma di “S” considerata simbolo di potere presso l’antica Roma, ma ancor prima nell’antica Etruria. Nell’età regia di Roma l’uso di questa sedia era riservato al re, ma in età repubblicana il privilegio fu esteso anche ai magistrati superiori, ai consoli, ai pretori e al magister equitum. A partire dal I secolo d.C. la sedia curule divenne un complemento d’arredo lussuoso nelle case di una certa élite.

Dettagli tecnici della sedia curule (© Emmanuel Ferber, Inrap)

La sepoltura di questo individuo adulto è avvenuta dopo la cremazione, il che rende impossibile stabilirne il sesso. La presenza della sedia curule farebbe pensare ad un soggetto di sesso maschile, ma pare che l’utilizzo di questo oggetto non fosse prerogativa dei soli uomini. Inoltre, la coppia di orecchini d’oro rinvenuti fra il corredo darebbe ancor più valore all’ipotesi di un defunto di sesso femminile.

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