A Pompei per osservare il sorgere del sole.
ARCHEOLOGIA E ASTRONOMIA NEL SEGNO DELLA CONOSCENZA

 

“Sogno di una notte di inizio estate” – che nulla a che fare con il “Sogno di una notte di mezza estate” che William Shakespeare scrisse intorno al 1595… ma che potrebbe essere stato il delizioso spunto per intitolare un evento che tratta di un altro sogno molto più antico – un “sogno” che vede come protagonista una splendida città che tutti noi conosciamo e che fa continuamente parlare di sé: Pompei!

Pensavate che solo gli antichi Egizi, i Babilonesi, i Maia o le popolazioni del Nord Europa, attenti osservatori dei fenomeni celesti, condizionassero la costruzione dei loro edifici allineandoli agli astri e alle stelle? No! Anche in Italia esistono casi frequenti e oggi vogliamo raccontarvi la magia di un’alba vista nell’antica città di Pompei proprio nel giorno del solstizio d’estate.

Credits: Cesare Abbate / Parco Archeologico Pompei

In questo giorno, nel suo tragitto, l’astro diurno arriva a toccare il punto più alto del cielo e nell’area archeologica di Pompei oggi è stato possibile assistere al sorgere del sole che si è levato in asse lungo via delle Terme. I raggi solari, entrando parallelamente a quelli viari, hanno inondato le strade (per la precisione via delle Terme, via di Nola e via dell’Abbondanza), nell’attimo dell’alba di luce, riflettendosi sulle architetture e sui basalti stradali, scaldandoli con calde nuances e regalando bellissimi effetti di luce.

E’ un fenomeno che si ripete ogni anno, continuo e sempre uguale, con una variazione minima di solo mezzo grado (un diametro solare) rispetto a ciò che osservarono gli antichi pianificatori dell’abitato.
La forma della città, infatti, come era stato già ipotizzato a fine Ottocento, deriva il suo impianto dal movimento del sole e dall’evento solstiziale. Una caratteristica scientifica e culturale che si riflette nel modo di costruire le città, riscontrata anche in altri siti della pianura campana e che è oggetto di un progetto di ricerca di un gruppo di studiosi e dottorandi del laboratorio Capys dell’Università della Campania.

Credits: Parco Archeologico Pompei

I cancelli di Porta Marina Superiore stamattina si sono aperti alle ore 04:45 per consentire ai 99 visitatori (numero massimo di accessi consentito) di raggiungere via delle Terme e lì sostare per vivere un’esperienza unica che ha avuto il suo clou alle 5.50 circa.

Credits: Parco Archeologico Pompei

Con loro erano presenti anche professori e specialisti dell’Università della Campania per raccogliere preziose informazioni scientifiche utili ai loro studi.

Stasera e domani sera, intorno alle ore 20, il tramonto sarà invece ben visibile in asse con il tempio dorico del Foro Triangolare.

Per i romantici e gli animi sensibili sarà di certo una grande emozione!

Credits: Parco Archeologico Pompei

L’iniziativa è stata realizzata dalla Regione Campania attraverso Scabec e dal Parco Archeologico di Pompei, nell’ambito di Campania by Night.

Credits: Cesare Abbate / Parco Archeologico Pompei

IL SOSTIZIO ESTIVO e LA PIANIFICAZIONE URBANA

Il solstizio estivo, il momento estremo in cui il sole traccia nel cielo la sua orbita più lunga e raggiunge la posizione più estrema con punti di levata e tramonto verso settentrione, è l’apoteosi del ritmo annuale, il culmine della luce diurna: il sole sembra sostare per alcuni giorni in questa posizione prima di iniziare il suo percorso inverso e avviare il suo ritorno verso Sud e, con il decrescere delle giornate, verso il buio.

Il ciclo delle stagioni è un orologio primordiale per la scansione dei ritmi dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca, delle guerre, sin dai tempi più remoti e permette una naturale integrazione tra uomo e ambiente.Il paesaggio celeste è dunque intrinsecamente legato alla città: esso non è solo una epifania lontana, ma ne permea e costruisce lo spazio.

Credits: Parco Archeologico Pompei

Come accade in altre città di fondazione greca, etrusca e romana, l’irraggiamento del sole era considerato un elemento fondante nella pianificazione urbana, per armonizzare l’orientamento con la direzione dei venti, con la morfologia del territorio e il deflusso delle acque.

I dati raccolti in situ – frutto del programma specifico di studio e ricerca – permettono di simulare il movimento del sole e degli astri nei secoli lontani in cui fu fondata e visse Pompei e di verificare il sistema delle antiche misurazioni e gli orientamenti seguiti dagli antichi.

Credits: Cesare Abbate / Parco Archeologico Pompei

L’uso di un evento astronomico, quale il solstizio, come elemento di riferimento per la fondazione dell’impianto urbano della città ci fa comprendere come la nascita di Pompei fosse un atto rituale, sacro. Allo stesso tempo ci mostra l’attenzione per garantire buone condizioni “ambientali” alla nuova città, che doveva essere esposta a una maggiore insolazione nei mesi invernali e alla frescura in estate.

Grazie a questo attento studio degli elementi astronomici, anche nel giorno più corto dell’anno, ovvero al solstizio d’inverno, l’ultimo raggio di sole del tramonto raggiungeva ogni angolo della città, e doveva essere così anche nella vicina Ercolano.

La città, ancora nel 79 d.C., conservava all’interno del suo impianto urbano questo schema antico di circa sette secoli. Le due diagonali tracciate dal solstizio, la prima che parte dal Tempio Dorico e attraversa obliquamente tutta la città, e la seconda che si riflette nell’impianto stradale, regolarono e scandirono lo spazio pubblico e privato fino alla tragica eruzione. Anche i culti e i rituali che si svolgevano nel Tempio Dorico dovevano adattarsi a questi elementi del calendario celeste.

Archeologia e astronomia, correttamente integrate, ci aiutano a ritrovare le leggi non scritte di questa antica sapienza.

Source: tratto dal comunicato stampa del Parco Archeologico di Pompei

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