Scavo in corso di uno dei piani pavimentali. Crediti: Pisa Progetto Suburbio / Università di Pisa

Gli scavi condotti dal Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, sotto la direzione scientifica del professore Fabio Fabiani nell’ambito del Pisa Progetto Suburbio (qui per la pagina Facebook) hanno portato alla luce una o più domus romane in piazza Andrea Del Sarto, a pochi passi dalla celebre torre. Iniziate nel settembre del 2022 e riprese a gennaio di quest’anno, le ricerche archeologiche hanno individuato diversi piani pavimentali con decorazioni a tessere di mosaico e spazi esterni, probabilmente giardini fiancheggiati da porticati.

Crediti: Pisa Progetto Suburbio / Università di Pisa

In corso di scavo sono stati rinvenuti vari manufatti, tra cui il frammento di una testa leonina in terracotta. Questa doveva essere parte della decorazione di un gocciolatoio che, come specificano gli archeologi del Pisa Progetto Suburbio, doveva far parte della decorazione del tetto dell’impluvium, vasca quadrangolare per la raccolta delle acque piovane, di una delle domus. Grazie ai confronti stilistici con un altro gocciolatoio ritrovato integro alcuni anni prima presso la zona della piazza dell’Arcivescovado, è possibile datare il frammento al 30-20 a.C. ca. Poiché i piani pavimentali risalgono al I sec. d.C., questo fa pensare che il frammento leonino possa appartenere ad una fase precedente della domus, ovvero a prima del rifacimento oggetto dell’attuale indagine.

Il frammento di gocciolatoio in terracotta raffigurante una testa di leone. Crediti: Pisa Progetto Suburbio / Università di Pisa

Ritornando allo scavo dell’abitazione, di particolare rilievo è la messa in luce del triclinium, dove gli antichi romani, distesi su dei letti, pranzavano e si dilettavano con gli ospiti. Diversi gli oggetti di vita quotidiana rinvenuti: frammenti di intonaco dipinto che decorava le pareti degli ambienti; vasellame, di cui anche esemplari che presentano i bolli di fabbrica delle officine locali del I sec. d.C., nonché anfore da vino, da olio e per il garum, una salsa composta da pesce salato e interiora di pesce che i romani utilizzavano come condimento; lucerne, gemme incise, pedine da gioco e monete.

Alcuni frammenti di intonaco dipinto. Crediti: Pisa Progetto Suburbio / Università di Pisa

Insieme a questi manufatti è stato trovato anche un cucchiaino in osso (cochlear, da chiocciola) la cui impugnatura si assottiglia verso l’esterno divenendo appuntita. Tra le ipotesi avanzate dagli studiosi, quella che vede l’uso di questo cucchiaino per mangiare uova, molluschi e lumache sembra essere la più accreditata: la punta acuminata, infatti, doveva servire per estrarre il frutto dal guscio. Un’altra congettura vede in questo oggetto uno strumento per make-up, quindi la parte del cucchiaino per prendere creme o unguenti da un piccolo contenitore, e la parte appuntita per pulire le orecchie.

Il cucchiaino in osso come presentato sulla pagina Facebook ufficiale del Pisa Progetto Suburbio. Crediti: Pisa Progetto Suburbio / Università di Pisa

La prosecuzione degli scavi e gli studi sui reperti rinvenuti daranno ulteriori informazioni sulla vita antica di questo quartiere della città toscana.

 

Una delle gemme incise rinvenute in corso di scavo. Crediti: Pisa Progetto Suburbio / Università di Pisa
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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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