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È stata decifrata per la prima volta una parola iscritta sui famosi Papiri di Ercolano. La parola in questione, porpora (πορφύρας), è stata identificata da Luke Farritor, studente di computer science all’Università del Nebraska–Lincoln.

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I Papiri di Ercolano, che contengono testi latini e greci, vennero rinvenuti carbonizzati all’interno della Villa dei Papiri, nell’omonimo sito archeologico, nel XVIII secolo. La loro importanza risiede nell’essere l’unica biblioteca del mondo antico giuntaci intatta. Si tratta di circa 1800 papiri, frammenti di alcuni dei quali sono stati studiati. Tuttavia, essi sono estremamente fragili. Nel caso in cui se ne riesca ad aprire uno, il rischio che si sbricioli è altissimo, e se l’operazione dovesse riuscire l’inchiostro, realizzato in carbone e acqua, a contatto con l’aria svanirebbe velocemente. Così, Brent Seales, computer scientist dell’Università del Kentucky in Lexington, e il suo team, hanno per anni lavorato al progetto di srotolare i papiri in modo virtuale, utilizzando la tomografia computerizzata ai raggi-X.

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È, però, ancora difficoltoso leggere il contenuto dei papiri di Ercolano. Per questo motivo è stata lanciata la Vesuvius Challenge, di cui Seales è uno dei fautori. La Vesuvius Challenge affianca lo studio dei testi antichi all’Intelligenza Artificiale affinché vengano decifrati i Papiri di Ercolano utilizzando raggi-X ed immagini 3D. Si tratta di un contest aperto a tutti i cui vincitori riscuotono un premio in denaro per il contributo dato alla conoscenza dei testi. Come, appunto, è accaduto a Luke Farritor, il primo ad aver riconosciuto una parola intera su uno dei Papiri.

Luke Farritor © scrollprize.org

Ora, la parola porpora è stata identificata, ma non il suo contesto: potrebbe quindi avere diverse accezioni, riferendosi al colore, all’abbigliamento, alla categoria di persone che estraevano il colore o a coloro che acquistavano la tinta.

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Anche Youssef Nadder, della Free University di Berlino, in modo indipendente, ha decifrato la parola porpora, aggiudicandosi il secondo posto.

Youssef Nadder © scrollprize.org

Fonte: AI reads text from ancient Herculaneum scroll for the first time

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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