Nel precedente articolo abbiamo trattato la nascita della monetazione romana, partendo dagli scambi commerciali in età regia fino agli albori della repubblica. Dalla leggendaria fondazione sui sette colli, gli abitanti di Roma e delle zone limitrofe dell’Italia centrale hanno vissuto di baratto prima, passando poi agli aes rude e agli aes signatum. Lo step successivo fu l’aes grave, la prima vera moneta romana utilizzata per lo scambio di beni e servizi. A partire dal 300 a.C. circa, quando la repubblica romana intensificò i rapporti con i popoli italici della Magna Grecia a sud e con popoli insediati nella parte settentrionale della penisola, vi fu la prima contaminazione monetaria, influenzata dall’uso di monete d’argento di fattura ellenica.

Denario d’argento-particolari

L’età repubblicana e le sue monete

Le monete vennero prodotte tramite fusione di metalli, usualmente argento e bronzo/rame, colati in appositi stampi di forma circolare. Solo successivamente vennero battute a mano con l’ausilio di strumenti in ferro. La spina dorsale economica dell’età repubblicana fu il denario d’argento. Battuto presumibilmente per la prima volta nel 211 a.C. il denario aveva un peso di circa quattro grammi e mezzo e il suo valore era inizialmente valutato come l’equivalente di dieci assi. Anche l’asse fu la base della monetazione repubblicana. Le prime monete romane trovate dagli archeologi hanno una forma e uno spessore che non si trova in nessun altra moneta della storia classica repubblicana, con un peso nettamente superiore a quello del denario. Ma sono i decori artistici che ne fanno ammirare la suggestiva bellezza.

Monete in bronzo fuso repubblicane o aes grave

L’asse era la più importante moneta in bronzo fuso e quella che aveva il valore maggiore, dopo il denario. Un asse valeva dodici once, il semiasse sei once, il triente quattro once, il quadrante tre once, il sestante due once. Poi c’era appunto l’oncia e la mezza oncia o semioncia. Successivamente vennero messe in circolazione altre due monete, una dal valore di due assi, chiamata dupondio, l’altra dal valore di tre assi, chiamata tresse. Negli aes grave si possono trovare, oltre al valore della moneta, segnato generalmente con una lettera, fregi di incredibile fattura, fatti con tratti molto più precisi rispetto agli aes signatum. Il pegaso alato, il guscio di una conchiglia, il chicco del grano, il delfino, una mano guantata e il Giano bifronte. Si tratta di monete che si possono ammirare in molti musei, il cui stato di conservazione può variare. Alcuni esemplari di Giano bifronte sono arrivati ai giorni nostri in condizioni eccezionali.

Denario d’argento-particolari

Il denario

Con l’introduzione della moneta in stile ellenico o romano-campane la qualità artistica dei coniatori raggiunse un livello estetico senza precedenti nella storia della numismatica mondiale. Nel dritto e nel rovescio delle monete d’argento si possono vedere i volti di dei, come Apollo, ricchi di dettagli stupefacenti, con una qualità artstica notevolmente superiore a quella degli aes grave. Nel dritto vi è rappresentata generalmente la testa di un dio: Apollo, Roma elmata, Marte, Giano Bifronte. Nel rovescio, oltre alla scritta Roma, ecco quadrighe, i dioscuri, cavalieri, scene di guerra. Il denario vero e proprio presenta nella parte del dritto la testa elmata di Roma, nel rovescio la quadriga, Saturno a cavallo, degli scontri gladiatori e immagini di guerra. Molte famiglie battevano la propria moneta, e in alcuni casi i volti di Roma elmata venivano sostituiti con quelli dei maggiori esponenti delle casate, dalla testa laureata di Giove o da altri particolari. Si possono trovare nei musei importanti collezioni di denari d’argento in ottime condizioni.

Denario d’argento-particolare
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