Un viaggio in Sudan, l’antica Nubia, riserva molte entusiasmanti sorprese: una di questa riguarda le iscrizioni che si trovano su alcuni monumenti dell’Alta Nubia soprattutto nella zona attorno e a sud di Meroe. Ad un primo superficiale colpo d’occhio esse sembrano essere scritte in lingua egizia usando caratteri geroglifici o demotici, ma con un esame più approfondito ci si rende conto che si è di fronte ad una nuova lingua, il Merotico, che usa segni e caratteri che ricordano sia il geroglifico che il demotico (fig. 1 e 2).

Prima, però, di affrontare questo argomento conviene dare un rapido sguardo alla storia del Paese, ossia alla storia del favoloso regno di Kush (tab. 1).

La XXV dinastia egiziana, quella dei ‘faraoni neri’, era una dinastia di provenienza nubiana i cui re hanno governato l’Egitto nel VII secolo a.C. per circa un secolo. Essa termina verso il 650 a.C. quanto il faraone Tanutamon viene definitivamente sconfitto dal re assiro Assurbanipal e si ritira nella sua terra di origine, a Napata (l’attuale Karima) subito a valle della quarta cataratta del Nilo dando così inizio al periodo napateo della dinastia nubiana caratterizzato da rapporti altalenanti con il vicino Egitto. Questa fase della storia nubiana termina verso il 270 a.C. quando si assiste con il re Arqeqamani ad un importante cambio dinastico che culmina con lo spostamento definitivo della capitale da Napata a Meroe, città posta più a sud tra la V e la VI cataratta del Nilo.

Il regno Kushita continuerà per altri 6 secoli per terminare nel 320 d. C. con la sconfitta da parte del re cristiano di Axum Ezana. Ma torniamo adesso all’argomento del nostro articolo.

La scrittura meroitica fu un sistema ideato, partendo dai geroglifici, nel IV, III secolo a.C. per scrivere la lingua locale parlata in Alta Nubia. Fu anche un modo per affermare una autonomia culturale dall’Egitto e fu imposta dalla nuova dinastia che aveva preso il potere attorno al 270 a.C. con il re Arqeqamani, che, oltre a fissare definitivamente la nuova capitale a Meroe, impose un forte cambiamento culturale al paese. Creò nuovi stili architettonici, nuove divinità e anche una nuova scrittura.

La modifica della lingua fu parte importante di questo cambiamento dato che a partire dalla XXV dinastia e per tutto il periodo dei re Napatei in Nubia fu sempre usata la antica lingua egiziana, geroglifica, ieratica e demotica. Nonostante l’introduzione della scrittura meroitica la lingua egiziana continuò però a rimanere in vita anche nel periodo meroitico ma solo per scrivere i nomi dei re e gli antichi appellativi regali che accompagnavano le titolature reali.

Questa nuova scrittura fu identificata dai primi viaggiatori europei che nel XIX secolo percorsero il regno Kushita, ma fu decifrata, purtroppo solo parzialmente, dall’egittologo Francis LL Griffith nel 1910. Questi utilizzò per il suo lavoro vari documenti ed in particolare un supporto per la barca sacra trovata da Karl Lepsius nel 1844 nel suo famoso viaggio in Egitto e Nubia e che ora si trova al Museo di Berlino (fig. 3 e 4).

Questo supporto fu eretto nel 25 d.C. nel tempio di Iside a Wad Ben Naqa. una località non lontana da Meroe. Nelle scene incise sul manufatto, assieme a due divinità, Ahayt ( aHayt) e Tuayt ( twAyt) che sono associate al Sud e al Nord, sono rappresentati due re Kushiti, Natakamani e sua moglie Amanitore. Essi, insieme alle dee, sollevano il cielo e sostituiscono altre due divinità che avevano anch’esse la funzione di sostenere il cielo Fayt ( fAyt, l’Ovest) e Khyt ( hyt, l’Est).

Questi due sovrani sono stati gli ultimi importanti re nubiani, hanno regnato nei primi anni dell’era cristiana e ci hanno lasciato importanti monumenti a Napata e a Naga. Il nome di incoronazione dei sovrani è scritto in geroglifico mentre i loro nomi di nascita sono scritti in meroitico e sono incisi accanto alle figure dei sovrani. Per fortuna però nelle iscrizioni laterali che accompagnano le scene troviamo il nome di nascita dei sovrani scritto in geroglifico: è da questi dati che Griffith ricavò gli elementi fondamentali che caratterizzano il meroitico.

Esistono due tipi di scrittura: una forma corsiva (che ricorda il demotico) e una di tipo geroglifico. L’uso delle due forme è particolare: nelle iscrizioni funerarie i geroglifici meroitici sono usati per le persone di stirpe reale, mentre la scrittura corsiva è utilizzata per quelle non di sangue reale. Le lunghe iscrizioni reali sono scritte sempre in forma corsiva e questo suggerisce che l’uso della forma geroglifica fosse molto limitato.

La scrittura meroitica è di tipo alfabetico e comprende 23 segni di cui 15 sono consonantici, 4 sillabici e 4 vocalici; in più comprende anche un segno per separare le varie parole. Il senso di lettura è inverso a quello egiziano in quanto si deve seguire la direzione degli esseri umani e degli animali (fig. 5).

Come si è detto in precedenza la lingua non è stata decifrata completamente anche per la mancanza di testi bilingue importanti e per la difficoltà a trovare analogie con altre lingue note. Si riescono a leggere nomi di persona e di luoghi geografici, le iscrizioni convenzionali sulle tavole di offerta e parole che derivano dall’egiziano classico (ad esempio pelmes significa ‘generale’ e deriva dall’egiziano pA mr mSa). Le lunghe iscrizioni sono ancora purtroppo senza traduzione.

La scrittura meroitica sopravvisse alla caduta del regno kushita del IV secolo d.C. L’ultimo esempio di scrittura meroitica si trova sulla facciata del tempio di Kalabsha ed si riferisce al re dei Blemmi (una popolazione nubiana che viveva a Sud di File) Kharamaoye ed è databile al V secolo dell’età cristiana.

Chiudiamo questa rapida incursione nella lingua meroitica con due esempi che ho trovato nel mio viaggio in Sudan.

Il primo esempio riguardata una scritta meroitica di cui abbiamo una data abbastanza certa. Si trova nella città sacra Naga (tra Meroe e la VI cataratta) in quello che è noto come ‘Tempio F’ secondo la dizione di Lepsius che aveva visitato quella zona (fig. 6). Il tempio, situato ai piedi di una collina non lontano dai più famosi templi di Apedemak e di Amon, consiste di un portico e di una camera a quattro colonne; nella parte posteriore della camera c’è una nicchia che doveva probabilmente contenere un altare. Ai due lati di questa nicchia si trovano due colonne di testo che rappresentano una iscrizione meroitica che risale al 180 – 170 a.C. anche se alcuni studi recenti la datano 80 anni più tardi (fig. 7).

La scritta è ora difficilmente leggibile ma fortunatamente possiamo ricostruirla usando le copie che ci ha lasciato Lepsius (fig. 8). Il testo si riferisce alla regina meroitica Shanakdakheto la cui piramide con doppio pilone si trova a nella necropoli di Meroe (piramide Beg 11). Ed ecco la scritta con la traslitterazione e la traduzione:

wab nswt n sA ra nb tAwy < Snkdexte > d(w) anx

‘Purificazione reale (?) del figlio di Ra, Signore delle due terre, < Shanakdakheto > dotato di vita’

Ci troviamo quindi di fronte ad una iscrizione mista: gli epiteti del nome reale sono scritti in geroglifico egiziano, mentre il nome della regina è scritto, all’interno di un cartiglio, in geroglifico meroitico.

Un altro esempio di scrittura mista, geroglifico e meroitico, la troviamo sull’architrave del I pilone del Tempio di Amon sempre a Naga dove vediamo il re Natakamani, la moglie Amanitore e il figlio Arakhatani rendere omaggio al dio Amon (fig. 9).

Ma osserviamo nel dettaglio la titolatura dei due reali. Scopriamo così che il prenome è scritto in geroglifico egiziano così come gli epiteti che accompagnano la titolatura reale. Il nome, invece, è scritto in geroglifico meroitico (fig. 10 e 11). Ed è straordinario pensare che nonostante l’Egitto faraonico non esistesse più da molto tempo il geroglifico venisse ancora usato insieme al meroitico per scrivere i nomi e gli epiteti reali!

Chiudiamo il nostro discorso sulla lingua meroitica vedendo come si scrivevano i nomi del re Natakamani, della regina Amanitore e del dio nubiano Apedemak (il dio creatore con viso di leone) in geroglifico egiziano e in geroglifico meroitico: possiamo così apprezzare pienamente le differenze tra i due sistemi di scrittura (fig. 12).

Termina così la nostra breve storia della lingua meroitica: restiamo in attesa che si riesca finalmente a completarne la decifrazione. Potremo così conoscere meglio la storia di questo popolo e chiarire tutti i dubbi e le incertezze che ancora sussistono sugli eventi dei regni meroitici.


TABELLE E FIGURE

Fig. 1 – Stele che riporta i nomi di Natakamani e Amanitore dal palazzo reale del Gebel Barkal (Museo del Gebel Barkal) – Foto dell’autore.
Fig. 2 – Cartigli di Natakamani e Amanitore dal supporto per la barca nel tempio di Amon a Naga. – Foto dell’autore.

CRONOLOGIA DELL’ALTA NUBIA

Faraoni neri (XXV dinastia 747- 653)
Piye (747-716)
Shabaka (716-702)
Shabataka (702-690)
Taharka (690-664)
Tanutamon (664-653)
Necropoli reale di El Kurru
Periodo Napateo (653-270)
Atlanersa (653-640)
Senkamanisken (640-620)
Anlamani (620-600)
Aspelta (600-580)
Harsiotef (390-350)
Nastasen (335-315)
Necropoli reale di Nuri. Capitali Napata e Meroe
Periodo Meroitico (270 a.C. – 320(?) d.C.)
Arkeqamani (270-260)
Amanislo (260-250)
Arnekamani (235-218)
Arqamani (218-200)
Shanakdakheto [R] (170-150)
Amanirenas [R] (40-10)
Amanishaketo [R] (10-1)
Amanitore [R]
Natakamani (1 a.C.-20 d.C.)
Necropoli reali di Meroe (Sud e Nord). Capitale Meroe

Tabella 1 (R = regina)

Fig. 3 – Supporto per la barca sacra trovata a Wad Ben Naqa ed ora al Museo di Berlino.
Fig. 4 – Il supporto della barca trovata a Wad Ben Naqa disegnato da Karl Richard Lepsius (da Denkmäler aus Ägypten und Äthiopien di K. Lepsius).

ALFABETO MEROITICO

Fig. 5
Fig. 6 – Il Tempio F a Naga. – Foto dell’autore.
Fig. 7 – Il Tempio F a Naga – Particolare della Iscrizione di Shanakdakheto. – Foto dell’autore.
Fig. 8 – L’iscrizione di Shanakdakheto copiata da Karl Richard Lepsius nel 1844 (da Denkmäler aus Ägypten und Äthiopien di K. Lepsius)
Fig. 9 – Naga – Tempio di Amon, architrave del I Pilone – Foto dell’autore.
Fig. 10 – Tempio di Amon a Naga – Particolare dell’architrave del I pilone con i re Natakamani e Amanitore – Foto dell’autore.
Il dio benevolo
Kheperkara
Figlio di Ra,
Signore dei diademi
Natakamani
Rat Merikara La grande,
Signora delle due terre
Amanitore

Fig. 11

Egiziano Meroitico Egiziano Meroitico Egiziano Meroitico
NATAKAMANI AMANITORE APEDEMAK

Fig. 12

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Mario Lauro

Mi sono laureato in ingegneria a Milano nel 1969. Ho svolto tutta la mia attività lavorativa nel campo della componentistica auto (Magneti Marelli e Denso).

L’amore per la terra dei faraoni nasce dopo un viaggio in Egitto fatto alla fine degli anni 80 ed è anche conseguente della passione che mia moglie ha sempre avuto fin dalla giovinezza per questo paese.
Insieme a lei sono stato almeno una decina di volte in Egitto visitando quasi tutti i siti archeologici con esclusione del Sinai.
Inoltre la passione per i viaggi mi ha portato a visitare tutti i paesi mediterranei dal Marocco al Libano e alla Siria seguendo in particolare lo sviluppo delle colonie romane in quelle lontane province. Sono stato inoltre in Iran, Sudan ed Etiopia.

La mia passione per l’Egitto si è inizialmente concentrata sulla lingua e in particolare sui cartigli dei faraoni. Ho seguito a questo scopo le lezioni di lingua egiziana ed egittologia tenuti all’università degli studi di Milano dalla professoressa Patrizia Piacentini e dal dott. Christian Orsenigo tramite l’associazione Per-Megiat.

Ho seguito anche le lezioni del prof. Angelo Sesana all’interno del Centro di Egittologia Francesco Ballerini di Como e dei professori Alessandro Roccati ed Emanuele Ciampini presso l’Accademia delle Antiche Civiltà (ADAC) di Milano. Sono inoltre iscritto all’Istituto Poliziano per lo Studio del Mediterraneo dell’egittologo dott. Francesco Tiradritti.

Ho pubblicato un sito ‘cartigli.it’ in cui sono indicati con traduzione e traslitterazione i cartigli di tutti i faraoni compresi i  re Tolemaici, gli imperatori romani, i re nubiani e le divine adoratrici di Amon. Nel sito ho raccolto anche alcune esperienze sulla lingua egiziana (stele, monumenti, ricordi ecc.) raccolte nei miei viaggi e nei miei studi.

Ho tenuto varie conferenze basate sui miei viaggi, quindi non solo egittologiche, a Milano nel Centro Studi Archeologia Africana, presso  Lyons  di Milano, presso il Centro Culturale Mirella di Ponte di Legno e presso alcune università della Terza Età della provincia milanese.

Ho partecipato ad un seminario su ‘La decifrazione dei geroglifici egizi: una storia di uomini’ organizzato da ADAC con la presenza dei professori Roccati e Ciampini.

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