I CANI DELL’ANTICO EGITTO1: ANIMALE DOMESTICO E DIVINITÀ
1) I cani dalla preistoria agli inizi dinastici2
Tutte le razze canine sono un derivato del lupo. Ma il lupo in Egitto non è mai esistito, quindi dobbiamo ritenere che i cani siano arrivati in Egitto dall’esterno, probabilmente da aree del Vicino Oriente.
La domesticazione del cane è avvenuta alcuni millenni prima degli inizi dinastici. Un intenso rapporto dell’uomo con il cane è documentato da scene di caccia in numerosi graffiti dei deserti orientale e occidentale egiziani.
Non sappiamo come e quando si è realizzata la domesticazione del cane in Egitto, ma certamente essa è stata favorita dalla sua socievolezza e adattabilità. In compenso l’uomo ha potuto utilizzare i servizi del cane nella caccia e come guardiano di altri animali allevati dall’uomo preistorico.
Nel corso del tempo l’uomo ha pure attuato una selezione delle razze canine valorizzando quelle caratteristiche che risultavano più opportune ai suoi fini. Si può verificare che il processo di selezione ha favorito i levrieri (canis familiaris), cani velocissimi nel piombare sulle prede. Nei graffiti e nelle rappresentazioni più tarde si possono osservare due diversi tipi di levrieri: uno con le orecchie ripiegate (levriero sloughi o saluki) e un altro tipo con le orecchie ben diritte (levriero dei faraoni).
La documentazione ci mostra anche dei mastini, dei bassotti e altri tipi di cani che sembrano derivare da incroci3.
Nelle tombe protostoriche di Abido sono state ritrovate piccole placchette d’osso o d’avorio incise con segni di animali, tra cui compare il cane. Queste incisioni sono ritenute le prime forme di iscrizioni geroglifiche4.
Tra i monumenti più rappresentativi del periodo vanno annoverate le tavolozze cosmetiche votive. In particolare, va ricordata quella conosciuta come “tavolozza dei cani”.
In questa tavolozza i cani compaiono nel ruolo di portare l’ordine nel contesto caotico manifestato dagli altri animali. In questo senso i cani mostrano un collegamento ideologico significativo con il ruolo del re5, tanto che al centro della paletta è rappresentato un serekh su cui c’è il falco Horus. Su un lato della tavolozza si vede anche un personaggio con una maschera canina che suona il flauto. Sembra che davanti a questo personaggio ci siano altri individui mascherati da animali. Potrebbe trattarsi di cacciatori camuffati per non farsi individuare dalla selvaggina.
2) Dalla I dinastia alla fine dell’Antico Regno
Qualche anno fa Maria Carmela Gatto ha riscoperto nei pressi di Aswan un graffito che testimonia la festa Sed6 di un re della dinastia 0 (3100-3000 a. C.). Il graffito mostra alcuni navigli e il re che incede: due porta-stendardi lo precedono, un flabellifero lo segue e un cane è al suo lato. La presenza di un cane in un rituale così importante per il sovrano è un indice significativo dell’interesse che quel re aveva per lui.
Purtroppo, l’interesse per il cane e per i suoi servizi poteva essere causa di morte rituale per il povero animale. Ne abbiamo la prova in alcune sepolture sussidiarie che circondavano le tombe regali della I dinastia ad Abido. Insieme a vari personaggi che dovevano servirlo e svolgere per lui il loro ruolo nell’aldilà, il re portava con sé anche i suoi levrieri.
Una ciotola ritrovata nella tomba di Hemaka (a Saqqara, I dinastia) mostra due levrieri, uno dal pelo nero e l’altro dal pelo fulvo, che inseguono due gazzelle.
La cura dedicata a questi cani era senz’altro dovuta alla loro abilità nella caccia, alla loro velocità nel lanciarsi sulle prede.
Sono noti, per le dinastie successive, casi di cani che per volontà regale furono sepolti in sarcofagi. A Giza, nella mastaba di un funzionario della VI dinastia, è stata scoperta una figura a rilievo del titolare della tomba con un cane al guinzaglio. L’iscrizione afferma che il cane, di nome Abuutyuu, era stato il cane da guardia di sua Maestà e che il re aveva ordinato che fosse sepolto secondo i riti7
Il cane che fu la guardia di Sua Maestà, Abuwtiyuw è il suo nome. Sua Maestà ordinò che fosse sepolto (cerimonialmente), che gli fosse dato un sarcofago dal tesoro regale, lino di ottima qualità in grande quantità, e incenso. Sua Maestà diede pure unguenti profumati e ordinò che una tomba fosse costruita per lui dagli operai del palazzo. Sua Maestà fece questo per lui affinché (il cane) potesse essere onorato (al cospetto del grande dio Anubi).
Evidentemente il re manifestava, in casi come questi, la sua riconoscenza al cane che lo aveva servito fedelmente.
Nelle rappresentazioni delle mastabe di Saqqara si vedono talvolta immagini di nani che portano al guinzaglio meravigliosi esemplari di cani; altre immagini mostrano i levrieri durante la caccia mentre affondano i loro denti nella gola delle prede.
I geroglifici che si riferiscono al cane in generale si leggono iuiu, mentre i levrieri vengono indicati con il termine tjesem, il sostantivo che deriva dal verbo “abbaiare/ululare” che quindi può essere reso in italiano con “quello che abbaia/quello che ulula”.
3) Il I Periodo Intermedio e il Medio Regno
Con la caduta dell’Antico Regno l’Egitto entra in un periodo di crisi politica e sociale8. Vari conflitti tra i potentati locali vengono intrapresi per conquistare il predominio sul Paese9.
In un simile contesto compaiono spesso stele di soldati10 accompagnati da uno o più cani11.
Sembra che l’insicurezza del periodo induca gli individui a dotarsi di cani da difesa. I cani che compaiono nelle rappresentazioni sono generalmente levrieri con le orecchie puntute e diritte. Anche Antef II (2115-2066, XI dinastia) compare in una stele del Museo del Cairo con 5 cani e in una stele del Museo del Louvre è rappresentato un uomo che tiene al guinzaglio ben 4 cani.
Ma non tutti i cani rappresentati sono levrieri: in certe rappresentazioni si vedono cani di bassa statura, tarchiati, dal pelame macchiettato. Ne sono esempio i graffiti del cortile della tomba del governatore Sarenput I (XII dinastia), a Qubbet el-Hawa (Aswan), in cui una cagnetta e un levriero sono al seguito di Sarenput.
In un altro esempio si può ammirare un impettito cane maculato, di nome Ankhu, che procede sotto la sedia portativa del governatore del “nomo della lepre”, Djehutihotep (XII dinastia), durante una parata militare rappresentata nella sua tomba a el-Bersha12.
In una piccola tomba a Beni Hasan è stato scoperto un sarcofago ligneo che conteneva il corpo di un cane chiamato Heb. Questa sepoltura, datata verso la fine della XI dinastia (circa 1900 a.C.), dimostra la grande considerazione di cui godevano i cani presso i loro padroni13.
Naturalmente il ruolo dei cani nella caccia agli animali selvatici vale anche in questo tormentato periodo e nella successiva XII dinastia, come si può ammirare, ad esempio, nelle tombe dei governatori di Beni Hasan e del distretto di Cusae, a Meir.
5) Nuovo Regno e Periodo Tardo
Nel Nuovo Regno, un periodo di benessere, sono frequenti le stele funerarie che mostrano animali sotto i sedili su cui siedono i due sposi. Questi animali sono in particolare il gatto, sotto il sedile della sposa, simbolo di sensualità e fecondità, e il cane sotto il sedile dello sposo titolare della stele14, segno di fedeltà.
Fedeltà che viene premiata dall’affetto del padrone con sepolture che, secondo i riti, rinnovano la vita. Un esempio importante lo si ha nel ritrovamento di un cane nella tomba anonima KV 50 nella Valle dei Re (Luxor), la necropoli regale15.
Nella tomba KV 36, appartenuta a Mahierpri, un giovane guerriero, sono stati rinvenuti due bei collari di cane. Uno di questi collari portava il nome del cane che lo indossava: Ta-en-niut (= quello della città/il tebano).
Nella tomba della nutrice di Tutankhamon, a Saqqara, Maia è rappresentata mentre tiene in grembo il re fanciullo. Sotto il sedile una cagna con le mammelle gonfie è un simbolo perfetto del rapporto tra i due.
Naturalmente i cani, anche in questo periodo, hanno un ruolo nella caccia agli animali selvatici, come si vede in varie rappresentazioni. In uno dei suoi magnifici ventagli il re Tutankhamon è a caccia di struzzi con l’ausilio di un cane.
Anche vari ostraka rappresentano schizzi di cani durante la caccia.
Probabilmente i cani venivano impiegati anche nelle battaglie, come dimostra il dipinto di un cofano appartenuto a Tutankhamon.
Il corpo di polizia incaricato di sorvegliare le piste dei deserti era dotato di cani levrieri.
Sono noti anche piccoli oggetti che rappresentano cani. È probabile che essi siano stati recuperati da tombe in cui essi erano posti per esercitare magicamente il loro ruolo a favore del defunto.
5) Il Periodo Greco-Romano
Questo periodo si caratterizza soprattutto per alcune belle rappresentazioni di cani, come statue a tutto tondo e anche a mosaico16, segno che il committente aveva un vero affetto per il suo cane, oppure, come minimo, godeva di un piacere estetico ammirando opere d’arte che raffiguravano cani.
Nella necropoli di Saqqara è stata scoperta una cassa di legno con la sepoltura di un cane attribuita al II-III secolo d.C. La cassa era decorata con simboli e con iscrizioni geroglifiche scorrette, segno che il loro estensore non conosceva l’antica lingua sacra. Pertanto, l’iscrizione con segni geroglifici era usata come ornamentazione magica17.
L’esame delle sepolture mostra spesso trascuratezze nella mummificazione degli animali. A el-Deir, nell’oasi di Kharga, le cinquecento mummie di cani, deposte in onore del dio Upuaut, alle radiografie hanno mostrato solo la presenza di qualche osso18. I resti di questi cani hanno rivelato che essi furono uccisi deliberatamente. A Dabashiya, nell’oasi di Kharga, sono state scoperte 67 tombe che contenevano sepolture umane e canine. Le persone sepolte dovevano avere espletato un ruolo in comunione con i cani. L’area di Dabashiya rivela l’esistenza di un culto per gli dei Anubi e per Upuaut19.
Nel corso del tempo, soprattutto a partire dal Periodo Tardo, verso l’VIII-VII secolo a.C., si è manifestata e diffusa una religiosità popolare che tendeva a sacralizzare tutta la specie animale che faceva riferimento a una certa divinità: i gatti per la dea Bastet, gli ibis per il dio Thot, i cani per il dio Anubi, ecc. Gli autori classici che visitarono l’Egitto hanno scritto che chi procurava la morte di uno di questi animali incorreva nella pena di morte20. Accadde anche che le truppe romane d’occupazione dovettero intervenire per evitare una guerra civile tra gli abitanti del distretto di Ossirinco contro quelli del distretto di Assiut: questi ultimi avevano mangiato un pesce ossirinco (un luccio) sacro alle dee Hathor, Isi eTueris, e gli abitanti di Ossirinco per ritorsione mangiarono un cane sacro al dio Upuautxxi.
I sovrani lagidi pensarono di sfruttare economicamente la fede popolare. Così, nel caso dei cani, come per altri animali, i preti allevavano nei templi gli animali sacri al dio Anubi e vendevano ai fedeli il cane prescelto che, ucciso, forse per annegamento, portava al dio in cielo le richieste del fedele. L’animale sacrificato veniva più o meno mummificato e deposto in una necropoli.
Per gli egizi il brutale trattamento dei cuccioli sacrificati non contraddiceva il loro affetto per i cani perché le loro “anime” salivano al cielo e vivevano glorificate con il loro dio per l’eternità.
Tutto l’Egitto, dal nord al sud, presenta estese necropoli con milioni di animali. Valga, come esempio, la necropoli dei cani di Saqqara22: la necropoli principale ha un corridoio assiale lungo 140 metri con numerose gallerie laterali che possono essere lunghe fino a 70 metri. Le deposizioni creavano uno strato di mummie di almeno un metro. Gli egittologi hanno valutato che qui fossero deposti circa 8 milioni di cani23.
6) I nomi di cani
Janssen ha pubblicato 48 nomi di cani in geroglifico24. Questa estesa compilazione di nomi di cani è stata ampliata con un supplemento di altri 19 nomi da parte del Fischer25.
M. Rice indica i nomi dei cani citati nel suo volume: Nub, Sed, Abutiywu (orecchie a punta), Peshesh, Bekhir (gazzella), Abaqer (segugio), Pehetes (il nero), Tegra (pasticcio), Tekenru, Breath of life to Senbi, Ankhu, Inpu, Anath is a defender.26
Le traduzioni dei nomi di cani sono spesso complicate e ipotetiche27. Uno dei cani di Antef si chiamava Abaikur, forse un nome berbero. Maspero ha proposto la lettura “marmittone”.
I nomi traducibili tendono a essere descrittivi di qualche caratteristica del cane: Tebano, Nero, Chiaro, Pastore, Affidabile, Bravo, Vento del nord, Antilope, Gazzella, Coda, Orecchie puntute, Freccia, Segugio, Respiro di vita, Anath protettrice, Amon è coraggioso, Pasticcio, Quinto (della cucciolata), Sesto28.
7) Le divinità canine
Sono 4 le principali divinità canine:
– Khentimentiu (= colui che presiede agli occidentali/i defunti), dio di Abido fino alla V dinastia, poi assorbito dal dio Osiri;
– Duamutef (= colui che adora sua madre), era figlio del dio Horus e si identifica con uno dei vasi canopi, quello che rappresenta lo stomaco;
– Anubi (= essere accucciato sul ventre)29, la divinità che presiede alla mummificazione, partecipa alla psicostasia, cioè al giudizio davanti al dio dei morti Osiri, e accompagna il defunto nell’aldilà (psicopompo)30;
– Upuaut (= colui che apre le strade), la divinità principale del XIII nomo dell’Alto Egitto, la cui figura, inalberata come insegna, aveva il compito di liberare ritualmente da forze ostili i percorsi delle processioni religiose e militari e quelle dei defunti verso l’aldilà31.
Ci sono poi divinità che nei loro miti prendono temporaneamente, per avventure erotiche, la forma canina: ad esempio Seth32 e Bebon33. Alcune statuette del periodo greco-romano mostrano anche Horus in compagnia di un cane. Secondo Ritner il cane è Anubi come si evince da alcuni passi del Papiro Jumilhacxxxiv.
Le divinità canine che hanno la maggiore importanza e visibilità nella religione egizia sono Anubi e Upuaut, Nel 1921 sono state scoperte nella tomba di Hapidjefa III, governatore di Assiut (XII dinastia), circa 600 stele quasi totalmente dedicate al dio Upuaut. Le stele, che mostrano scene di adorazione nei confronti di numerose figure di cani, sono state accumulate in questa tomba pure provenendo da diverse località e risalendo in gran parte a periodi storici posteriori al Medio Regno, un problema archeologico che deve ancora essere chiarito.
Queste stele, conosciute come Stele Salakhana, sono state pubblicate solo parzialmente35. Le stele sono la manifestazione di una religiosità personale e in questo sta un aspetto del loro interesse.
Gilberto Modonesi
1) Vernus, Chiens, in Bestiaire des pharaons, Perrin, Paris 2005, pagg.544-553: questo contributo segnala anche le opere di letteratura in cui compaiono i cani. La bibliografia sui cani è a pag. 786 e la pagina successiva è dedicata ai nomi dei cani.
2) Su questo periodo si possono leggere in dettaglio tutte le informazioni sui cani che qui presentiamo in estrema sintesi: J-O. Gransard-Desmond, Etude sur les Canidae des temps pré-pharaoniques en Egypte et en Soudan, BAR International Series 1260, Oxford 2004. Brixhe, Contribution à l’étude des Canidés dans l’Egypte ancienne, in Biblioteca Orientalis 2000, pagg. 5-16.
3) Secondo Vernus i cani d’Egitto sono sostanzialmente di 3 tipi: levrieri, bassotti e mastini: op. cit, 2005, pag 544.
4) Le placchette hanno una dimensione di 2×2 circa; su un lato un foro consentiva di legarle a contenitori di alimenti per il defunto. Si ritiene che queste placchette risalgano al 3400-3300 a.C.
5) Per tutto il corso della storia egizia, fin dal periodo protostorico, il ruolo del re era di respingere il caos e mantenere l’ordine stabilito dagli dei all’origine della creazione.
6) La tesi che si tratti della festa Sed è dell’allora ministro delle antichità Zahi Hawass.
7) Reisner, The Dog which was Honored by the King of Upper and Lower Egypt, in Bullettin of the Museum of Fine Arts, Boston, XXXIV, pagg. 96-99. L’articolo contiene anche altre immagini di cani accucciati sotto il sedile del padrone. L’iscizione è stata anche tradotta dal Roccati, La litterature historique sous l’ancien empire égyptien, Les Editions du Cerf, Paris 1982, pagg. 102-103; più di recente M. Chioffi & G. Rigamonti hanno pubblicato il volume Antico Regno “Sua Maestà fece sì che si onorasse Abutiu”. Editrice La Mandragora, Imola 2017, pp. 29-50: Introduzione, testo geroglifico, traduzione, versione critica.
8) Una lunga carestia caratterizza il periodo a causa delle insufficienti inondazioni del Nilo. Il potere regale si fraziona in vari staterelli in lotta fra loro. Ricordiamo in particolare la guerra condotta da Ankhtifi, governatore del 3 nomo dell’Alto Egitto, contro Herakleopoli e la definitiva vittoria dei tebani con Mentuhotep II (XI dinastia).
9) Instabilità e guerre civili si succedono tra il 2150 e il 1900 circa.
10) Gli arcieri sono generalmente di origine nubiana.
11) Oltre alle immagini delle figure 8-9-10, segnagliamo altre immagini di arcieri con sposa e cani: Agyptisches Museum, Berlino 1991, stele di Kai, pag. 53, fig. 34: D’Amicone, Vivere come al tempo di Iti e Neferu, la “Bella”, Torino 2006, stele di Iti e Neferu, pag. 77, tav. 11.
12) Anche gli egizi avevano un cane come mascotte analogamente ai nostri corazzieri?
13) Tooley, Coffin of the dog from Beni Hasan, in JEA 74, 1988, pagg. 207-211.
14) El-Kilany & Maharan, What Lies Under the Chair! A Study in Ancient Egyptian Private Tombs Scenes, Part I: Animals, in JARCE, vol. 51, 2015, sui cani si vedano le pagg. 244-248 con varie figure.
15) Con il cane era sepolta anche una scimmia. Alcuni residui di legno fanno pensare che i due animali fossero deposti in sarcofagi.
16) Stupendo il mosaico ritrovato ad Alessandria durante i lavori per edificare la nuova biblioteca.
17) Evidentemente chi ha progettato l’iscrizione non conosceva il geroglifico, che però, come scrittura sacra, conservava il suo valore magico.
18) Charron, De bien particulières momies animales, in Le myrte & la rose, CENiM 9, Montpellier 2014, pag. 240.
19) Ikram, Canine cults in Kharga Oasis: the Dogs of Dabashiya, in Le myrte & la rose, CENiM 9, Montpellier 2014, pagg. 349-353.
20) Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, I, 83: l’autore racconta un fatto di cronaca: un romano uccise involontariamente un gatto e fu messo a morte dalla folla nonostante l’intervento di magistrati inviati dal re a intercedere per lui. Anche Erodoto II, 65, conferma la pena di morte per chi uccideva ibis e falchi.
21) Plutarco, Iside e Osiride, 72.
22) Nicholson, Ikram & Mills, The Catacombs of Anubis at North Saqqara, in Antiquity, vol 89/Issue 345/Juin 2015, pagg. 645-661. Con i cani erano sepolti alcuni (pochi) animali che gli egizi classificavano come canidi: sciacalli, volpi, manguste.
23) Nell’articolo si segnala che alcune gallerie sono vuote e che lo svuotamento è così totale da rivelare che esso è avvenuto come operazione industriale organizzata. Le mummie possono essere state utilizzate come fertilizzante o per fare la carta: pag. 657. Nicholson ha presentato questa tesi anche nel Congresso degli Egittologi tenuto a Firenze nell’agosto del 2015.
24) Janssen, UberHundenamen im pharaonischen Agypten, in MDAIK 16,1958, pagg. 178-182.
25) Fischer, A Supplement to Janssen’s list of dog’s names, in JEA, vol. 47, 1961, pagg.152-153.
26) Rice, Swifter than the Arrows, Tauris, London-New York 2006, pag. 196.
27) Kurazkiewicz, Two Dog’s Names from Saqqara, in GM 202, 2004, pagg. 79-80: l’articolo mostra in figura dei cani i cui nomi non sono decifrabili perché non è identificato il sostantivo che forma il nome dei cani.
28) Maruéjol, Dans l’intimité des hommes, in Des Animaux et des pharaons, Le regne animale dans l’Egypte ancienne (sous la direction d’H. Guichard), Musée du Louvre, Lens 2014, pagg. 160-162. Rice, Swifter than the arrow. The golden hunting hounds of ancient Egypt, Taurus, London 2006, pag. 196.
29) Corteggiani, L’Egypte ancienne et ses dieux, Fayard, Paris 2007, pag. 43. Alcuni egittologi ritengono che Anubi sia uno sciacallo. A me sembra che la figura di Anubi identifichi il profilo ideale di un canide.
30) Grenier, Anubis alexandrin et roman, Brill, Leiden 1977; come sintesi della complessa personalità e dei ruoli di Anubi ricordo il documento che ha accompagnato la mia conferenza del gennaio 2010.
31) Corteggiani, 2007, op. cit., Oupouaut, pagg. 416-417; Durisch, Culte des canidés à Assiout: trois nouvelles stèles dédièes à Oupouaut, in BIFAO 93, 1993, pagg. 205-221; DuQuesne, Anubis, Upwawet, and other deities.Personal worship and official religion in ancient Egypt, The Egyptian Museum Cairo 2007.
32) Vandier, Le papyrus Jumilhac, Centre National de la Recherche Scientifique, Paris 1961, pag. 114, III. Il papiro si sofferma sui differenti tipi di cani e sulle loro caratteristiche alle pagg. 127-128.
33) Derchain, Bébon, le dieu et les mythes, in RdE, n. 9/1952, pagg. 23-47.
34) Ritner, The Hound of Horus, in Sapientia Felicitas, CENiM 14, Montpellier 2014, pagg. 507-512.
35) Nel 2007 il Museo Egizio del Cairo ha organizzato una mosra che aveva come oggetti principali 57 stele Salakhana. Il catalogo della mostra è intitolato Anubis, Upuaut, and other deities. L’egittologo Terence DuQuesne, che si era assunto l’incarico di studiare le Stele Salakhana nella loro totalità e di pubblicarle, è morto improvvisamente nell’aprile del 2014.