IL TEMPIO DI DEIR EL-HAGAR NELL’OASI DI DAKHLA
Nel 1987 ho partecipato a un viaggio organizzato dall’egittologo Mario Tosi nelle oasi occidentali egiziane. Qui voglio ricordare due siti archeologici praticamente sconosciuti ai visitatoti dell’Egitto perché non sono mai compresi nei normali viaggi turistici. I due importanti siti sono Balat, con le sue grandi mastabe della VI dinastia, le tombe dei governatori locali. L’altro sito è il tempio di Deir el-Hagar (= il convento di pietra) di epoca romana. È proprio questo tempio l’oggetto del mio articolo.
Quando lo visitai nel 1987 il tempio era un ammasso informe di rovine, Il tempio crollato era suggestivo e aveva un’aria di mistero che affascinava.
Ma la visita si limitava a osservare quelle misere pareti che erano rimaste in piedi. In una parete del naos si poteva vedere un testo di iscrizioni geroglifiche in cui erano compresi cartigli regali.
Alcuni anni dopo, nel 2003, sono tornato nell’oasi di Dakhla anche con l’intenzione di visitare il tempio che nel frattempo era stato ricostruito. Una missione archeologica mista tra gli anni 1992-1995 aveva restaurato il tempio.
Ora si poteva ammirare tutta la decorazione che conservava ancora tutti i suoi colori.
Il tempio è stato costruito nel I secolo d.C. e ha funzionato fino al terzo secolo d.C. E tra le decorazioni si possono trovare i nomi degli imperatori romani Nerone (il tempio è stato edificato durante il suo regno), Vespasiano, Tito e Domiziano (gli imperatori a cui risale la decorazione).
Il tempio è dedicato alla triade tebana Amon, Mut e Khonsu.
Ho fotografato ampiamente la decorazione del tempio con diapositive che oggi, scannerizzate, rivelano i danni del tempo passato da quando furono scattate. Però le immagini sono comunque visibili e così ho deciso che alcune foto, seppure brutte, possono dare un’idea della decorazione del tempio e dei suoi colori.
L’entrata al tempio è preceduta da un viale colonnato a cui segue la struttura tipica di un tempio: una grande sala con due colonne, poi la sala ipostila che conduce al naos. Il tempio è circondato da una muratura su cui, vicino all’ingresso principale, si trovano alcuni dipinti di divinità greco-romane accompagnati da una breve dedica in greco e dalla firma degli autori. Questi dipinti provano l’esistenza di culti popolari che si integravano con la religione ufficiale del tempio.
Di questi dipinti popolari greco-romani le figure rimaste mostrano divinità e animali sacri. È interessante trovare prove di culti popolari e atti di devozione privata in lingua greca in un tempio egizio. La religiosità popolare si manifesta qui con figure divine egizie, greche e romane. La figura principale dei dipinti è il busto di Sarapaammon. La faccia, le corna e la corona ci dicono che la figura di Sarapammon riflette una tendenza verso il panteismo perché è un mix di tre divinità: Serapide, Hermes e Asklepios.
I dipinti mostrano anche un babbuino, sacro al dio Thot, e un ariete con un crescente lunare sulla testa (Amon?). Sembra che nelle figure ci siano tracce di un cavaliere armato di lancia (non compreso nella mia foto), una divinità tipicamente romanai. Rinvio alla lettura dell’articolo in nota per avere il quadro completo di tutte le figure sacre presenti in questi dipinti.
È stato rilevato che questi testi e figure sono stati tutti tracciati nel mese di Tibiii, probabilmente in occasione di un ignoto festival del tempio.
Per ragioni di stabilità il soffitto del naos non è stato collocato al suo posto. Il soffitto del naos è visibile all’esterno del tempio appoggiato a una parete interna della recinzione.
Il soffitto è affastellato di figure contornate nel loro insieme dalla dea Nut che avvolge tutta la scena. La figura più appariscente è quella del dio Geb impegnato in una acrobatica contorsione. Nell’articolo che ha scritto sul soffitto del tempio di Deir el-Haggar, O. Kaper ricorda la storia della scoperta del soffitto e dell’interpretazione che ne hanno dato gli egittologi che si sono avvicendati sul sitoiii. La contorsione di Geb è stata considerata da tutti come un auto-fellatio con il significato di simboleggiare la fecondità della terra. Ma Kaper ipotizza che la contorsione possa legarsi anche a ciò che Geb rappresenta: “la creazione della terra e di tutto ciò che il sole circonda”iv.
Il corpo incurvato di Geb è stato riempito con la rappresentazione del segno della stella Orione che Kaper considera una forma di Osiri, La ricostruzione del corpo di Osiri era una metafora ricorrente per il paese d’Egitto, e ciò vale anche a Dakhla come dimostra il soffitto di Deir el-Hagarv.
La restante decorazione del soffitto mostra i decani, Orione e Sothis (primo registro), il pianeta Venere (primo registro), la luna (secondo registro), il sole (terzo registro), l’iconografia di Opet (quarto registro), i mesi dell’anno lunare (quarto registro)vi.
A conclusione dell’articolo Kaper afferma che il soffitto del naos di Deir el-Hagar ha lo stesso significato dei soffitti astronomici degli altri templi: l’eterno ciclo delle stelle determina lo svolgersi del tempo e assicura il ciclico rinnovamento del mondovii.
Digressione: tempio di Deir el-Hagar e papiro di Henuttawy
La rocambolesca contorsione del dio Geb sul soffitto del tempio di Deir el-Hagar, che Kaper definisce self-impregnation, mi ha fatto ricordare un curioso e strano papiro che si può ammirare in una vetrina del British Museum a Londra. È un papiro funerario appartenuto alla cantatrice di Amon Henuttawy, XXI dinastia.
Le scene di questo papiro si svolgono in tre quadri che si leggono da destra a sinistra. Al momento richiamo l’attenzione solamente sul quadro intermedio dove si vede il dio Geb impegnato in una acrobatica contorsione con il fallo in erezione indirizzato verso la bocca. R. Parkinson ha descritto questa posizione oral masturbation e l’ha interpretata come simbolo della fertilità della terra. Ma se si tratta di masturbazione perché non usare le mani, operazione assai più semplice e di cui il dio supremo Ra aveva dato spesso prova di questo atto creativo nei templi di Epoca Tarda e del periodo greco-romano?
Per questo motivo ritengo che la figura della masturbazione orale di Geb non abbia alcun significato sessuale. L’acrobatica contorsione di Geb vuole invece dare il senso di una posizione circolare che simboleggia uno degli epiteti di Geb: Geb m shenet il cui significato è “Geb come circonferenza”viii.
Torniamo ora al curioso Papiro funerario della cantatrice di Amon Henuttawy (EA 10018.2-XXI dinastia), un papiro cosmologico esposto in una vetrina del British Museum a Londra.
La prima scena a destra mostra che la dea Nut, il cielo, e il dio Geb, la terra, sono già stati separati e quindi che la vita sulla terra può avere luogo. La figura di Geb è qui sostituita da un serpente di nome sA-tA (figlio della terra) che ben rappresenta il dio. Certamente questo accorgimento figurativo è stato scelto per evitare di duplicare la figura di Geb che compare con maggiore enfasi nel secondo quadro.
Nel secondo quadro il dio Geb è figurato in una contorsione che vuole dare il senso di una circonferenza che lo rappresenta nel suo ruolo divino, “creare la terra e tutto ciò che il sole circonda”ix. Sopra la figura di Geb il cielo notturno stellato è rappresentato da una possente figura del dio Osiri con il corpo cosparso di stelle e con un lungo fallo in erezione. Tra le gambe della figura di Osiri c’è un’immagine del dio sole Ra rappresentato come un omino vecchio, quindi all’inizio del suo ciclo notturno e della sua morte virtuale. La committente del papiro ha probabilmente pensato che ai fini della sua resurrezione fosse più significativo avere, durante il percorso nel cielo notturno, un energico dio Osiri piuttosto che un dio Ra morto.
Il terzo quadro rappresenta l’apoteosi, la resurrezione. La notte è terminata e uno scarabeo con grandi ali si appresta a salire in cielo per vivificare con i suoi raggi il mondo dei vivi e dei morti. Il ba di Henuttawy ha compiuto il suo ciclo: dal mondo dei viventi (primo quadro) ha seguito L’Osiri-Ra nel suo viaggio notturno (l’aldilà-secondo quadro) e ora “esce al giorno”, come titola il Libro dei Morti. Grazie alla magia del suo papiro ora il ba di Henuttawy si aggira tra noi.
Ma, oltre a questo ovvio significato della figura principale ci sono altre immagini misteriose. Lo scarabeo alato è sostenuto da un corpo di serpente munito di 4 gambe umane e di 2 teste: una testa animale che tocca il terreno e un’altra testa umana o divina sul lato che si solleva verso il cielo. Mi azzardo a scrivere che forse questa immagine vuole significare che gli avvenimenti terrestri hanno risvolti celesti.
L’ultima immagine del terzo quadro mostra due leoni affrontati su cui poggia un sole sfolgorante. Questa immagine rappresenta la Valle del Nilo illuminata da Ra. Dentro il cerchio solare troneggia il feticcio della testa di Osiri, sacro alla città di Abido. Forse questa immagine vuole mettere nuovamente in evidenza la relazione del dio Ra con il dio Osiri, una relazione osmotica che rende Osiri portatore di un messaggio di salvezza e quindi non più solamente il passivo dio dei morti ma il dio che dispone di una luce salvifica per i defunti: Osiri dio di salvezza.
Gilberto Modonesi
i) Alla descrizione e all’analisi dei dipinti è dedicato un articolo di O. Kaper & K. Worp, Dipinti on the temenos wall at Deir el-Haggar (Dakhla Oasis), in BIFAO 99/1999, pagg. 233-258.
ii) Mese di Tibi, più o meno il mese di gennaio.
iii) O. Kaper, Astronomical Ceiling of Deir el-Haggar in Dakhla Oasis, in JEA n. 81/1995, pagg. 175-195. A pag. 177 l’autore segnala che in origine la figura di Geb era colorata in rosso.
iv) Kaper, art. cit. 1995, pag. 180.
v) Kaper, op. cit., 1995, pag. 182.
vi) Kaper, art. cit., 1995, pag. 189.
vii) Kaper, op. cit., 1995, pag. 194.
viii) Kaper, op. cit. 1995, pag. 180.
ix) R. Parkinson, nel suo volume Cracking Codes, 1999, ritiene che la masturbazione orale di Geb abbia il significato di mostrare la fecondità della terra, figura 55 e pagine adiacenti.