Una recente scoperta scientifica potrebbe rivoluzionare il nostro modo di interpretare i rituali e le pratiche religiose dell’antico Egitto. Un team di ricercatori internazionali delle Università della South Florida, Milano e Trieste, coordinate dal professor Davide Tanasi, archeologo e direttore dell’Institute of Digital Exploration dell’ateneo americano, ha esaminato un vaso egizio decorato con l’immagine del dio Bes, svelando tracce di sostanze psicoattive e tracce biologiche. Questa ricerca, pubblicata su Nature Scientific Reports, non solo conferma l’uso di piante allucinogene in riti magici, ma getta anche nuova luce sulla spiritualità egizia, rivelando un intreccio profondo tra medicina, magia e divinità.
I vasi decorati con l’immagine di Bes sono stati rinvenuti in diversi siti archeologici egiziani e sono stati utilizzati per un lungo periodo, sebbene il loro scopo esatto non fosse stato finora del tutto chiaro. Bes, divinità rappresentata come un nano, era una figura protettrice legata alla fertilità, alla nascita, all’infanzia, alla musica e alla danza. Particolarmente associato alla protezione durante il parto, Bes aveva il compito di scacciare i demoni della morte in un momento tanto delicato. Era quindi venerato dalle donne in gravidanza, prossime al parto o durante la fase di allattamento. Un’ipotesi sull’uso dei vasi decorati con il suo volto suggerisce che questi contenessero bevande rituali, latte o acqua sacra, con una funzione apotropaica, ovvero per allontanare le forze maligne.
L’analisi chimica di uno di questi vasi, conservato al Tampa Museum of Art (Florida), ha rivelato un contenuto ben più complesso di quanto ipotizzato finora. Al suo interno, infatti, sono stati identificati diversi composti psicoattivi e curativi, suggerendo un uso rituale sofisticato e legato a esperienze mistiche. In particolare, sono state trovate tracce di sostanze provenienti da piante psicoattive come il Peganum harmala, noto anche come “rue siriana” o “harmel”, e la ninfea blu (Nymphaea caerulea). Il Peganum harmala contiene alcaloidi come la harmalina e la harmina, noti per i loro effetti allucinogeni e utilizzati in riti di divinazione, mentre la ninfea blu ha alcaloidi come la nupharidina e la neferina, che inducono effetti sedativi e narcotici. Le analisi hanno inoltre rivelato la presenza di acidi grassi poliidrossilati e acido pinolenico, suggerendo l’uso di oli vegetali, come quelli derivanti dai pinoli, e di una bevanda alcolica, probabilmente a base di frutti fermentati come uva o melagrana. Questi ingredienti, insieme alle sostanze psicoattive, suggeriscono un rituale che coinvolgeva una vera e propria immersione sensoriale.
Inoltre, sono state individuate proteine umane, tra cui tracce di latte materno e mucose, indicando che durante la preparazione del liquido rituale venivano utilizzati fluidi corporei. Questo potrebbe aver avuto una funzione simbolica, magari per potenziare l’efficacia del rituale o per attuare un atto di purificazione. Anche il miele, con le sue proprietà nutritive e spirituali, contribuiva alla miscela del preparato, potenziando l’esperienza rituale.
Le piante menzionate, insieme a ingredienti come miele, sesamo, pinoli, uva, latte materno e mucose, costituivano una miscela complessa che probabilmente veniva impiegata per creare bevande rituali destinate a evocare visioni profetiche e stati alterati di coscienza. Il liquido contenuto nel vaso, che appariva simile al sangue, potrebbe aver avuto un ruolo cruciale nei cerimoniali di fertilità e protezione, specialmente durante il parto.
“Questa ricerca ci offre importanti indicazioni sui rituali magici nel periodo greco-romano in Egitto”, ha dichiarato Branko Van Oppen, curatore della sezione di arte greco-romana presso il museo di Tampa. “Gli egittologi ritengono che le persone si recassero nelle cosiddette Camere di Bes a Saqqara quando desideravano confermare una gravidanza riuscita, poiché le gravidanze nell’antichità erano piene di pericoli. Pertanto, questa combinazione di ingredienti potrebbe essere stata utilizzata in un rituale magico volto a indurre visioni oniriche, nell’ambito di quel periodo rischioso legato al parto”.
“La religione è uno degli aspetti più affascinanti e misteriosi delle civiltà antiche”, ha aggiunto Tanasi. “Con questo studio, abbiamo trovato una prova scientifica che conferma che i miti egiziani contengono una sorta di verità. Ciò ci aiuta a fare luce sui rituali poco compresi che probabilmente venivano praticati nelle Camere di Bes a Saqqara, vicino alle Grandi Piramidi di Giza”.
Questa scoperta dimostra come la religione egizia fosse un sistema complesso in cui culto, preghiere, pratiche rituali magiche, medicina e spiritualità si combinavano coinvolgendo corpo, mente e spirito, laddove gli dei erano capaci di intervenire direttamente nelle questioni più cruciali della vita.
In conclusione, l’analisi avanzata di questo vaso ha aperto nuove prospettive sulle pratiche religiose egizie, suggerendo che i rituali di fertilità, protezione e divinazione fossero ben più sofisticati e integrati nella vita quotidiana di quanto si fosse immaginato. La ricerca ci aiuta a comprendere meglio come gli antichi Egizi percepivano gli dèi come forze viventi e operative, intervenendo nei momenti più critici dell’esistenza umana.
Ricostruzione in 3D del vaso di Bes
USF professor confirms Egyptians drank hallucinogenic cocktails in ancient rituals