I manufatti del mese di marzo selezionati dal Museo Egizio del Cairo per l’iniziativa “il pezzo del mese” questa volta sono attinenti a due celebrazioni che cadono proprio in questo periodo: la festa della mamma e l’inizio dell’anno della scimmia secondo il calendario cinese.
Si, lo so, leggere della festa della mamma in marzo suona strano, ma in Egitto questa ricorrenza, per dirla all’egizia, cade il 21° giorno del terzo mese dell’anno. In occasione di questa celebrazione il Museo ha voluto esporre un reperto emblema della maternità nell’antica Kemet. Hathor e Iside erano considerate simboli della maternità, entrambe le divinità erano venerate come Madre del dio-sole, del re e di ogni essere umano vivo o morto. Quindi quale pezzo migliore di una statuina dove vediamo rappresentata la dea Iside in atto di allattare il piccolo Horus mentre lo tiene sulle ginocchia per festeggiare le nostre mamme. La scultura, riconducibile al numero d’inventario JE 91327, è in bronzo dorato ed è datata al VII-IV secolo a.C., quindi al Periodo Tardo.
L’8 febbraio scorso, invece, ha avuto inizio l’anno della scimmia e il Museo ha pensato bene di omaggiarlo con una stele, probabilmente risalente al Nuovo Regno, che rappresenta proprio un babbuino assiso su un trono e davanti a lui un uomo di nome Khay in adorazione. La stele, evidentemente incompiuta, riporta il numero d’inventario JE 26051. Le scimmie solitamente erano raffigurate nell’atto di salutare il sole che sorge. Proprio perché legate a questo culto, alle basi di parecchi obelischi troviamo scolpite figure di babbuini con le braccia alzate nella caratteristica postura del rito. Anche al tempio di Abu Simbel, luogo di culto famoso per il fenomeno del sole, la facciata del Grande Tempio di Ramesse è adorna di un fregio dove sono rappresentati questi primati, sempre con le braccia alzate in segno di adorazione dell’astro nascente. La figura del babbuino è importante anche in materia divina, in quanto è una delle principali manifestazioni del dio Thoth, il dio della scrittura e della conoscenza, motivo per cui lo ritroviamo spesso rappresentato nell’iconografia egizia.
Sacre però non erano solo le scimmie, lo erano anche i tori, come quelli di Armant, oggetto di venerazione nella seconda stele scelta dai curatori del Museo per fare luce sulla collezione di piazza Tahrir. Si tratta di una stele funeraria in calcare del periodo tolemaico dedicata da Tolomeo V al toro Buchis, il toro sacro dell’antica Iuni, una località a sud di Luqsor dove è stata trovata una vera necropoli di tori sacri, il Bucheum (dal nome del toro Bukhis), che ha restituito numerose tavole di offerta e stele con iscrizioni. Numero d’inventario JE 54313.
Per concludere ed arricchire l’esposizione del mese, il Museo Egizio del Cairo espone una maschera in cartonnage del Medio Regno scoperta a Saqqara e restaurata dal Dipartimento di Conservazione del Museo nel 2015. L’oggetto è catalogato con il numero di inventario JE 63374.
Credits: Courtesy of Ministry of Antiquities, Cairo, and Egyptian Museum, Cairo.