Anche gli antichi Egizi soffrivano di artrite reumatoide. A rivelarlo è la scoperta di resti scheletrici appartenenti ad una giovane donna sepolta nel sito di Sheik Muhammad ad Aswan, nell’ambito della missione archeologica congiunta italo-polacca e del progetto Aswan-Kom Ombo (AKAP). Il progetto, attivo sin dal 2005, coinvolge l’Università di Bologna e l’Istituto delle Culture del Mediterraneo e dell’Est – Accademia Polacca delle Scienze, sotto la direzione del Dott. Antonio Corsi.

Si tratta di un ritrovamento senza precedenti: infatti, mai fino ad ora la malattia autoimmune era stata diagnosticata nell’Antico Egitto e tantomeno così indietro nel tempo in quanto i primi casi, secondo la letteratura e i resti storico-archeologici, risalirebbero al XVII secolo.

Il Direttore Generale delle Antichità di Aswan, il Dott. Abdul Moneim Saeed, ha riferito che lo scheletro presenta segni evidenti di artrite reumatoide in corrispondenza delle articolazioni, in particolare spalle, gomiti, polsi e caviglie, su entrambi i lati del corpo.

Elaborazione grafica dei resti scheletrici: le articolazioni colpite da artrite reumatoide sono evidenziate. Ph. Ministry of Tourism and Antiquities

La Dott.ssa Maria Carmela Gatto dell’Accademia Polacca delle Scienze ha affermato che l’obiettivo del progetto AKAP è proprio quello di studiare e meglio comprendere le condizioni di salute degli antichi, in modo particolare di coloro che facevano parte delle classi sociali medio-basse e che abitavano nelle periferie dello stato egiziano. Per questo motivo il team di archeologi e antropologi sta lavorando sui siti di Aswan e della Nubia, geograficamente alla periferia dell’Antico Egitto.

Il team di antropologi al lavoro nella necropoli, ph. Ministry of Tourism and Antiquities
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1 COMMENTO

  1. La traduzione del testo publicato dal MoTa non e’ corretta. Il nome del co-direttore dell’universita’ di Bologna e’ Antonio Curci.
    Grazie

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