Una missione archeologica egiziana del Consiglio Supremo delle Antichità, guidata dal Dr. Ahmed Said El-Kharadly, ha scoperto una serie di unità architettoniche in mattoni di fango risalenti al Nuovo Regno, tra cui caserme militari per soldati e magazzini per lo stoccaggio di armi, cibo e provviste. Queste scoperte sono avvenute durante gli scavi in corso presso il sito di Tell Al-Abqain nel distretto di Hosh Issa (o Housh Eissa), nel governatorato di Beheira (o Buḥayra), ovvero nella regione nord-occidentale del delta del Nilo a circa 135 km dal Cairo.
Il ritrovamento si è subito rivelato importante in quanto, oltre alla caserma, sono stati riportati alla luce numerosi reperti e oggetti personali appartenuti ai soldati, offrendo agli studiosi uno spaccato sulla vita condotta dagli uomini che la frequentavano.
La scoperta non è del tutto nuova, già nel giugno del 2019 era stata data la notizia del ritrovamento di questi ambienti militari forniti di magazzini datati al regno di Ramesse II (1279-1212 a.C.).
La fortezza doveva proteggere il confine nord-occidentale dagli attacchi dei Libici e dei Popoli del Mare, era uno dei principali avamposti militari dell’antico esercito egiziano lungo la strada militare occidentale; infatti, nel 2019 era stato scavato anche un tratto di mura fortificate provviste di torri di avvistamento e di un falso cortile di accesso ideato per ingannare i probabili invasori.
Le scoperte effettuate in questo ultimo periodo confermano l’importanza storica e archeologica del forte Abqain. Le unità architettoniche in mattoni crudi sono meticolosamente progettate, suddivise in due gruppi identici separati da uno stretto passaggio. Entrambe le caserme erano divise in piccole celle simili ad un alveare. Questa particolare e regolare disposizione degli ambienti dimostra l’abilità degli antichi ingegneri egizi nell’adattare il loro spazi per servire diverse necessità.
Alcune delle unità architettoniche rinvenute erano utilizzate come magazzini per depositare le provviste che quotidianamente venivano fornite ai soldati. Gli ambienti destinati allo stoccaggio erano separati da un’area aperta ed erano protetti da due stanze riservate alle guardie. All’interno dei magazzini sono stati trovati grandi granai, vasellame in ceramica che conteneva resti di ossa animali e pesci e diversi frammenti di ceramiche. Sul sito sono stati scoperti anche forni cilindrici in argilla per la cottura dei cibi e la tostatura dei cereali, operazione che ne prolungava la conservazione.
Tra i ritrovamenti, di certo quello che avrà più risonanza mediatica è una lunga in bronzo decorata con il cartiglio di Ramesse II, ma sicuramente ad interessare maggiormente gli studiosi è l’insieme di tutti i reperti tornati alla luce, in quanto forniscono una visione della vita quotidiana, delle credenze religiose e delle attività militari degli occupanti del forte. Sono proprio le armi usate in battaglia, gli attrezzi da caccia, gli ornamenti personali e gli oggetti per l’igiene (come i diversi applicatori per il kohl in avorio), le perline di cornalina e faience, gli scarabei e i vari amuleti protettivi a renderci un quadro preciso della vita nella fortezza durante il regno del più famoso sovrano della XIX dinastia.
Tra le scoperte che il Ministero del Turismo e delle Antichità ritiene più degne di nota troviamo: la sepoltura di una mucca (simbolo di forza, abbondanza e prosperità, poiché le mucche erano venerate come divinità celesti, rappresentavano la personificazione della dea Hathor); due blocchi in calcare, uno dei quali presenta incisioni con geroglifici che riportano i titoli di Ramesse II mentre l’altro nomina un funzionario di nome Bay; uno scarabeo in faience con inciso “Amon – Signore del cielo” sormontato da un fiore di loto e un altro che raffigura Ptah, il dio protettore degli artigiani; metà di un anello in bronzo con scritto “Amon Horakhty”; e due collanine in faience e cornalina con grani a forma di fiori di melograno.
Chissà cos’altro ci riserverà questo particolare scavo!?
Source: MoTA