Il viaggio di Dante nel suo percorso di ascesa verso la consapevolezza di Dio sta per terminare. Dall’Eden il cammino è verso levante, verso il luogo da cui il sole si alza e illumina gli uomini. Il poeta è stato nell’Empireo e ha visto cose impossibili da riferire perché la memoria non può seguire la mente che ormai è piena della gloria di Dio. Come in ogni introduzione al racconto, il poeta si rivolge ad un ispiratore, nell’Inferno e nel Purgatorio erano state le Muse ad ispirare il suo canto, ma ora, di fronte ad una materia così elevata c’è bisogno di un altro tipo di ispirazione. Dante si rivolge così ad Apollo, il dio della poesia, perché lo aiuti a comporre i versi con la maestria con cui potrà ottenere la corona d’alloro, simbolo del trionfo poetico. Se Apollo concederà l’ispirazione per poter cantare degnamente anche solo il pallido ricordo dell’Empireo, Dante, uomo e poeta, otterrà quell’alloro, a cui gli uomini ormai presi dalla malvagità e dal peccato non aspirano più. Ma forse, spinti dall’esempio di Dante, altri migliori di lui torneranno a cercarlo.
Il Paradiso, il terzo regno in cui si muoverà il poeta, ha una struttura abbastanza complessa. Attorno alla terra immobile stanno i dieci cieli concentrici: nove cieli materiali, sette contenenti i pianeti, uno che contiene le stelle fisse (che sono 22.000 secondo i calcoli dei dotti egiziani; numero formato dal 2, che esprime movimento locale, dal 20 che esprime il cambiamento, dal 1000 che esprime l’aumento. Questi sono i tre moti della fisica secondo Aristotele, un cielo cristallino o Primo Mobile che trasmette i movimenti, e un Empireo, sede di Dio e dei beati, che è un’aggiunta cristiana alla filosofia ellenistico-araba. I cieli sono congiunti tra di loro: la superficie esterna di un cielo rappresenta la superficie interna di quello successivo. Lo spessore quindi è delimitato da queste due superfici e la distanza fra la superficie inferiore e la terra costituisce la distanza fra i cieli e la terra. I cieli sono formati da materia finissima, diafana, etere o quinto elemento, quinta essenza. Tutti i cieli sono mossi dal Primo Mobile che, invisibile alla terra, compie un movimento diurno antiorario che trascina con sé tutti gli altri cieli. Dato che è il più grande (ha un raggio più lungo), è il più veloce (84.000 miglia al secondo). L’Empireo non è un cielo materiale ma è solo luce della visione beatifica e amore divino, non è quindi un luogo. I cieli sono stati direttamente creati da Dio, sono forma e unione di materia pura e sono disposti in maniera tale da inviare sulla terra influssi ben precisi e non casuali. I vari cieli non sono sede delle anime, queste infatti stanno nell’Empireo. Ad ogni cielo corrisponde inoltre una determinata propensione al bene: dai primi tre derivano alla terra gli appetiti sensitivi che devono essere moderati dalla temperanza; dai tre cieli superiori derivano le virtù cardinali, prudenza, fortezza e giustizia. Dal cielo di Saturno infine, derivano gli influssi della contemplazione. A differenza di Inferno e Purgatorio, nel Paradiso non vi è natura. Tutto è luce. Le anime appaiono come luce, ma non è una luce naturale è “luce intelletual, piena d’amore” (XXX 40).
Per assenza di punti di riferimento, è assai difficile ripercorrere con precisione le tappe di Dante, che, solo qualche volta, sono definibili con il riferimento alle costellazioni.
Le anime che il poeta incontra, diversamente dai dannati e dagli espianti, non risiedono in luoghi specifici, ma abitano nell’Empireo, il cielo dove si trova Dio. Tuttavia, per incontrare Dante, si muovono e si dispongono nei nove cieli. Ogni anima si dispone nel cielo a cui virtuosamente è più legata, determinando così le caratteristiche del suo comportamento e prendono forma umana solo nel primo cielo e poi nell’Empireo. In tutti gli altri, si presentano sotto forma di luci. Le anime beate, pur godendo tutte della visione di Dio, hanno diversi gradi di beatitudine, così come le anime infernali e del Purgatorio hanno diversi gradi di penitenza ed espiazione. Gli spiriti del Paradiso si dividono in mondani, attivi e contemplativi. Al primo gruppo, appartengono coloro che mancarono ai voti per violenza altrui (cielo della Luna), gli spiriti attivi per conseguire fama terrena (cielo di Mercurio), gli spiriti amanti (cielo di Venere). Nel secondo gruppo, si trovano gli spiriti sapienti (cielo del Sole), i militanti per la fede (cielo di Marte), gli spiriti giusti (cielo di Giove). Il terzo gruppo è composto dagli spiriti contemplativi (cielo di Saturno), che in vita si dedicarono alla preghiera e alla contemplazione, totalmente immedesimati con la divinità. Nel cielo delle Stelle fisse, Dante, assiste al trionfo di Dio, di Maria e dei beati. Nel Primo Mobile vede il trionfo degli Angeli, che formando nove cerchi fiammeggianti, ruotano attorno ad un Punto luminoso, Dio. Nell’Empireo i beati sono raccolti in una candida rosa a cui Dante vi giunge mediante S.Bernardo, simbolo del Magistero della Chiesa e guida del poeta al posto di Beatrice. Il santo, prega la Vergine Maria di aiutare Dante affinchè possa arrivare alla fine del suo percorso, cioè la contemplazione di Dio. La preghiera del santo viene accolta e Dante, preso da un “fulgore”, per un momento, può contemplare i misteri di Dio, ovvero l’Unità, la Trinità e l’incarnazione.
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.