Uno dei mosaici rinvenuti a Gaza. Ph. Ⓒ Palestinian Ministry of Tourism and Antiquities

Giorno 16 settembre il Ministero per il Turismo e le Antichità della Palestina ha annunciato la scoperta di mosaici di epoca bizantina conservati in ottime condizioni.

Il ritrovamento è avvenuto ad opera di un agricoltore palestinese, Suleiman al-Nabahin, e di suo figlio che stavano piantando un oliveto nel campo profughi di Bureij, ad un km ca. dalla linea divisoria con Israele.

Le tessere musive al momento del rinvenimento. Ph. Ⓒ Palestinian Ministry of Tourism and Antiquities
La provincia della Palaestina Secunda nel V sec. d.C. Ph. Haldrik, via Wikipedia

 

Dal 390 al 634-636 d.C. la Palaestina Secunda fu una provincia dell’impero bizantino facendo parte della Diocesi Orientale.

Questa, nella Tarda Antichità, era tra le maggiori aree religiose, agricole, commerciali, e intellettuali dell’impero. Era, inoltre, punto strategico di difesa sia dall’impero sasanide che dalle tribù del deserto.

 

 

L’area del rinvenimento copre ca. 500m2. Tra le diverse raffigurazioni musive sono presenti conigli, esseri canini, uccelli, motivi floreali, scene di vita sociale e disegni geometrici. Lo scavo, sebbene sia nelle sue fasi iniziali, ha restituito resti murari, oggetti élitari, manufatti in vetro. Per quanto riguarda la datazione dei mosaici, la resa stilistica collocherebbe la pavimentazione tra il V e il VII sec. d.C.

Mosaici raffigurati uccelli. Ph. Ⓒ Palestinian Ministry of Tourism and Antiquities

René Elter, archeologo della Scuola Biblica e Archeologica Francese di Gerusalemme, afferma che si tratta delle più belle pavimentazioni musive rinvenute a Gaza, sia per la qualità con la quale sono state rese le raffigurazioni sia per la complessità dello schema geometrico.

Gallery, Phs. Ⓒ Palestinian Ministry of Tourism and Antiquities

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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