Crediti: Dafna Gazit / Antiquities Authority

Ai piedi del monte Hermon, gruppo montuoso al confine tra Siria, Israele e Libano, si trova il sito archeologico di Banias, fondato probabilmente poco dopo la conquista di Alessandro Magno e abitato fino al 1967, le cui più antiche attestazioni tuttavia risalgono ai Cananei, che per primi si insediarono intorno alla fonte del fiume Banias, uno dei maggiori affluenti del Giordano. Sede di un antico santuario dedicato al dio Pan, nominata nei vangeli di Marco e Matteo con il nome di Caesarea Philippi, la prima menzione di Banias in epoca ellenistica riguarda la battaglia di Panium, combattuta nel 200-198 a.C. tra Seleucidi e Tolemei nel corso della quinta guerra siriaca (202-195 a.C.). Banias fu parte della provincia romana della Siria, della parte orientale dell’impero romano d’Oriente, e cadde in mano araba con le conquiste del VII sec. d.C.

Il tempio del dio Pan a Banias. Crediti: Wikipedia (autore non attribuito)

A quest’ultimo periodo risalgono le monete d’oro puro rinvenute durante gli scavi di un muro nel sito archeologico come annunciato dall’Autorità israeliana per le Antichità (Israel Antiquities Authority – IAA). Si tratta dello spaccato di un preciso momento della vita dell’antica cittadina: il “tesoretto” di 170gr sarebbe stato nascosto dal proprietario all’indomani dell’arrivo degli arabi nel 635 d.C., come spiega il direttore degli scavi Yoav Lerer: “La scoperta riflette un momento specifico nel tempo, in cui possiamo immaginare il proprietario che nasconde la sua fortuna per la minaccia di una guerra, sperando di tornare un giorno per recuperare la sua proprietà. Ora sappiamo che è stato meno fortunato di quanto sperasse. La scoperta del tesoro di monete potrebbe anche far luce sull’economia della città di Banias durante gli ultimi 40 anni di dominio bizantino”.

Crediti: Dafna Gazit / Antiquities Authority

 

All’interno del nascondiglio vi sono monete coniate durante i regni degli imperatori Foca (602–610 d.C.) ed Eraclio (610–641 d.C.).

Il nascondiglio delle monete. Crediti: Yoav Lerer / Israel Antiquities Authority

La datazione della moneta più recente riguarda proprio il periodo della conquista araba poiché, come spiega l’esperta di numismatica Gabriela Bijovsky dell’IAA, la particolarità delle monetazione dell’imperatore Eraclio risiede nel fatto che: “Nei suoi primi anni da imperatore, sulla moneta era raffigurato solo il suo ritratto, mentre dopo poco tempo compaiono anche le immagini dei suoi figli. Si possono effettivamente seguire i suoi figli che crescono, dall’infanzia fin quando la loro immagine appare della stessa dimensione del padre, che è raffigurato con una lunga barba”.

Una moneta raffigurante l’imperatore bizantino Foca. Crediti: Dafna Gazit / Antiquities Authority

Oltre al “tesoretto”, gli scavi condotti nel quartiere residenziale nord-ovest hanno portato alla luce resti di edifici, canali d’acqua, tubi idraulici, un forno in ceramica, frammenti di ceramica, oggetti in vetro e metallo e monete in bronzo. La datazione di questi manufatti comprende un periodo che va dal VII sec. d.C. all’XI-XII sec. d.C.

Rilevante ritrovamento, dunque, quello delle monete che “risale ad un importante periodo di transizione nella storia della città di Banias e l’intera regione del Levante”, come afferma il direttore dell’IAA Eli Escosido.

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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