Una fase degli scavi, crediti Ministero della Cultura

Nell’Area Marina Protetta Torre Guaceto, in provincia di Brindisi, riprendono gli scavi nella necropoli scoperta nell’estate del 2021. La campagna archeologica aveva portato alla luce una necropoli del Tardo Bronzo pertinente agli abitanti che vivevano sul promontorio della torre, simbolo dell’Area Marina.

La ricerca sul campo, possibile grazie alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce e Brindisi, il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e il Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, hanno messo in evidenza ben 15 deposizioni funerarie a cremazione del Tardo Bronzo (XIII-XII sec. a.C.).

Una fase degli scavi a Torre Guaceto. Sullo sfondo il mare dell’Area Marina Protetta, crediti Ministero della Cultura

Le urne cinerarie venivano disposte in depressioni naturali della roccia o in piccole fosse appositamente scavate. Le indagini dei contenuti ha rivelato sia la presenza di resti umani che di oggetti da corredo; una di queste urne (n. 10) conteneva resti di una donna adulta, due spilloni bronzei e un vago d’ambra. Il professore Claudio Cavazzuti, del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, ha sottolineato l’esistenza del passaggio da sepolture ad inumazione a quelle ad incinerazione, ipotizzando cause epidemiologiche alla base del cambiamento.

Presentazione al pubblico della sepoltura in urna cineraria del soggetto femminile adulto con i due spilloni in bronzo e il vago d’ambra, crediti Torre Guaceto / OrdaSoft.com

Il professore Teodoro Scarano, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, afferma che “la scoperta e lo scavo della necropoli a cremazione di Torre Guaceto rappresenta una straordinaria opportunità per noi archeologi per spostare il focus delle nostre ricerche sull’età del Bronzo nella riserva di Torre Guaceto dallo studio delle strutture e degli spazi d’abitato (com’era avvenuto negli anni scorsi con le indagini a Scogli di Apani), all’analisi dei rituali funerari e, soprattutto, alla conoscenza diretta degli uomini, delle donne e dei bambini che costituivano la comunità che per secoli ha vissuto nei villaggi fortificati costieri posti alla foce dei canali Reale e Apani. La seconda campagna di scavo ora in corso ha già restituito 12 nuove tombe e nelle prossime due settimane ci attendiamo nuove scoperte”.

Il laboratorio archeologico con i resti delle urne cinerarie rinvenuti in corso di scavo, crediti Torre Guaceto / OrdaSoft.com
Advertisement
Articolo precedenteRinvenuto frammento policromo con la famosa “spada nella roccia” dell’Abbazia di San Galgano (SI)
Prossimo articoloResti di una villa rustica romana presso il Castello degli Agolanti di Riccione (RN)
Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here