Durante i lavori per la realizzazione dello schema B dell’infrastruttura idrica “Bradano-Basento” a Palazzo San Gervasio (PZ) negli anni scorsi, sono state rinvenute tracce della presenza romana. Queste andrebbero collocate nell’ipotetico tratto meridionale della Via Appia. Oltre ai resti romani è stato intercettato un villaggio preistorico nell’ambito della realizzazione di un metanodotto a Genzano di Lucania.
I resti romani riguardano due ponti sulla fiumara tra Venosa e Palazzo, un mulino, due cascare, e tracce di un acquedotto da ricondursi, forse, all’acquedotto realizzato da Erode Attico nel II sec. d.C., di cui è noto il tratto Montemilone/Canosa.
La ditta Cobar di Vito Barozzi, in possesso della categoria SOA OS25 e dell’esperienza lavorativa in ambito archeologico, ha ottenuto l’affidamento per l’esecuzione dello scavo archeologico preventivo e del recupero dei reperti nelle aree sottoposte a tutela coordinato dalla direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata. I reperti sono attualmente esposti nella Pinacoteca e Biblioteca “Camillo d’Errico” di Palazzo San Gervasio e al Museo Archeologico Nazionale di Venosa.
Gli scavi diretti dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata tra gli anni 2008/2020 sono oggi inseriti nel volume “Archeologia preventiva in Basilicata” a cura di Sabrina Mutino, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata (Osanna Edizioni). I trentasei contesti archeologici coprono un periodo che va dalla Preistoria all’Età Moderna.