Uno dei problemi più frequenti e dei lavori più lunghi che toccano a un archeologo, è quello di ricomporre i frammenti rinvenuti sullo scavo nella loro forma originaria: vasi, gioielli, armi, tavolette, papiri… tutti reperti che solo eccezionalmente giungono interi e che spesso richiedono mesi di lavoro per essere ricomposti e restaurati.
La lunghezza, difficoltà e -tocca ammetterlo- stremante noia di queste operazioni fa sì che troppo spesso reperti frammentari siano tralasciati dai loro scopritori e accumulati per decenni in magazzini dai quali non escono più, accantonati “per studi futuri”. Il problema è molto grave quando i frammenti appartengano a straordinari reperti iscritti, come papiri o tavolette d’argilla, che potrebbero custodire preziosissime informazioni per migliaia di studiosi, ma che risultano pressocché impossibili da analizzare. Immaginate infatti di dover ricomporre un puzzle di cui non conoscete il disegno, i cui pezzi siano estremamente piccoli e mescolati a migliaia di altri pezzi di altri puzzle molto simili; aggiungete poi il fatto che alcuni di questi pezzi si trovino a casa vostra, altri a casa di vostro zio, altri da vostro fratello espatriato per lavoro e altri in casa di gelosi e lontani collezionisti. Questo è il difficilissimo compito che archeologi, epigrafisti e assiriologi sono chiamati ad affrontare, nel tentativo di ricomporre (ancor prima di poter tradurre) antichissime tavolette cuneiformi, senza poter contare su altro che il proprio intuito per riconoscere gli “incastri” tra piccoli pezzi d’argilla. Quando poi si tratta di ricomporre tavolette da collezioni museali, entra in gioco anche la possibile dispersione nel mondo di tutti i pezzi.
Proprio per risolvere questo complicatissimo problema, un team di ricercatori della Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera ha elaborato uno strumento prodigioso: un’Intelligenza Artificiale (AI), in grado di ricomporre in pochi secondi questi complicatissimi puzzle 3D. Soprannominato “Fragmentarium”, il software ha iniziato ad essere sviluppato nel 2018, e nel corso degli ultimi anni vi sono state immesse le riproduzioni fotografiche di 22.000 frammenti di tavolette cuneiformi, provenienti dalle collezioni più lontane, dal British Museum di Londra all’Iraq Museum di Baghdad. Niente più necessità di lunghi viaggi transcontinentali né di lunghe ore di rompicapo: l’AI riassembla autonomamente i pezzi, semplificando enormemente il lavoro umano. E ci sono già i primi risultati.
Come comunicato dal prof. Enrique Jiménez della Ludwig Maximilian, Fragmentarium avrebbe già ricomposto due importanti tavolette. La prima, di recente scoperta, riporta parte della celebre Epopea di Gilgamesh [qui il link per scoprire come vederla a teatro in queste settimane: https://mediterraneoantico.it/articoli/eventi-mostre-musei/gilgamesh-a-teatro-lepopea-di-colui-che-tutto-vide-attraversa-litalia/], il primo poema epico della storia umana, datato almeno alla fine del III millennio a.C., ma probabilmente ancor più antico. L’altra riporta invece un testo completamente inedito, un inno alla città di Babilonia e all’arrivo della primavera, di cui segue il testo:
Il fiume Arahtu,
creato da Nudimmud, il signore della saggezza, bagna
le pianure, imbeve le canne,
sfocia le proprie acque nella laguna e nel mare.
È verde e lussureggiante sui suoi campi,
i prati risplendono di grano fresco.
Grazie ad esso, il grano si accumula in mucchi e mucchi,
l’erba cresce alta per il pascolo delle greggi,
con ricchezza e splendore degni dell’umanità
tutto è pervaso di gloriosa abbondanza.
La poesia celebra la vivificante opera del fiume Arahtu, un immissario del grande Eufrate, che divideva in due la città di Babilonia e ne irrigava le campagne. Quanto al dio Nudimmud, esso è più noto come Enki/Ea, ed è una delle più antiche e importanti divinità del pantheon sumero, babilonese e assiro, nume tutelare delle acque terrestri e della saggezza. Secondo il prof. Jiménez, mai prima d’ora era stato scoperto un testo poetico di questo genere, e l’intervento dell’AI ha fatto risparmiare “dai 30 ai 40 anni”, che sarebbero stati necessari ai ricercatori per ricomporre la tavoletta in questione.
Ad oggi, appena un paio di centinaia di ricercatori hanno avuto la possibilità di accedere a questo preziosissimo strumento di catalogazione ed elaborazione dei dati epigrafici. Ma da questo mese, febbraio 2023, esso verrà reso reperibile a tutti in rete, open source, permettendo a chiunque senza costi di avere accesso alle sue potenzialità. Occhio però a non confondersi con i nomi! Esiste già uno strumento simile online, sempre chiamato “Fragmentarium”, con funzioni analoghe ma dedicato agli antichi manoscritti medievali.
Una bellissima storia di felice connubio tra accademia e tecnologia, e di rara ma fondamentale condivisione di dati e strumenti per la ricerca.
Articoli molto interessanti!