SCHEDA DELLA MOSTRA

Visitabile fino al 26 febbraio 2023 presso il Palazzo Gotico di Piacenza.

Organizzatori della mostra: Teodoro Auricchio, Chiara Frigatti.

Responsabile equipe di restauro: Annalisa Pilato

Progetto allestimento: Scognamiglio Solenghi Architetti

La mostra è stata realizzata grazie al supporto tecnico ed economico di: Banca di Piacenza (sostenitore principale), Confindustria Piacenza, Steriltom, LTP, Coop. San Martino, Cooperjob, SAIB, Ancorotti Cosmetics.

Alla mostra hanno partecipato: l’Art and History Museum di Bruxelles, il Museo Archeologico di Napoli, il Museo Civico di Crema e del Cremasco, il Museo Civico Archeologico di Bergamo, il Museo di Archeologia dell’Università di Pavia, il Collegio Alberoni di Piacenza.

La mostra ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Campania e del Comune di Ischia, e l’evento inaugurale si è svolto sotto l’alto patronato del Parlamento Europeo.

Uno scorcio di una sala con alcuni sarcofagi esposti. Foto: Delpapa.

“Egitto svelato. I sarcofagi di Deir el-Bahari. Esposizione e restauro in pubblico” è l’esaustivo titolo che già offre tutte le informazioni necessarie per individuare con chiarezza quali sono gli aspetti innovativi della mostra.

Ad ospitare questo evento fino al 26 febbraio prossimo è il Palazzo del Comune di Piacenza che si affaccia su piazza dei Cavalli, meglio noto con il nome che gli hanno attribuito i piacentini per via degli archi a sesto acuto che lo caratterizzano: Palazzo Gotico. La sua costruzione risale al 1281 e tra gli ospiti illustri che vi hanno soggiornato spicca il nome di Francesco Petrarca, fondatore dell’Umanesimo.

Le esposizioni temporanee all’interno di luoghi di valore storico creano sempre grande interesse. Il dialogo tra contenitore e contenuto è un valore aggiunto che porta il visitatore ad un’immersione ancora più totale nel percorso scientifico proposto dai curatori, perché quando si è circondati dalla bellezza non può che andare tutto bene.

Il “contenuto” è un progetto articolato in tre parti ed inizia con gli splendidi colori dei sarcofagi che provengono da una cachette di Deir el-Bahari, l’area archeologica dove sorge il tempio della regina Hatshepsut, appartenuti a sacerdoti e sacerdotesse che hanno vissuto in un particolare periodo storico dell’antico Egitto di cui dirò tra poco, conservati presso l’Art & History Museum di Bruxelles.

Vasi Canopi in mostra. Foto: Delpapa.

Nella seconda parte della mostra il progetto scientifico approfondisce i temi religiosi legati al complesso corpus di credenze egizie sul delicato tema della morte e della vita ultraterrena, di cui i sarcofagi – con le loro immagini e i loro testi – sono parte integrante, assieme al resto del corredo funerario di cui sono esposti alcuno pregevoli esempi. Ogni oggetto esposto è originale e proviene da diversi enti prestatori, tra i quali il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Il visitatore così formato e informato arriva all’ultima parte della mostra dove lo attende Europa.

Non si tratta ovviamente della regina di Creta, madre di Minosse, ma di un modulo che ospita un laboratorio di restauro dotato di tecnologie avanzate inserito in una galleria di cristallo lunga 16 m, progettato dall’Istituto Europeo per il Restauro (IER) per consentire ai visitatori di assistere in tempo reale a tutte le operazioni necessarie al consolidamento e al restauro di reperti antichissimi. Un modulo che ha vinto il Visit Brussels Award per l’innovativo concept espositivo.

Il laboratorio Europa con i restauratori a lavoro, con i visitatori incuriositi e affascinati.Al suo interno un team di specialisti dell’IER guidati da Teodoro Auricchio, tra i massimi esperti internazionali per il restauro di reperti in legno, lavora “a vista” su un sarcofago egizio, consentendo ai visitatori di interagire e porre domande agli esperti che operano al di là della grande parete di cristallo.

Le esigenze del restauro diventano quindi soggetto della mostra e motivo di informazione e divulgazione all’indirizzo dei visitatori, siano essi semplici curiosi o cultori della materia, con un’attenzione particolare alle famiglie e ai più piccoli, che potranno contare su un percorso a loro dedicato accompagnati da un amico speciale, Mumy.

Questo evento rientra nei termini di un accordo che nel 2014 ha visto l’Art & History Museum di Bruxelles affidare all’Istituto Europeo del Restauro gli opportuni e delicati interventi di conservazione sui preziosi reperti egizi che il museo belga custodisce nelle sue collezioni. Un accordo che rientra nell’ambito di una più ampia piattaforma internazionale – formata da numerosi musei, istituzioni e laboratori specializzati – che ha come obiettivo lo studio e la conservazione dello straordinario patrimonio archeologico che proviene dall’intera area di Deir el-Bahari.

La mostra di Piacenza è stata preceduta da altri tre eventi simili. Il primo a Ischia che è sede dell’IER, poi a Bruxelles e a Siracusa e al termine di questo quarto appuntamento i sarcofagi torneranno in Belgio, accolti con una grande mostra-evento nella loro sede definitiva a Bruxelles.

Uno scorcio della mostra che mette in evidenza anche le bellezze di Palazzo Gotico. Foto: Delpapa.

UN PO’ DI STORIA

La mostra racconta di una tipologia di reperti tra i più iconici che ci siano pervenuti dall’antica civiltà nilotica, i sarcofagi, ovvero i contenitori approntati per custodire il corpo del defunto, preventivamente trattato fisicamente e magicamente per essere conservato.

Secondo le credenze egizie la morte provocava una separazione tra il corpo e i suoi principi spirituali che dopo un percorso di rinascita si riuniscono per “uscire al giorno” (il vero titolo del Libro dei Morti è rw nw prt m hrw: “Libro per uscire al giorno”) nella nuova vita perfetta ed eterna che avrà luogo nei Campi Elisi.

Da qui l’importanza della mummificazione e dei contenitori delle mummie, i sarcofagi appunto.

Nell’apparente immobilità della millenaria civiltà egizia, i sarcofagi sono tra i reperti che forse ne tratteggiano di più l’evoluzione mostrando differenze sostanziali tra le varie epoche, consentendo così agli esperti di collocarli in una precisa cronologia osservandone la forma, i materiali e le decorazioni esterne ed interne.

dettaglio di uno dei sarcofagi esposti in mostra.

Il periodo storico qui preso in esame si riferisce alle prime fasi del Terzo Periodo Intermedio (1078-747 a.C. circa), durante le quali regna la XXI dinastia (1069-945 a.C. circa). È un periodo in cui l’Egitto è inquieto e nell’area di Tebe la carica di Primo Sacerdote di Amon assume un grande potere che va ben oltre la carica sacerdotale. Ormai le decisioni più importanti vengono filtrate dall’oracolo del dio tebano e quindi appannaggio di questi potenti sacerdoti, ora a capo anche dell’esercito e con la loro autorità estesa fino ai confini meridionali dell’Egitto classico.

Nelle concitate fasi che portarono al termine della XX dinastia (e quindi del Nuovo Regno e la conseguente nascita del Terzo Periodo Intermedio), appare un personaggio di grande spessore politico, il Primo Sacerdote di Amon, Herihor. Dopo aver ricevuto questa importantissima carica da Ramesse XI, Herihor inizierà ad iscrivere il proprio nome all’interno dei cartigli e a crearsi una titolatura reale, prerogativa dei sovrani. Il suo potere è così forte che riuscirà a rendere ereditaria la sua prestigiosa carica, creando di fatto una dinastia parallela a quella della monarchia ufficiale, in grado di esercitare una forte influenza su gran parte dell’Egitto meridionale e nei vasti territori afferenti alla struttura templare di Karnak.

Una situazione inusuale che, tuttavia, pare non abbia creato tensioni particolari durante buona parte del Terzo Periodo Intermedio, almeno non tra le due forze in campo, mentre una certa sicurezza sociale sembra essere venuta meno.

Maschera funeraria esposta in mostra.

Ne è prova la traslazione dalla sepoltura originale di numerosissimi sarcofagi e parte del corredo funerario di sovrani e personaggi dell’élite sacerdotale con i loro familiari, per evitarne la profanazione da parte di bande di saccheggiatori che le autorità non riuscivano più a contrastare. Questa delicata e necessaria operazione avvenne durante il regno di Siamon, penultimo sovrano della XXI dinastia, quando a Karnak era in carica il Primo Sacerdote di Amon, Pinudjem II.

Gli archeologi hanno ritrovato tre nascondigli (cachette) a Deir el-Bahari utilizzati a questo scopo. Il primo è identificato con la sigla TT320 (Theban Tomb n.320) ed ha consentito di recuperare uno straordinario insieme di sarcofagi e mummie di sovrani molto noti come Thutmosi III, Seti I e Ramesse II.

Il Terzo Nascondiglio di Deir el-Bahari conteneva circa 70 sarcofagi appartenenti a sacerdoti devoti al dio Montu, ma a noi interessa il Secondo Nascondiglio di Deir el-Bahari, scoperto nel 1891 dall’egittologo Émile Jules Daressy a Bab el-Gasus, che ha restituito ben 153 sarcofagi appartenuti per la maggiore ai sacerdoti della XXI dinastia. È da questa cachette che provengono i preziosi reperti lignei ospitati dall’ Art & History Museum di Bruxelles e restaurati dall’Istituto Europeo del Restauro e in parte presenti in questa mostra.

A Bab el-Gasus fu scelta una tomba scavata durante la XIX dinastia e ampliata successivamente dal Primo Sacerdote di Amon Menkheperre, quando da Tanis regnava come faraone Pseusenne I. Degno discendente del bisnonno Herihor, Menkheperre mantenne la sua carica con fermezza per almeno 50 anni, intrattenendo con il sovrano in carica buoni rapporti, visti anche i legami di parentela che li legavano.

La sua tomba doveva sembrare ben protetta ed in grado di ospitare la grande quantità di sarcofagi e suppellettili oggetto della traslazione. Il suo accesso avveniva attraverso un pozzo profondo 15 m, da cui poi dipartiva un corridoio lungo circa 120 m, ai lati del quale furono impilate le bare una sopra l’altra fino a raggiungere il soffitto. Nella cachette furono trovati anche molti oggetti appartenuti ai sacerdoti e ai loro familiari: circa 200 statue, stele, vasi canopi, ushabties e molto materiale organico come fiori, frutti essiccati, pani ed oltre 70 papiri. In particolare un tipo di gelsomino, il Jasminum Grandiflorum originario dell’Himalaya e importato successivamente in Sicilia dagli arabi, ha suggerito che vi fossero scambi con queste terre lontane.

Visitare una mostra vuol dire aprirsi ad un altro mondo ed avvicinarsi a uomini distanti da noi migliaia di anni, intenti anch’essi a dare pace alle loro tensioni interiori, a dare risposte alle stesse domande. I reperti archeologici che giungono fino a noi raccontano storie attraverso l’impegno degli studiosi, grazie ai quali si creano legami e ponti. Storie che possono essere raccontante perché quei reperti non sono solo bellissimi, ma possono essere ricondotti ad un contesto preciso, di cui ho scritto poco sopra.

Proviamo a pensare all’enorme danno che avrebbe arrecato uno scavo clandestino, con la conseguente commercializzazione di quei reperti che sarebbero diventati muti, con la sola possibilità di indicare una datazione in base all’analisi della forma, delle immagini e dei testi.

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Paolo Bondielli

Storico, studioso della Civiltà Egizia e del Vicino Oriente Antico da molti anni. Durante le sue ricerche ha realizzato una notevole biblioteca personale, che ha messo a disposizione di appassionati, studiosi e studenti. E’ autore e coautore di saggi storici e per Ananke ha pubblicato “Tutankhamon. Immagini e Testi dall’Ultima Dimora”; “La Stele di Rosetta e il Decreto di Menfi”; “Ramesse II e gli Hittiti. La Battaglia di Qadesh, il Trattato di pace e i matrimoni interdinastici”.

E’ socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Egittologia.net. Ha ideato e dirige in qualità di Direttore Editoriale, il magazine online “MA – MediterraneoAntico”, che raccoglie articoli sull’antico Egitto e sull’archeologia del Mediterraneo. Ha ideato e dirige un progetto che prevede la pubblicazione integrale di alcuni templi dell’antico Egitto. Attualmente, dopo aver effettuato rilevazioni in loco, sta lavorando a una pubblicazione relativa Tempio di Dendera.

E’ membro effettivo del “Min Project”, lo scavo della Missione Archeologica Canario-Toscana presso la Valle dei Nobili a Sheik abd el-Gurna, West Bank, Luxor. Compie regolarmente viaggi in Egitto, sia per svolgere ricerche personali, sia per accompagnare gruppi di persone interessate a tour archeologici, che prevedono la visita di siti di grande interesse storico, ma generalmente trascurati dai grandi tour operator. Svolge regolarmente attività di divulgazione presso circoli culturali e scuole di ogni ordine e grado, proponendo conferenze arricchite da un corposo materiale fotografico, frutto di un’intensa attività di fotografo che si è svolta in Egitto e presso i maggiori musei d’Europa.

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