© Parco archeologico di Pompei

Le ricerche archeologiche nell’insula 10 della Regio IX di Pompei hanno portato alla luce un cantiere edile in piena attività, risalente al I secolo d.C.

La scoperta offre un’istantanea unica della vita quotidiana romana prima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Mattoni di tufo, tegole, cumuli di calce e strumenti da lavoro giacciono ancora accatastati, come se gli operai avessero appena smesso di lavorare: l’ipotesi degli studiosi è che il cantiere fosse ancora in attività il giorno dell’eruzione.

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Un’anta del tablino della domus con il panificio di Rustio Vero (IX 10, 1) è decorata con un affresco mitologico in IV stile che raffigura “Achille a Sciro”, sulla cui superficie vi sono dei numeri romani tracciati con il carboncino. Questi numeri, che si conservano raramente non essendo incisi, potrebbero rappresentare i conteggi del lavoro.

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Nell’ambiente che ospitava il larario sono presenti anfore che servivano a “spegnere” la calce, la quale era usata per stendere l’intonaco. Tra gli altri reperti rinvenuti, anche le zappe di ferro dovevano essere impiegate per la preparazione della malta e la lavorazione della calce, mentre il peso da piombo era utilizzato per realizzare un preciso muro verticale.

La domus vicina, ancora solo parzialmente indagata, presenta dati che fanno pensare ad un grande cantiere, come dimostrerebbero significativi cumuli di pietre da utilizzare per ricostruire i muri, e dagli elementi per la realizzazione del cocciopesto, quali tegole, vasellame vario ed anfore.

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In diverse zone di Pompei sono stati rinvenuti materiali da cantiere, segno questo di attività di ristrutturazione presenti nella città che, nel 62 d.C., era stata colpita da un forte terremoto. Tuttavia, l’importanza di queste recenti scoperte risiede nell’interdisciplinarità: il Parco Archeologico di Pompei è affiancato dal Massachusetts Institute of Technology (USA) nello studio dei materiali e delle tecniche edilizie. Questo permette di indagare in modo ancora più approfondito le tecniche costruttive antiche fornendoci la possibilità di comprendere meglio l’evoluzione e la tecnologia edilizia romana.

© Parco archeologico di Pompei

Per approfondire: I cantieri antichi di Pompei tra emergenza e ordinaria manutenzione: nuovi dati dall’Insula 10, Regio IX, Pompei e-Journal 3 (25.03.2024)

I nostri articoli:

Pompei: scoperto cantiere edile e probabili turni di lavoro nella Regio IX

Pompei, Regio IX: scoperte iscrizioni elettorali nella domus IX 10, 1

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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