Fondazione Villa Bertelli

e

Comune di Forte dei Marmi

presentano
la mostra del Museo Egizio

Gli Egizi e i doni del Nilo
(Forte di Leopoldo I, 1° agosto 2024 – 2 febbraio 2025)

Uno dei reperti che saranno visibili tra le vetrine della mostra. Credits: Museo Egizio di Torino.

L’antico Egitto approderà quest’estate a Forte dei Marmi (Lucca), con una mostra del Museo Egizio dal titolo “Gli Egizi e i doni del Nilo”, curata da Paolo Marini, curatore e coordinatore scientifico delle mostre itineranti del Museo. Promossa dalla Fondazione Villa Bertelli e dal Comune di Forte dei Marmi, l’esposizione sarà inaugurata al Forte di Leopoldo I, giovedì 1° agosto, dal sindaco di Forte dei Marmi, Bruno Murzi, dal presidente di Villa Bertelli Ermindo Tucci e dal direttore del Museo Egizio, Christian Greco. “Gli Egizi e i doni del Nilo” proporrà un viaggio nel tempo alla scoperta dell’antica civiltà nilotica in 24 reperti, dall’Epoca Predinastica (3900−3300 a.C.) all’età greco-romana (332 a.C.−395 d.C.).

Vasi, stele, amuleti e papiri, oltre alla maschera funeraria di età romana (30 a.C.-395 d.C.), una riproduzione, idealizzata del volto del defunto, realizzata in cartonnage e destinata alla protezione magica della mummia, offriranno al pubblico un assaggio del Museo più antico al mondo, dedicato alla civiltà sviluppatasi sulle rive del Nilo. Proprio nell’autunno 2024, infatti, il Museo Egizio, che custodisce circa 40mila reperti, di cui 12mila in esposizione, celebrerà il suo bicentenario. E la mostra di Forte dei Marmi rientra tra le iniziative che nel corso dell’anno celebreranno questo importante traguardo, non solo a Torino. Tra i reperti in mostra, un tipico modellino di imbarcazione dei corredi funerari del Primo Periodo Intermedio (2118-1980 a.C.), in legno stuccato e dipinto, decorato con la coppia di occhi udjat a protezione dello scavo.

Uno dei reperti che saranno visibili tra le vetrine della mostra. Credits: Museo Egizio di Torino.

Queste imbarcazioni in genere rappresentano il viaggio del defunto verso la città sacra di Abido. Dalla Galleria della Cultura materiale del Museo Egizio proviene invece il set completo di vasi canopi in alabastro di Ptahhotep, vissuto durante il Terzo Periodo Intermedio (1076-722 a.C.). I 4 vasi sono chiusi da coperchi che ritraggono i Figli di Horus, con teste zoomorfe, utilizzati per conservare separatamente gli organi del defunto. Il percorso espositivo sarà arricchito da infografiche e da installazioni multimediali, con approfondimenti storico-scientifici sui reperti e i diversi periodi storici. In esposizione anche una riproduzione digitale in 3D della monumentale statua di Ramesse II, uno dei reperti simbolo del Museo Egizio, che risale al XIII secolo a.C. ed è inamovibile. In preparazione anche una speciale audioguida in italiano e in inglese, con la voce dello scrittore fortemarmino Fabio Genovesi, candidato al Premio Strega con il romanzo “Oro puro”.

Sono inoltre allo studio laboratori didattici e visite guidate, che vedono la collaborazione tra Villa Bertelli e il Museo Egizio. “Dopo la trasformazione del 2015 il Museo Egizio si è aperto al mondo, ha cambiato costantemente la sua offerta espositiva, ha studiato nuove strade e modalità per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto, attraverso la ricerca e le nuove tecnologie. Ora ci apprestiamo a vivere una nuova stagione di trasformazione, in occasione dei 200 anni del Museo. Celebrarli non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro con un occhio attento anche alla ricostruzione del paesaggio, della natura e della cultura, da cui provengono gli oggetti che custodiamo e raccontiamo al pubblico.

Uno dei reperti che saranno visibili tra le vetrine della mostra. Credits: Museo Egizio di Torino.

Alla base di questa evoluzione c’è l’idea di un museo come laboratorio della contemporaneità, attento alla condivisione dei saperi, in cui la storia, l’archeologia e la ricerca, costituiscono non solo uno strumento per preservare il passato e la memoria, ma anche una sorta di lente di ingrandimento sull’oggi e su un patrimonio archeologico, che ci permette di sentirci parte di un’unica collettività. In quest’ottica, proprio nell’anno del bicentenario è nata la collaborazione con il Comune di Forte dei Marmi e con Villa Bertelli”, hanno dichiarato la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco.

Il Comune di Forte dei Marmi, per la prima volta in Toscana – ha dichiarato il sindaco Bruno Murzi- ospiterà la mostra Gli Egizi e i doni del Nilo, a cura del Museo egizio di Torino, prima realtà museale in Italia e seconda nel mondo in grado di raccontare questa meravigliosa storia millenaria. Ringrazio la presidente Evelina Christillin e il direttore Christian Greco per l’opportunità di far vivere ai nostri cittadini, agli ospiti, ma anche a tutti gli studenti di ogni ordine e grado, che inviteremo, questo imperdibile percorso archeologico e storico. È, quindi, con fiera soddisfazione che abbiamo messo a disposizione gli spazi del Forte di Leopoldo I nel cuore del paese, dove sarà possibile vedere l’esposizione con visite guidate e altre iniziative, capaci di far diventare la nostra città, per qualche mese, centro pulsante di storia e cultura a fianco di un museo italiano, gloria e vanto dell’intero Paese”.

Per la Fondazione Villa Bertelli è un onore, ma anche una grande gioia– ha proseguito il presidente di Villa Bertelli, Ermindo Tucci- presentare questa prestigiosa mostra, che ci ha permesso di collaborare con il Museo Egizio di Torino, nell’anno dei festeggiamenti del bicentenario della sua istituzione. Forte dei Marmi è una realtà turistica, che seppure nota in Italia e nel mondo, non vanta una storia antica, come il resto della nostra penisola. Tuttavia, deve il suo nome alla realizzazione del simbolo del paese, il Fortino, che è una struttura fortificata costruita da Leopoldo I Granduca di Toscana, nonno di Leopoldo II, finanziatore, congiuntamente a Carlo X di Francia, della spedizione franco-toscana in Egitto nel 1828, diretta dal grande egittologo francese Jean Francois Champollion e dal giovane collega italiano Ippolito Rosellini. Un legame storico, dunque, che si riallaccia idealmente in questa occasione e La Fondazione Villa Bertelli si inserisce con orgoglio in questa illustre scia, per consentire nel secondo millennio, di accedere a un evento che, sono certo, rimarrà un fiore all’occhiello nella nostra storia culturale e artistica”.

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