L’altare di Pergamo. ©Staatliche Museen zu Berlin, Antikensammlung / Johannes Laurentius; CC NC-BY-SA

Uno dei più famosi musei di Berlino, il Pergamon Museum, il 23 ottobre 2023 chiuderà i battenti fino al 2027 per importanti lavori di ristrutturazione, come chiarito dal sito ufficiale del museo. Già interessato da primi lavori di sistemazione nel 2016, l’edificio richiede una modernizzazione anche in vista della creazione di una quarta ala che collegherà tutti e cinque i poli della Museumsinsel (UNESCO World Heritage 1999). Ciò rientra nel progetto Museumsinsel Masterplan. A Projection into the Future, reso necessario per un rinnovamento degli edifici museali costruiti tra il 1830 e il 1930 e che subirono, inoltre, gravi danni durante la Seconda Guerra Mondiale. I cinque musei sono: l’Altes Museum, che conserva le Antichità Classiche; il Neues Museum, con la collezione egittologica e papirologica, tra cui il busto di Nefertiti e la sezione dedicata ad Amarna, e la collezione proveniente dagli scavi di Troia di Schliemann; l’Alte Nationalgalerie, con pitture e sculture che vanno dal Romanticismo al Realismo; il Bode-Museum, con la collezione di sculture europee che vanno dal Medioevo al XVIII secolo; e il Pergamon Museum, con le sue collezioni di arte del Vicino Oriente Antico e di Arte Islamica nonché di Antichità Classiche, che conserva non solo l’altare di Pergamo (II sec. a. C.), considerato uno dei capolavori dell’arte ellenistica, ma anche la porta babilonese di Ishtar, la porta del mercato di Mileto e la facciata del palazzo del califfo di Mshatta.

Facciata del palazzo di Mshatta. ©Staatliche Museen zu Berlin, Museum für Islamische Kunst / Kramer

I lavori di ristrutturazione, che interesseranno nello specifico l’ala settentrionale del museo, chiuderanno l’edificio fino al termine dei lavori nel 2025. Sarà poi riallestito e riaprirà al pubblico nella primavera del 2027. Tuttavia, alcune collezioni saranno visibili a rotazione nell’esposizione Pergamonmuseum. Das Panorama, con installazione a 360° di Yadegar Asisi.

Anche l’ala meridionale sarà rinnovata. È lo stesso museo ad affermare che si trova in condizioni non buone che inficiano sulla stabilità e sicurezza delle collezioni. Non c’è, al momento, una data ufficiale di fine lavori per questo settore del Pergamon Museum.

Sovrapposizione dell’attuale Pergamon Museum con quello del 1925. ©Museumsinsel Masterplan. A Projection into the Future

A noi non resta che attendere la riapertura di questo affascinantissimo museo.

Fonte: Pergamonmuseum/Staatliche Museen zu Berlin

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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