Gli antichi egizi erano delle buone forchette almeno a giudicare dalla varietà della loro alimentazione e dalla frequenza con cui mangiavano durante la giornata. Mangiavano di tutto, a parte alcune specialità che erano proibite per questioni di religione. Fra queste, il serpente, il maiale e la tartaruga che erano legati a un concetto di negatività e quindi si evitavano anche perché, consumare un animale sacro poteva indisporre la divinità a cui era consacrato.

La colazione tipica degli Egiziani consisteva in un piatto di fave cotte condite con aglio e limone. Per il pranzo, più sostanzioso, come per la cena, si preparavano zuppe a base di legumi freschi, o la zuppa di molokhia, un tipo di verdura alla quale venivano aggiunti pezzetti di carne, aglio, cipolla, olio e pepe, una prelibatezza che trovava unanime consenso sia presso i faraoni che tra i contadini. Seguiva poi abbondante frutta, in particolare datteri, uva, melograni, noci, prugne e fichi. Il tutto accompagnato da pane in quantità.

Gli attrezzi utilizzati per ricavare le farine, consistenti in due pietre tra le quali si schiacciava il grano riducendolo in farina, lasciavano nel cibo un fastidioso residuo finemente sabbioso, che contribuiva a fare della salute dentale uno dei punti deboli dell’Antico Egitto. Ascessi, carie e problemi allo smalto erano all’ordine del giorno, come confermano le dentature accidentate trovate in diverse mummie. Uno dei primi sintomi di una cattiva salute dentale, oltre che fastidioso, era l’alito cattivo, incentivato oltretutto dall’abbondante consumo di aglio e cipolla.

Per ovviare, almeno in parte, a tale inconveniente, gli egizi avevano inventato una pallina gommosa a base di mirra, incenso e cannella bolliti con miele. Un concentrato di spezie dal potere rinfrescante: in pratica, avevano inventato l’antenato delle moderne mentine. Ma l’alito non era tutto, più importante era la cura dei denti alla quale gli antichi egizi prestavano molta attenzione. Per la pulizia dei denti veniva utilizzato un bastoncino di legno grande quanto una matita, sfilacciato ad una estremità, che veniva strofinato sui denti con una sorta di “dentifricio” di cui si conoscono due diverse ricette. Una consisteva in una piccola quantità di materiali abrasivi (polvere di zoccoli di bue, ceneri, pietra pomice e guscio d’uovo bruciato), l’altra era a base di sale, menta, grani di pepe triturati e fiore di iris essiccato.

(Fonte: web)

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Piero Cargnino

Ho sempre nutrito la passione per l’egittologia fin da ragazzo ed ho sempre continuato a studiarla. Da quando sono in pensione studio la Storia in generale. Nel 2006 mi sono iscritto all’Associazione Culturale Seshat della dott.ssa Mazzanti, dove, durante una sua conferenza con IL Dott. Zahi Hawass, ho vinto un viaggio in Egitto messo in palio dal Consolato egiziano di Torino.
Dal 2009 al 2017 sono stato socio volontario dell’ACME (Amici e Collaboratori del Museo Egizio) ed ho esercitato, oltre che come volontario presso il Museo, dove ho collaborato con la Direttrice Eleni Vassilika, anche l’incarico di Tesoriere dell’Associazione. Ho avuto numerosi incontri con il compianto Prof. Silvio Curto che mi ha seguito parecchio nei miei studi di egittologia e mi ha lasciato in dono diverse sue pubblicazioni che custodisco gelosamente.

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