Nella seconda giornata della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico verrà assegnato l’International Archaeological Discovery Award alla scoperta più votata nell’anno 2021. Anche il pubblico può contribuire alla vittoria di una delle cinque scoperte candidate mettendo il like nella foto corrispondente nel post dedicato pubblicato sulla pagina Facebook della BMTA.

Dopo aver raccontato dei sarcofagi egizi di Saqqara e del Disco astronomico di Nebra ritrovato in Germania, parliamo in questo articolo di un’altra meravigliosa scoperta candidata al premio della BMTA: le pitture rupestri dell’isola di Sulawesi in Indonesia.

I cinghiali rupestri del sito di Leang Tedongnge / ph. AA Oktaviana

Come nel caso del Disco di Nebra, la scoperta vera e propria era stata fatta alcuni decenni fa (precisamente nel 1985) da un italiano, Franco Viviani, antropologo e docente presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova. L’antropologo era al seguito di una spedizione speleologica che si è avventurata nella grotta calcarea di Leang Tedongnge sull’isola di Sulawesi, e proprio sulle pareti di questa grotta la spedizione ha trovato le raffigurazioni di tre cinghiali, una delle quali ben conservata.

I dipinti raffigurano tre maiali, ognuno lungo più di un metro. Le immagini sono state tutte dipinte utilizzando un pigmento rosso ocra. Il soggetto ricorda una specie endemica dell’isola caratterizzata da strutture verrucose sul muso, di grande importanza per i primi cacciatori-raccoglitori in Sulawesi.

Fortunatamente Viviani decise di fotografare e repertare dettagliatamente i dipinti, pur non essendo consapevole di quanto fossero antichi.

Franco Viviani durante la spedizione del 1985 / ph. F. Viviani

Negli anni successivi, altre pitture rupestri sono state scoperte nell’isola di Sulawesi fino a quella eclatante del dicembre 2017 che raffigura sei animali (due cinghiali e quattro bufali) inseguiti da alcuni cacciatori provvisti di corde e lance. Il particolare che ha lasciato sbalorditi i ricercatori è stato proprio il modo in cui furono rappresentati questi cacciatori, in parte umani e in parte animali, i cosiddetti teriantropi.

All’inizio del 2021, un team di ricercatori condotto dal professore Adam Brumm dell’Università di Griffith in Australia ha annunciato con un articolo sulla rivista Science Advances che quei dipinti risalgono ad almeno 45.500 anni fa e possono quindi essere considerati il più antico esempio di arte figurativa finora conosciuto. Un record che va ben oltre i 17.500 anni delle pitture di Lascaux in Francia e anche oltre i 36.000 anni di quelle più antiche nelle grotte di Altamira in Spagna.

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato alcuni depositi minerali che si sono formati sopra le pitture. La tecnologia per la datazione dei dipinti del Pleistocene analizza il rapporto fra l’uranio e il torio (che si forma con il decadimento dell’uranio). Utilizzando il tasso di decadimento radioattivo di questi due elementi, gli scienziati sono in grado di calcolare la quantità minima di tempo che è trascorso da quando sono stati depositati.

In realtà, già nel 2018, nel sito sudafricano di Blombos Cave, era stato scoperto un disegno di 73.000 anni fa, ma si trattava di semplici linee intersecate alle quali non è stato ancora attribuito un significato preciso. Nel caso delle pitture di Sulawesi, invece, ci troviamo di fronte ad un racconto, una scena di caccia vera e propria. Inoltre, la presenza di figure teriomorfe (in parte uomini e in parte animali) avvalora l’ipotesi che le prime popolazioni di Sulawesi avessero capacità cognitive sufficientemente progredite per sviluppare una sorta di mito o religione.

È semplicemente fantastico immaginare quanti altri dipinti rupestri sono là fuori in attesa di essere scoperti e che possono cambiare completamente la nostra comprensione della storia umana.” (Adam Brum)

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