Il 19 agosto del 14 d.C. muore a Nola Augusto:
il suo corpo dalla Campania fu trasportato a Roma e dopo le esequie le sue ceneri furono tumulate nel grande mausoleo fatto costruire in Campo Marzio, dove erano già stati sepolti Marcello, Caio e Lucio Cesari.
Augusto, è l’erede e il capostipite di un nuovo ordine cosmico; ha messo fine ai mali di Roma, portando pace e prosperità, e con destrezza ha mascherato una monarchia seguendo un’abile politica di mestizia e di compiacimento verso coloro che gli hanno offerto il potere.
La Pax Augusta fu un’abile finzione, una messinscena teatrale dove Augusto tirava le fila di un imperium democratico facendosi chiamare princeps, ma alla fine andava bene a tutti così; Roma aveva bisogno di pace. Il tratto psicologico più sorprendente di Augusto è quello di essersi saputo destreggiare tra l’essere il capo dell’opposizione prima di Azio, duro e deciso, calcolatore e stratega spietato, in un princeps mite, un uomo che si atteggiava con il Senato a essere un primus inter pares, un moderato e modesto che riceveva cariche e onori solo per compiacere quelli che glieli offrivano, rispettoso del mos maiorum con un programma di rinnovamento costruito dall’interno e conservato in un periodo di oltre vent’anni. Alla celebrazione dei fasti dei grandi generali impose il culto del sovrano eletto dagli dei, alla luxuria e all’avidità personale impose un programma di publica magnificentia, e all’indifferenza religiosa e all’immoralità si batté con un programma religioso e morale che toccò dall’interno anche la sua famiglia. La figlia Giulia colpita da una serie di scandali a causa dei suoi numerosi amanti venne condannata all’esilio dal padre stesso, le leggi non mancarono di essere applicate come esempio della sottomissione allo Stato.
Acta est fabula. Plaudite! La commedia è finita. Applaudite!
Le ultime parole di Augusto prima di morire. (Svetonio, Vite dei Cesari, Aug. II, 97-99)
In questa splendida statua conservata a Palazzo Massimo, Augusto viene rappresentato con il capo velato, come Pontifex Maximus, carica che assunse nel 12 a.C. e che rimarrà nella titolatura imperiale fino al IV secolo d.C. La posizione dell’avambraccio destro suggerisce l’ipotesi che qui Augusto stia per compiere un sacrificio, tenendo in mano una patera. La testa, lavorata a parte, presenta tratti veristici mediati da una certa influenza di elementi della ritrattistica ellenistica. La datazione della statua è tardo augustea, verosimilmente attribuita all’ultimo decennio del I secolo a.C., in un momento posteriore alla realizzazione dell’Ara Pacis.
Per approfondire la storia di questo straordinario monumento, potete leggere a questo link un articolo, uscito sul Magazine di MediterraneoAntico, su uno dei monumenti più importanti fatti costruire dall’imperatore per celebrare la pace universale, da lui fortemente voluta per Roma e l’impero.