Introduzione
Intorno all’anno 1570 a.C. inizia il Nuovo Regno e con esso una nuova fase della civiltà egizia che si arricchisce di contatti con l’esterno non solo per certi aspetti tecnologici e militari, ma anche per un’apertura verso l’esotico che deriva da una fitta rete di rapporti diplomatici e di intensi scambi commerciali.
In questo periodo, ricco di nuovi fermenti, ha luogo una radicale revisione della civiltà faraonica ad opera del re Akhenaton. Il “monoteismo” solare di Akhenaton modifica alla radice il rapporto tra l’individuo e la società, così come il ruolo dello stesso sovrano. Prima di Akhenaton la concezione religiosa si manifestava come dialettica tra maat, l’equilibrio cosmico e sociale, e isefet, il caos. Il ruolo del sovrano era di garantire l’ordine della creazione combattendo il caos. L’individuo faceva parte del corpo sociale e anche i suoi comportamenti erano prescritti dalla maat. Il concetto di giustizia era l’elemento regolatore della società e della sua complessa articolazione.
Con il monoteismo amarniano non c’è nessuna dialettica. Aton è il solo e unico dio e Akhenaton è il suo profeta, colui che rivela e trasmette la Verità. La nuova concezione religiosa è basata sulla fede verso il dio solare Aton e colui che lo rappresenta sulla terra, suo figlio Akhenaton. Il male è ciò che si oppone a questa dottrina. Si rompe così l’antico e tradizionale elemento di coesione sociale e al suo posto si sviluppa un senso di pietà personale1. Si afferma la centralità dell’individuo che si manifesta con la flessibilità dei comportamenti sociali: cade la rigida prescrittività dei comportamenti sociali, ora gli individui sono più orientati dai propri sentimenti.
Queste considerazioni valgono particolarmente per il sovrano che ora si mostra anche nei suoi momenti privati e di vita quotidiana: scene di vita familiare, il pasto, le corse sul cocchio. Ora nell’arte si esprimono anche le scene d’amore coniugale nell’ambito della famiglia regale superando il rigido schema delle statue binarie in cui i due sposi compaiono rigidamente affiancati.
Questi germi innovativi introdotti dalla riforma amarniana non si spengono con la morte di Akhenaton: anche dopo la restaurazione le innovazioni evolvono, favorite dal nuovo contesto internazionale, in parallelo con il recupero della tradizione non più irrigidita in canoni fissi. Nel periodo ramesside i segni di questa maggiore elasticità intellettuale si manifestano con gli ostraka2 (ad esempio con le rappresentazioni del “mondo alla rovescia”) e la produzione figurata di materiali “pornografici” (fra questi il più famoso è il Papiro erotico di Torino) che si integrano con elementi comici e satirici, in cui animali imitano gli umani e talvolta anche i comportamenti regali.
Le liriche d’amore sono componimenti unici nella produzione letteraria egizia e risalgono tutte al periodo ramesside (XIX-XX dinastia). Le liriche d’amore si inseriscono in un filone in cui la lingua si rinnova con parole e forme che appartengono al linguaggio parlato (il neo-egiziano), una evoluzione della lingua che forse ha origine dalla volontà di formalizzare nella forma scritta componimenti orali.
Le liriche d’amore sono classificate come “divertimenti del cuore” (sxmb-ib), una espressione che viene usata per indicare piacevoli situazioni conviviali.
I temi compositivi e i rimandi letterari
Merut (mrwt) è il male d’amore, quasi una malattia che ha come soluzione l’unione dei due amanti. In una lirica il canto è concepito come un incanto amatorio che richiede la presenza di un ritualista con i suoi incantesimi.
Nelle liriche vi sono parecchie citazioni di testi mitici e varie assonanze con testi e inni religiosi. In questo senso la “sorella” (= l’amata) può trasformarsi in un corpo divino (Hathor, la dea della bellezza e dell’amore), così come il “fratello” (l’amato) può essere considerato un dio.
Gli egizi non disdegnavano temi pornografici, come dimostra il Papiro erotico di Torino che proviene dallo stesso ambiente che ci ha tramandato le liriche d’amore ed è dello stesso periodo. Nelle liriche non c’è pornografia ma sentimenti d’amore e il desiderio degli amanti di congiungersi, un desiderio ben naturale per dei giovani amanti.
Nelle liriche l’erotismo si avverte e probabilmente non mancano i doppi sensi. Alcuni di questi risultano evidenti da altre fonti in cui certe espressioni vengono usate con espliciti riferimenti erotici. Altri doppi sensi sono probabili ma non certi. Oggi la loro percezione dipende dall’attualità di certe battute e da un certo nostro grado di malizia personale che può influenzare la lettura.
I canti esprimono focosi sentimenti amorosi che non sorprendono se vengono manifestati da giovanotti innamorati. Ma anche le fanciulle sono tutt’altro che reticenti e manifestano con altrettanto ardore la loro passione amorosa e il desiderio di congiungersi all’amato. Abbiamo in questi canti la prova della libertà sessuale di cui godevano le fanciulle prima del matrimonio oppure questi toni accalorati sono l’indizio che essi sono stati composti da uomini?
Nel complesso delle liriche l’amore corrisposto, che giunge alla sua naturale conclusione, è concepito come una forma di gioco tra i due innamorati, un gioco alla pari, senza imposizioni e forzature da una delle due parti, tipicamente l’uomo. Quando si è avvinti da uno struggente sentimento d’amore la controparte ci appare come un’entità assolutamente unica: “Tu sei l’unico/a, non c’è nessun altro/a come te”. Esattamente il contrario di quando l’amore decade: “Sei come tutte le altre”. Questo sentimento ambivalente dell’amore costituisce il canovaccio letterario delle liriche d’amore dell’antico Egitto.
Nelle rappresentazioni dell’antico Egitto compaiono spesso orchestrine miste che comprendono arpiste e arpisti o un solo arpista che canta o declama un inno o una canzone. Questo tipo di rappresentazioni percorre tutta la storia d’Egitto, dal tempo delle piramidi, l’Antico Regno, fino al periodo romano.
L’importanza dell’arpista nei contesti funerari è confermata anche dalla tomba di Ramesse III nella Valle dei Re con le immagini di un arpista rivolto a due divinità.
Nelle note che seguono ci soffermeremo solamente sulle immagini e i testi conosciuti nella letteratura egittologica come il canto dell’arpista della tomba di Antef, allo scopo di dare evidenza ad alcuni atteggiamenti scettici nei confronti del pensiero religioso ortodosso che affermava un’esistenza dopo la morte e un aldilà luminoso e beato.
Le fonti principali
La raccolta delle liriche d’amore consta di 94 poesie, molte in frammenti.
1 – Papiro Chester Beatty I (conservato al British Museum)
Il papiro, acquistato da Chester Beatty, proviene da una tomba di Deir el-Medina: la tomba di Amonnakht, figlio di Ipuy. Questo e altri papiri erano nascosti nella sovrastruttura ora scomparsa. Il papiro contiene anche un inno a Ramesse V e la versione popolare del mito con la contesa di Horus e Seth. L’inno a Ramesse V lo data alla XX dinastia; ma le poesie d’amore potrebbero essere state ricopiate.
Sul verso del Papiro le poesie d’amore hanno come titolo: “Inizio dei componimenti della grande gioia del cuore”. Sul recto il titolo è: “Dolci versi trovati in un cofanetto”.
2 – Papiro Harris 500 (conservato nel British Museum)
Acquistato da Harris, proviene da Deir el-Medina o da Medinet Habu. È datato alla XIX dinastia. Il papiro contiene anche “Il canto dell’arpista”, la “Storia del principe predestinato” e “La presa di Ioppe”. Le poesie d’amore hanno come titolo: “Inizio dei componimenti di svago. La bellezza della sorella giunge dai campi”.
3 – Papiro di Torino (venduto al Museo dal Drovetti)
Il papiro, di grande formato, riporta anche un testo di carattere amministrativo. Le liriche hanno come titolo “I canti del boschetto” perché protagonisti sono tre alberi: “Il melograno parla…”, “L’albero di fico apre la bocca…”, “Il giovane sicomoro…”
4 – Ostraka vari
Quasi tutti questi ostraka provengono dal grande pozzo di Deir el-Medina. In totale essi sono 27 e risalgono alle dinastie XIX-XX.
Le occasioni in cui venivano recitate o cantate le liriche d’amore
Le rappresentazioni egizie delle tombe della XIX e XX dinastia ci mostrano spesso scene conviviali. Molte di queste scene si riferiscono a banchetti funerari in cui parenti e amici del defunto celebravano un pasto in occasione della “bella festa della Valle”, festività in cui la statua del dio Amon attraversava il Nilo e visitava i templi “funerari” dei sovrani e le necropoli della riva ovest.
Altre scene sono meno convenzionali e mostrano leggiadre fanciulle che suonano i loro strumenti, accennano a passi di danza e sembra che cantino. Si può presumere che giovani delle classi elitarie si incontrassero in amichevoli convivi animati anche da musica, danze e canti. Momenti felici e spensierati come d’altra parte annunciano i titoli di alcuni componimenti lirici: “Inizio dei componimenti della grande gioia del cuore”.
Ci sono indizi che provano l’elevato livello sociale dei personaggi che godevano queste liriche. L’accenno a cavalli e alle scuderie reali (lirica n. 3) fa presumere che gli utenti delle liriche avessero ruoli prossimi al sovrano.
Ogni lirica d’amore ha come protagonista il giovane innamorato o la fanciulla innamorata. Secondo logica si dovrebbe pensare che le poesie fossero recitate o cantate, secondo i casi, da un maschio o da una femmina. In realtà non c’è nulla che provi questa alternanza: le scene che si possono attribuire con certezza a tali occasioni conviviali mostrano solo orchestrine di fanciulle. È anche possibile che le liriche fossero composte da maschi e recitate da fanciulle. In effetti la conoscenza della scrittura era molto più diffusa tra i maschi che tra le femmine; inoltre le rappresentazioni di orchestrine di questo periodo mostrano solo fanciulle musicanti e tra loro sembra che si possano riconoscere delle cantatrici.
Nota sui caratteri formali dei testi
Le liriche ci trasmettono i giovanili e vitali sentimenti di persone vissute più di tre millenni fa. Le loro voci ci emozionano perchè i loro sentimenti li rendono così attuali e simili a noi in alcuni momenti della nostra vita.
I filologi che sono in grado di leggere e tradurre queste poesie possono anche apprezzare i caratteri formali di questo genere letterario.
L’unità di base dei canti è il distico (strofa di due versi) eptametrico (sequenza normativa di 7 unità): si tratta di una struttura fissa del verso, soggetta però a variazioni e ripetizioni che hanno lo scopo di produrre un ritmo più deciso.
La costruzione dei versi ricorre spesso all’allitterazione e alla paronomasia:
– allitterazione: si tratta di assonanze prodotte dalla ripetizione a fini stilistici di parole che hanno simili composizioni sillabiche
– paronomasia: si accostano due parole omofone per mettere in risalto l’opposizione dei significati.
Le liriche d’amore
Le 15 liriche d’amore qui proposte sono state da me scelte e suddivise arbitrariamente secondo un percorso che va dall’esaltazione della bellezza all’amore corrisposto, poi alle delusioni, alle frustrazioni, alle pene d’amore per concludersi col frenetico desiderio d’amore dei due amanti.
PAPIRO CHESTER BEATTY I
Titolo: Inizio dei componimenti della grande gioia del cuore
Primo ciclo – prima stanza
Lui
L’unica, la sorella, la senza pari, la più bella di tutte.
Ecco, ella è come la stella fulgente che appare
all’inizio di una bella annata.
La sua perfezione è fulgida e la sua pelle raggiante,
ammaliatore è lo sguardo dei suoi occhi,
dolci sono le parole che escono dalle sue labbra
senza che nei suoi discorsi ci sia una sola parola superflua.
Alto ha il collo, il seno luminoso e i capelli di vero lapislazzuli.
Le sue braccia superano (lo splendore) dell’oro,
le sue dita sono come boccioli di loto.
Languide ha le reni, strette le anche
e le gambe prolungano la sua bellezza.
Tanto nobile è il suo portamento quando posa i piedi al suolo
che ella mi rapisce con la sua andatura.
Ella fa sì che il collo di tutti gli uomini si volga per guardarla.
Sarà felice chiunque ella abbraccerà
perché si sentirà come il primo degli amanti.
Quando esce maestosamente dalla sua casa
è come vedere Colei che è unica.
PAPIRO CHESTER BEATTY I
Titolo: Inizio dei componimenti della grande gioia del cuore
Primo ciclo – quarta stanza
Lei
A quattro zampe corre il mio cuore
quando penso al mio amore per te.
Non mi permette di camminare come una creatura umana
e balza nel petto.
Ecco, non mi lascia prendere una veste,
trascuro i miei abiti.
Non metto più kohol ai miei occhi,
non mi profumo di unguenti.
“Non fermarti, raggiungi lo scopo!” mi dice il mio cuore
ogni volta che penso a lui.
O cuor mio, non mi dar pena!
Perché ti comporti da folle?
Attendi con calma: il fratello viene da te!
Ma anche gli occhi della folla.
Non fare che la gente dica di me:
“Questa donna è folle d’amore”.
Resta calmo quando pensi a lui,
o mio cuore, non scalpitare.
PAPIRO CHESTER BEATTY I
Titolo: Inizio dei componimenti della grande gioia del cuore
Senza titolo
Secondo ciclo – seconda stanza
Oh, possa tu venire in fretta da tua sorella,
come un cavallo del re
scelto tra mille destrieri,
il primo delle scuderie.
Esso si distingue per il suo foraggio
e il suo signore ne riconosce il passo.
Se ode il suono della frusta
non si può più fermarlo
e anche il migliore conduttore di carro
non può dominarlo.
Lo sa bene il cuore di sua sorella
quando egli si sta avvicinando a lei.
OSTRAKON BORCHARDT I
Lei
È un giorno felice quando posso contemplarti.
Fratello, è un canto grandioso il vederti!
Possa tu entrare da me con birra
e cantanti provvisti di strumenti
mentre cantano a piena voce canzoni spensierate
di gioia e felicità,
mentre il tuo ardore è al massimo
e tu sei accorto nel tuo compito:
parla, e si obbedirà alle tue parole,
e il tuo portamento è come una danza.
La tua sorella perfetta loda il tuo volto
e rende omaggio al solo vederti:
accettalo come fosse birra e incenso,
come l’offerta a un dio!
PAPIRO HARRIS 500
Titolo: Inizio di un componimento di svago. La bellezza della sorella, l’amata del tuo cuore, giunge dai campi
Secondo ciclo – seconda stanza
Lei
È forte il verso dell’anitra selvatica caduta nella trappola.
(Così) il tuo amore mi trattiene e non so liberarmene.
Riprenderò le mie reti: ma che dirò a mia madre
alla quale ogni giorno torno carica di volatili?
Non ho piazzato trappole oggi:
il tuo amore ha catturato me.
PAPIRO HARRIS 500
Lacuna iniziale: si è perso il titolo
Primo ciclo – settima stanza
Io mi coricherò nella mia casa
e farò finta di essere malato.
Allora i miei vicini verranno a visitarmi
e mia sorella verrà con loro.
Ella renderà inutili i medici
perché lei conosce la mia malattia.
PAPIRO CHESTER BEATTY I
Titolo: Inizio dei componimenti della grande gioia del cuore
Primo ciclo – settima stanza
Lui
È da sette giorni che non vedo la sorella.
La malattia si è insinuata in me,
il mio corpo è diventato pesante e ho perso conoscenza.
Quando vengono da me i grandi medici
io non posso essere calmato dai loro rimedi.
I maghi, neppure loro hanno la soluzione:
non si può scoprire la mia malattia.
Ma che si dica: “Eccola!” e questo mi farà rivivere;
che si pronunci il suo nome, e questo mi risolleverà.
Il va e vieni dei suoi messaggeri,
ecco chi farà rivivere il mio cuore.
La sorella mi è più benefica di qualunque rimedio,
ella mi è più efficace di tutta la sapienza medica.
La mia salute! Che ella venga, che io la veda e ritroverò la salute,
che ella apra gli occhi e il mio corpo ringiovanirà,
che ella parli e io ritroverò le forze.
Se l’abbracciassi ella allontanerebbe il male da me.
Ma sono sette giorni da quando mi ha lasciato.
PAPIRO HARRIS 500
Primo ciclo – prima stanza
Lacuna iniziale: si è perso il titolo
Lei
Se io non sono con te, dove porrai il tuo cuore?
Non vuoi tu abbracciarmi ogni volta che ci incontriamo?
Se tu mi cerchi per carezzare le mie cosce e il mio seno
questo è anche il mio desiderio e non ti respingerò!
Te ne vai al pensiero di mangiare?
Sei tu un uomo schiavo del tuo ventre?
Te ne vai per delle vesti quando io possiedo stoffe?
Ti allontani per della birra quando io posso tenderti il mio seno
le cui risorse abbondano per te?
Un giorno di abbracci è più benefico di centomila campi.
PAPIRO HARRIS 500
Titolo: Inizio di un componimento di svago. La bellezza della sorella, la tua amata, giunge dai campi
Secondo ciclo – settima stanza
Lei
Volgo lo sguardo verso la porta esterna:
ecco, mio fratello sta venendo verso di me,
i miei occhi sono rivolti alla strada,
mentre le orecchie ascoltano il rumore dei passi.
L’amore per mio fratello è la mia sola occupazione;
io non mi preoccupo che di lui.
Il mio cuore non può tacere: egli mi ha inviato un messaggero
dai piedi veloci, quando va e viene,
per dirmi che mi ha abbandonato,
che ha trovato un’altra!
E questa è in contemplazione davanti a lui.
Ecco, la sofferenza mi colpisce a causa di un’altra.
PAPIRO CHESTER BEATTY I
Titolo: inizio del dolce componimento trovato in un cofanetto, scritto dallo scriba della tomba Nakhtsebek
Terzo ciclo – sesta stanza
Lui
Ciò che mi ha fatto la sorella
perché dovrei tacerlo?
Lasciarmi all’ingresso della sua casa
mentre lei si ritirava all’interno!
Non mi ha detto: “Vieni dentro, bello!”
privandomi della mia notte.
PAPIRO DI TORINO
Titolo: manca per una lacuna all’inizio del testo
Terzo canto
Il piccolo sicomoro, che lei ha piantato di sua mano, apre la bocca per parlare.
Le parole che escono dalla sua bocca sono dolci come il miele.
Egli è bello, i suoi leggiadri rami sono verdeggianti e rigogliosi.
È carico di frutti maturi più rossi del diaspro, come turchese sono le sue foglie,
come smalto ha la scorza, il suo legno ha il colore del feldspato.
È lui che invita la gente sotto i suoi rami perché la sua ombra è fresca.
Egli dà una lettera in mano alla fanciulla, figlia del capo giardiniere,
e fa sì che lei si affretti all’innamorato:
“Vieni a passare un momento con la compagnia, la vegetazione è in pieno rigoglio;
sono a tua disposizione il chiosco del giardino e il padiglione.
I tuoi compagni si rallegrano quando ti vedono.
Si è ebbri quando ci si affretta verso di te anche prima di avere bevuto.
Sono venuti i domestici coi loro preparativi, portando birra di ogni tipo e ogni specie di pani,
molti fiori di ieri e di oggi e ogni specie di frutta per rinfrescarsi.
Vieni, passa questa giornata felicemente, e domani, dopodomani,
fino a tre giorni seduta alla mia ombra con l’amico alla tua destra”.
Ella lo fa inebriare assecondandolo in tutto ciò che egli dice.
Mentre il simposio si turba in ebbrezza, ella resta in disparte con il suo fratello.
“Il segreto delle sue passeggiate è in me,
ma io sono discreto e non dirò una parola di quel che vedo”.
OSTRAKON POSENER
Primo ciclo – settima stanza
Lui
………….
Quando le sue labbra son socchiuse, se la bacio
sono ebbro anche senza birra!
…………
PAPIRO HARRIS 500
Primo ciclo – quinta stanza
Lei
………..
Non si sazia il mio cuore del tuo amore,
mio piccolo sciacallo del piacere!
Alla tua ebbrezza non posso rinunciare
al punto di essere cacciata e battuta,
……….
PAPIRO CHESTER BEATTY I
Titolo: Inizio del dolce componimento trovato in un cofanetto, scritto dallo scriba della tomba Nakhtsebek
Terzo ciclo – Secondo stanza
Lui
Tu lo presenterai alla casa di tua sorella
quando lei è sola, senza nessun altro.
Tu potrai fare ciò che vuoi della sua serratura
mentre i porticati si agiteranno.
Se spira un soffio di vento
esso ti apporterà il suo odore
e il profumo si diffonderà, così che si inebrieranno
coloro che le stanno davanti.
Perché è la Dorata che te l’ha assegnata come un dono
fino al termine della tua vita.
PAPIRO HARRIS 500
Titolo: inizio di un componimento di svago. La bellezza della sorella, l’amata del tuo cuore, giunge dai campi
Secondo ciclo – ottava stanza
Lei
Il mio cuore sta ripensando al tuo amore.
Solo un lato del mio capo porta la treccia.
Io sono venuta correndo a cercarti
e ho trascurato la mia acconciatura;
ho tolto e poi rimesso la mia parrucca
per essere pronta in ogni momento.
OSTRAKON DEL CAIRO – POSENER (da un vaso di Deir el-Medina)
Prima stanza
Lui
Potessi essere io la nubiana
che è al suo servizio personale.
Ella, discreta di giorno, mi mostrerebbe
i seni come mandragore alla sera.
Di notte si denuderebbe
e potrei così vedere il colore
di tutte le sue membra.
OSTRAKON POSENER (da un vaso di Deir el-Medina)
Terza stanza
Lei
Mio dio, mio signore, ti accompagno.
Rendi dolce l’andare verso la riva, verso i fiori di loto.
Il mio desiderio è scendere nell’acqua e fare il bagno davanti a te
per fare in modo che tu veda la mia bellezza
in una tunica di lino regale di prima qualità imbevuta di essenza
profumata.
Io scenderò nell’acqua insieme a te
e ne uscirò portandoti un pesce rosso che sarà ben tenuto tra le mie dita
e davanti a te lo poserò sul mio petto.
Fratello, vieni a contemplarmi!
Gilberto Modonesi
Bibliografia
B. Mathieu, La poésie amoureuse de l’Egypte ancienne. Recherches sur une genre littéraire au Nouvel Empire, IFAO, Le Caire 1996.
Questo volume è essenziale per la traduzione di tutte le poesie conosciute, la pubblicazione dei testi , l’apparato critico e vari tipi di analisi formale
E. Ciampini, Canti d’amore dell’antico Egitto, Salerno Editrice, Roma 2005.
Nell’introduzione l’autore presenta le poesie d’amore nel contesto del periodo come risultato delle novità introdotte nel periodo amarniano e nel contempo ispirate ai canoni tradizionali. Il mio testo di presentazione ha come riferimento principale i temi sviluppati nell’ “introduzione” di Ciampini.
P. Vernus, Chants d’amour de l’Egypte antique, Imprimerie Nationale, Paris 1992.
E. Bresciani, Le liriche d’amore, in Letteratura e poesia dell’antico Egitto, Einaudi Tascabili, Torino 1999, pagg. 453-477.
B.H. Fowler, Love Lyrics of Ancient Egypt, The University of Carolina Press, Chapel Hill and London 1994.
Ph. Derchain, Pour l’érotisme, in Chronique d’Egypte, LXXIV (1999), fasc. 148, pagg. 261-267.
Nell’articolo l’autore critica l’analisi strettamente filologica del Mathieu che non concede nulla all’erotismo delle liriche che invece è nella natura di questi testi.
M. Lichtheim, Ancient Egyptian Literature, vol. II: The New Kingdom, University of California Press, Berkeley-Los Angeles-London, 1974, pagg. 181-193
B. Mathieu, L’univers végétal dans les chants d’amour égyptiens, in Encyclopedie religieuse de l’Univers végétal, vol. I, Université Paul Valery – Montepellier 1999, pagg.99-106.
S. Donadoni, La letteratura egizia, Sansoni-Accademia, Firenze 1967, pagg. 203-217.
L’autore riporta numerosi brani delle liriche per evidenziare di volta in volta il ritmo delle poesie, l’ispirazione intellettuale, i rimandi letterari e i virtuosismi formali.
1) La “confessione negativa dei peccati” del capitolo CXXV del Libro dei Morti ne è la prova evidente, così come l’istituzione nei templi di un posto dedicato al “dio che ascolta le preghiere” dove i fedeli possono confidarsi con la divinità. Le stele con la rappresentazione di orecchi esprimono un’altra modalità di comunicazione diretta con la divinità.
2) Sono così chiamate le scaglie di calcare e i cocci di vasi che recano disegni o dipinti e iscrizioni.