Nell’anno 23 del regno, dopo l’uscita di scena di Hatshepsut, Thutmosi III fece costruire un nuovo tempio a est della corte del Medio Regno del grande santuario dedicato al dio Amon-Ra, a Karnak. Il nuovo tempio, chiamato Menkheperre1 Akh-menu (= Menkheperre è Brillante di Monumenti)2, fu terminato probabilmente nell’anno 25 e qualificato come “grande tempio dei milioni di anni”3.

Fig. 1 – Immagine esterna dell’Akh-menu, con l’accesso al monumento sulla destra (foto dell’autore)

Thutmosi III afferma che il tempio fu costruito come memoriale a suo padre Amon-Ra e ai suoi antenati al fine di perpetuare i loro nomi e assicurare loro il servizio delle offerte divine4. A tale proposito vale la pena di segnalare che l’Akh-menu comprendeva anche una “camera degli antenati”, ora ricostruita nel Museo del Louvre, a Parigi. In tale camera erano raffigurate le immagini e i nomi di ben 61 sovrani, molti dei quali praticamente ignoti.

Fig. 2 – Tavola con le figure dei 61 sovrani che erano rappresentati nella “camera degli antenati” (la tavola è ripresa da un volume di Emile Prisse D’Avennes)

Rimane oscuro il criterio con cui questi re furono scelti da Thutmosi per essere qui rappresentati.
Il complesso monumentale di Karnak è costruito secondo due assi: l’asse est-ovest, che identifica il percorso del dio sole ed è quindi l’asse divino, e l’asse sud-nord, sostanzialmente parallelo al corso del Nilo. L’asse sud-nord segna il percorso delle processioni ed è pertanto indicato come percorso regale. I due assi si incrociano fra il 3° e il 4° pilone, dove si trovavano i quattro obelischi di Thutmosi I e di Thutmosi III5.

L’Akh-menu è un tempio autonomo all’interno del complesso dei templi di Karnak, come dimostra la sua struttura:

– il portale di ingresso sulla destra dell’edificio (con ai lati due statue osiriache del re)
– una sala intermedia chiamata modernamente “sala delle feste”
– varie cappelle dietro la “sala delle feste”, alcune a nord e altre a sud rispetto all’asse est-ovest del grande santuario
– una cappella solare a cielo aperto
– il “giardino botanico” preceduto da una anticamera
– il santuario di Amon-Ra
– una anticamera e un santuario parallelo, a est del santuario di Amon-Ra
– i magazzini per i materiali del culto.
Fig. 3 – Piano generale del settore che comprende l’Akh-menu e i suoi annessi (figura tratta dal volume Les Batisseurs de Karnak, di Golvin & Goyon, 1987, citato in nota, pag. 45)

Nella “sala delle feste” si celebravano varie feste solenni e da qui prendevano l’avvio le relative processioni:

– la festa e la processione di Sokar
– la bella festa della Valle
– la festa del I giorno dell’anno (I giorno del mese di Thot)
– la festa di Neheb-Khau (intronizzazione di Horus)
– i misteri di Osiri-Sokar
– il rinnovo dell’incoronazione regale6.

La “sala delle feste” presenta un orientamento che va da sud verso nord. Le sale di destra (sud) sono dedicate a Sokar, una divinità ctonia, quindi esse esprimono un carattere funerario. Qui si concentra il principio di azione del potere regale del figlio di Ra, Thutmosi. Qui si trovano i rilievi della festa Sed in cui il re compie la “corsa ai vasi e al remo”. Questo rito esprime simbolicamente la corsa del re da Assuan verso il nord e il Delta per assicurare che le acque dell’inondazione fecondassero l’intero Egitto. Così il sovrano si manifesta come il regolatore della natura e dell’inondazione7.

Fig. 4 – Un’immagine di Thutmosi III durante la festa Sed – L’immagine è nel Salone delle Feste. (foto dell’autore)
Fig. 5 – La salita alla cappella solare per il rito dell’ “unione al sole” (foto dell’autore)

Procedendo verso nord le rappresentazioni della “sala delle feste” mostrano i riti di varie città sante del Delta. Il punto di arrivo è la cappella solare a cielo aperto, simbolo di Heliopoli e di rinascita8.

La cappella solare era dedicata a Ra-Harakhty-Amon-Ra, “reggente di Tebe”. Qui veniva celebrato il rito dell’ “unione al sole” per rinnovare l’energia della statua di Amon-Ra e per rinnovare anche la vita del re, della regina e delle loro statue9. È nell’area nord che viene riconfermata la vita alle statue e allo stesso re; è al nord che ha luogo la rinascita della natura10. In tutta l’area dell’Akh-menu Amon-Ra è itifallico per manifestare l’idea di fecondità11.

Fig. 6 – L’esterno dell’edificio che costituisce la “sala delle feste” e quella che oggi sembra una corte ma che allora era la parte celata del santuario dell’Akh-menu con la statua di culto di Amon-Ra (foto dell’autore)

Le sale sokariane della “sala delle feste”, di intonazione funeraria, terminano in corrispondenza dell’asse centrale del tempio maggiore. Qui si trova la cappella di Alessandro Magno. In precedenza la cappella era dedicata a Thutmosi III e al culto del falco Horus di cui esistono ancora i resti di una statua12.
Dal lato sinistro (nord) della cappella di Alessandro parte un corridoio che si estende verso est fino a incontrare il muro di recinzione dell’Akh-menu. Qui si elevava una piattaforma, ora scomparsa, alta m. 1,31, lunga m. 2,62 e larga m. 2,36. Sono state formulate delle ipotesi alternative sulla funzione di tale piattaforma: essa poteva essere il basamento di una statua di Amon-Ra itifallico; oppure qui si appoggiava la statua del dio al ritorno dalle processioni13.
In fondo al corridoio si apriva nella parete nord una soglia sopraelevata di m. 1,05 chiusa da una porta. Da questa soglia, che aveva l’aspetto di una cripta, si entrava nella sala a colonne del “giardino botanico” e da qui si poteva procedere verso il santuario di Amon-Ra.

Fig. 7 – Tavola che mostra come era la parte celata del santuario – Tavola ripresa dall’articolo di D. Laboury, 2007, citato in nota, pag. 32

È subito evidente che l’accesso al “giardino botanico” e al santuario non era agevole e neppure evidente alla vista. Questa area, chiusa e protetta, indicava un luogo riservato e fortemente sacralizzato. Lo confermano anche le quattro colonne, che simboleggiano gli assi del cosmo, e le rappresentazioni del “giardino botanico”14.

Fig. 8 – Il testo geroglifico che precede le immagini del “giardino botanico” (foto dell’autore)

Sulla parete orientale del vestibolo-anticamera del santuario, un testo geroglifico ci illustra il pensiero di Thutmosi con riguardo alle rappresentazioni di piante e animali del “giardino botanico”:

(…..) ogni specie di vegetali straordinari, ogni specie di fiori scelti che si trovano nella Terra del Dio e che sono stati portati a Sua Maestà quando Sua Maestà si è recato al Retenu Superiore per rovesciare i paesi (del nord), secondo ciò che gli aveva ordinato suo padre Amon che ha collocato tutte le terre sotto i suoi sandali da (questo giorno) fino a milioni di anni.
Allora Sua Maestà disse:
“Così vero che Ra vive per me e che mio padre Amon mi ama e mi loda, tutto ciò ha veramente avuto luogo, non c’è alcuna iscrizione menzognera, è a causa dei bau della Mia Maestà che una terra feconda fa nascere per me i suoi prodotti.
Se la Mia Maestà ha fatto quello, è per fare che essi siano a disposizione di mio padre Amon, nella sua grande dimora dell’Akh-menu, sempre e per sempre”15.

Il “giardino botanico” e il santuario con la statua del dio erano coperti da un soffitto16. La struttura dei templi egizi comportava che la statua divina fosse protetta da possibili attacchi esterni dei malefici esseri del caos. Pertanto nel santuario la statua del dio era rinchiusa in un naos e immersa nella oscurità più totale. Quindi chi superava il difficoltoso ingresso al “giardino botanico” si trovava nel buio assoluto, rotto solo dalla luce di una torcia che doveva creare con i suoi riflessi di luci ed ombre un notevole effetto drammatico.
Tra le colonne del “giardino botanico” erano poste due sfingi17 rivolte a nord, verso il santuario.
Per entrare nel santuario il visitatore doveva passare tra le due colonne centrali avendo ai lati le due sfingi. Si è ipotizzato che le due sfingi rappresentassero Aker, un dio della terra, e che questo passaggio fosse la soglia, il limine per lasciare il nostro mondo, rappresentato dal “giardino botanico”, e accedere al mondo degli dei, l’area del santuario in cui era posto il naos con la statua di Amon-Ra18. Per questo motivo è stato proposto di recente che qui avvenisse l’iniziazione rituale dei sommi sacerdoti del tempio, i preti chiamati Hm-nTr o it-nTr, “padre divino”. I preti wAb, “puri”, non venivano iniziati e pertanto la loro funzione era di compiere i preparativi dei rituali rimanendo all’esterno della sala ipostila19.

Fig. 9 – La stele nel Museo di Berlino mostra le figure dei Grandi Preti che si sono succeduti alla guida del tempio di Karnak (foto dell’autore)

L’iniziazione comportava, come atto culminante e definitivo, la visione del dio e in questa area intermedia tra terra e cielo si poteva effettivamente vedere la statua del dio all’interno del suo naos dopo la rottura dei sigilli e l’apertura della porta20.

Il “giardino botanico” con le sue rappresentazioni straordinarie dava il senso della potenza creatrice e generativa di Amon-Ra e dello stesso Thutmosi secondo il testo geroglifico che tuttora introduce al “giardino botanico”. Nel “giardino” sono state individuate 382 rappresentazioni di piante e vegetali21, 38 di uccelli22, 12 di bovini23, una di gazzella24 e una di libellula25.
Le rappresentazioni del “giardino botanico” hanno forme selettive ed essenziali perchè sono colte secondo la particolarità dell’immagine che l’autore voleva evidenziare26. Le piante e gli animali sono per la maggior parte esotici; altri sono rimarchevoli per la loro capacità di moltiplicarsi o per qualche deformazione27. In particolare le deformazioni si notano nelle figure di alcuni bovini: tre corna, una doppia coda, una doppia fronte, una doppia zampa e una zampa incompleta28. La teratologia, cioè lo studio delle “mostruosità” degli esseri viventi, sollecitava l’interesse positivo degli egizi che concepivano le anormalità come differenze notabili per i loro caratteri distintivi29. (vedi le figure in fondo all’articolo con alcune immagini del “giardino botanico”).
Superata la soglia posta tra le due colonne centrali del “giardino botanico” si entrava nel santuario, l’area riservata alla divinità, la cui statua era in un naos costruito presumibilmente in legno. Sulla grande piattaforma di granito si vedono ancora le scanalatura e i fori che servivano a montare il naos30. Davanti ad esso si trova tuttora una grande tavola di offerte sulla cui base, rivolta verso la statua del dio, è scolpita la figura inginocchiata di Thutmosi.

Fig. 10 – Nel santuario, sotto la base su cui era possta la statua di Amon-Ra, una scultura mostra Thutmosi inginocchiato (foto dell’autore)

Sulle pareti laterali che racchiudono l’ampio spazio del naos si individuano le otto celle, quattro per parte, che dovevano contenere le statue di divinità. Non ci sono elementi per stabilire se le statue erano delle divinità che componevano l’Enneade o se invece si trattava delle divinità a forma di batraci e di serpenti da cui derivava in origine lo stesso dio Amon. Quindi rimane misteriosa anche la forma che poteva avere nel suo naos la statua di culto di Amon-Ra31.

A est del santuario e parallelo ad esso si apre una prima sala che ha l’aspetto di un magazzino o di una anticamera. La seconda sala ha invece l’aspetto di un santuario secondario. La decorazione testimonia l’associazione di un culto regale al culto divino32. Il culto regale non può che riferirsi a Thutmosi. Anche l’orientamento sud-nord del santuario principale e del santuario secondario è un indizio importante per dare un particolare significato al ruolo regale che aveva questa parte del complesso templare33, confermando la funzione regale attestata dai due colossi del re posti all’ingresso dell’Akh-menu e dalla definizione di “tempio dei milioni di anni”. L’Akh-menu riuniva il “re degli dei” e il “figlio, re e dio”, nella gloria della trasfigurazione (akh)34.

Fig. 11 – A est della recinzione dell’Akh-menu una colossale statua di alabastro mostra Thutmosi e Amon-Ra abbracciati (foto dell’autore)

Sembra quindi che si possa concludere che questo tempio aveva lo scopo di rendere Thutmosi III e Amon-Ra un’unica entità divina. Ciò sembra confermato anche dal monumento che si trova subito a est della recinzione dell’Akh-menu: i resti di due enormi statue di alabastro mostrano Amon e Thutmosi fianco a fianco, abbracciati35.
Le figure da 12 a 20 riprendono alcune immagini del “giardino botanico” in diverse condizioni di luce. Le foto sono dell’autore.
La pubblicazione di N.Beaux, Le cabinet de curiosités de Thoutmosi III. Plantes et animaux du de Karnak, Peeters, Leuven 1990, illustra ogni particolare del “giardino botanico” e dà un nome alle specie vegetali finora identificate.

Fig. 12
Fig. 13
Fig. 14
Fig. 15
Fig. 16
Fig. 17
Fig. 18
Fig. 19
Fig. 20

Gilberto Modonesi

1) Il nome ricevuto da Thutmosi durante l’incoronazione.
2) Così è tradotto da Barguet, Le temple d’Amon-Ra à Karnak. Essai d’exégèse, IFAO, Le Caire 1962, pag. 283. Un’altra possibile traduzione è “Glorioso o Luminoso di Monumenti”: Lauffray, Karnak d’Egypte. Domain du divin, Editions du CNRS, Paris 1987, pag. 125.
3) Questa definizione ci segnala che il tempio era per vocazione dedicato al culto regale, come è il caso dei templi una volta chiamati “funerari” che si trovano sulla riva occidentale di Luxor.
4) Barguet, op. cit., pag. 284.
5) Barguet, op. cit., pag. 19. Analoghi concetti sono espressi da Golvin & Goyon, Les batisseurs de Karnak, Presses du CNRS, Paris 1987, pag. 27 e pag. 30.
6) Barguet, op. cit., pag. 295
7) Golvin & Goyon, Lees Batisseurs de Karnak, Presses du CNRS, Paris 1987, pag. 45.
8) Golvin & Goyon, op. cit., pag. 45.
9) Barguet, op. cit., pag. 292.
10) Anche il “giardino botanico” si trova a nord dell’asse assiale.
11) Barguet, op. cit., pag 287.
12) Barguet, op. cit., pag. 285.
13) Beaux, Le cabinet de curiosités de Thoutmosis III. Plantes et animaux du de Karnak, Peeters, Leuven 1990.
14) Golvin & Goyon, op. cit., pag. 46, li considerano sostegni dell’universo. Ricordiamo che il numero “quattro” aveva un grande valore magico-simbolico e i riferimenti a questo numero sono numerosi. Come riferimenti di base si possono consultare: J-C Goyon, Nombre et Univers: reflexions sur quelques données numériques de l’arsenal magique de l’Egypte pharaonique, in La magia in Egitto al tempo dei faraoni (a cura di Roccati & Siliotti), Arte e Natura Libri, Milano 1987, pagg. 58 e segg.; R. Wilkinson, Symbol and Magic in Egyptian Art, Thames & Hudson, London 1994, pagg. 126-147.
15) La traduzione del testo è di Beaux, op. cit., pag. 42. Una analoga traduzione si trova in Barguet, op. cit., pag. 199: qui il termine bau è tradotto con potenza.
16) Beaux, op. cit., pag. 27.
17) Le due sfingi ora si trovano nel giardino del Museo Egizio del Cairo: Beaux, op. cit., pag. 20; Laboury, Archaeological and Textual Evidence for the Function of the “Botanical Garden” of Karnak in the Initiation Ritual, SAOC 61, Chicago 2007, pag. 28.
18) Laboury, op. cit., pag. 31. L’autore basa la sua ipotesi anche su uno studio di Kakosy del 1994 (Tempel und Mysterien) in cui si definiscono le condizioni necessarie per realizzare l’iniziazione rituale.
19) Questi preti erano chiamati “profeti” dai greci: Gee, Prophets, Initiation and the Egyptian Temple, in JSSEA 31 (2004), pagg. 97-107.
20) In precedenza si riteneva che l’iniziazione dei sommi preti del tempio avvenisse nella “sala delle feste”: Krutchen, Les annales des pretes de Karnak (XXI-XXIII dynasties) et autres textes contemporains relatifis à l’initiation des pretes d’Amon, Peeters, Louven 1989. In questo volume l’autore riporta i testi di alcuni grandi preti che raccontano la loro iniziazione: pag. 175 e seguenti. Più sfumata è l’ipotesi di Barguet sul luogo in cui avveniva l’iniziazione (op. cit., pag. 288), che comunque indica come probabile per tale funzione la cappella solare).
21) Beaux, op. cit., pag. 213.
22) Beaux, op. cit., pag. 273.
23) Beaux, op. cit., pag. 277.
24) Beaux, op. cit., pag. 285.
25) Beaux, op. cit., pag. 286.
26) Beaux, op. cit., pag. 51.
27) Beaux, op. cit., pag. 314.
28) Beaux, op. cit., pagg. 281-282.
29) Oltre ai casi specifici rappresentati nel “giardino botanico” si può ricordare, come esempio, l’importanza attribuita ai nani per tutto il corso della storia egizia: Beaux, op. cit., pag. 308.
30) Beaux, op. cit., pag. 24.
31) Beaux, op. cit., pag. 27. Anche Golvin & Goyon, op. cit., pag. 46, ritengono che la statua di Amon-Ra potesse avere un aspetto misterioso “circondata dalla dieci forme elementari delle origini del mondo, dissimulate nelle dieci nicchie laterali”: ricordiamo che Beaux scrive che le celle sono otto (vedi sopra a pag. 3).
32) Beaux, op. cit., pag. 35.
33) L’orientamento sud-nord è quello del Nilo e del percorso delle processioni regali.
34) Golvin & Goyon, op. cit., pag. 46.
35) Thutmosi si è appropriato della statua che in origine era di Hatshepsut.

N.B. – Pure non essendo stati esplicitamente citati segnaliamo altri importanti contributi dedicati all’Akh-menu di Karnak:Donadoni, Tebe, Electa, Milano 1999, pagg. 24-30; Tosi, Il grande santuario di Amon-Ra a Karnak. L’orizzonte sulla terra, La Mandragora, Imola 2000, pagg. 50-54

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Gilberto Modonesi

Ho iniziato a interessarmi dell’Egitto antico nel 1960. Nel 1964 mi sono sposato e il viaggio di nozze è stato il mio primo viaggio in Egitto. A metà ottobre il primo cortile del tempio di Luxor era allagato dall’acqua dell’inondazione del Nilo e anche le basi dei colossi di Memnon erano in acqua. Ad  Aswan i russi stavano costruendo la Grande Diga.

Nel 1980, dopo la nascita di due figli, ho effettuato la navigazione sul Nilo con tutta la famiglia. Nel 1985 ho partecipato con mia moglie a un viaggio organizzato dal Dr. Mario Tosi. Da allora e fino al dicembre del 2010 sono stato in Egitto almeno 35 volte. Agli inizi ho visitato i vari siti archeologici in taxi solo con mia moglie.. Quando sono iniziati gli attentati contro i turisti ho organizzato viaggi turistici in modo da avere una scorta militare. In questi viaggi io avevo il ruolo di “responsabile culturale”. Grazie a tutti questi viaggi ho potuto visitare i siti archeologici dal nord al sud dell’Egitto, quelli di tutte le oasi e i monumenti del Lago Nasser. Ho fatto un viaggio anche nel Sinai per visitare il tempio di Serabit el-Khedim.

Il viaggio del dicembre 2010 è stato il mio ultimo viaggio a causa della rivoluzione egiziana, poi per miei problemi di salute e successivamente anche di mia moglie.

Per arricchire la mia conoscenza dell’antico Egitto e per seguire gli sviluppi delle ricerche mi sono iscritto a varie associazioni internazionali e nazionali:

  • International Association of Egyptologists
  • Amici del Museo Egizio di Torino
  • American Research Center in Egypt
  • Fondation Egyptologique Réine Elisabeth
  • Egypt Exploration Society
  • Associazione Culturale Harwa 2001
  • Centro Egittologico Comasco F. Ballerini

Dal 2020 non ho più rinnovato la mia iscrizione a queste associazioni a causa della mia situazione personale e famigliare.

Il mio antico interesse per l’Egitto si è alimentato anche partecipando come uditore a diversi incontri internazionali:

  • Convegno sulla Magia Egizia – Milano 29-31 ottobre 1985
  • Convegno sulla Valle dei Re – Tucson (Arizona) 26-27 ottobre 1994
  • International Congress of Egyptologists : Torino 1991 – Cambridge 1995 – Cairo 2000 – Grenoble 2004 – Rodi 2012 –  Firenze 2016

Grazie alla mia esperienza di visite in Egitto e alla documentazione raccolta in migliia di diapositive ho per anni diffuso la conoscenza dell’antico Egitto presso varie “Università della Terza Età”. Poi, nel 2006, il Centro Studi Archeologia Africana, che ha sede nel Civico Museo di Storia Naturale di Milano, mi ha offerto la possibilità di organizzare e tenere conferenze sull’antico Egitto presso l’aula magna dello stesso Museo. Ho svolto questa attività dal 2007 fino al gennaio del 2020, con conferenze mensili sull’Egitto antico. Il 2020 è un anno fatidico a causa del Covid e dei miei problemi personali e di mia moglie.

Ho scritto alcuni articoli e due libri :

  • All’ombra del divino – Il significato dei ventagli nelle rappresentazioni dell’antico Egitto (2016)
  • La longeva vitalità di fiabe e racconti mitici egizi – Alla ricerca di tracce di racconti mitici e fiabe egizi in fiabe moderne europee (2018)

Nel tempo ho raccolto centinaia di articoli e acquistato tanti (troppi) libri di egittologia di varii formati e dimensioni: mignon-normali-grandi-enormi (il formato imperiale).

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