IL TESORO DI DUSH
A circa 13 km. dall’oasi di Baris, che fa parte dell’oasi di Kharga, si trova il sito archeologico di Dush, l’antica città di Kysis. Era una località ai confini dell’Impero Romano e aveva quindi notevole importanza strategica. A circa 2 km. da Dush ci sono i resti di un forte romano che sorvegliava la strada che da Kysis si univa al Darb el-Arbain, “la strada dei 40 giorni” che dall’Egitto, da Assiut, arrivava ad Andurman in Nubia. Una consistente guarnigione romana controllava il commercio tra l’Africa e l’Egitto.
Il sito archeologico di Dush è decisamente lontano e disagevole da raggiungere. Gli ultimi chilometri del percorso sono spettacolari per la presenza di dune mobili che lentissimamente si muovono in formazione compatta verso sud. È curioso vedere che la strada che stiamo percorrendo è inghiottita da una duna di sabbia e che una strada alternativa, segnata da un cartello stradale, è stata costruita per aggirare la duna di sabbia.
Il sito archeologico consta di un tempio romano in mattoni totalmente distrutto di cui non si sa neppure a chi fosse dedicato. A nord dei templi ci sono le necropoli.
Un altro tempio romano in calcare è stato costruito dall’imperatore Domiziano, negli anni 90 del I secolo d.C., dedicato a Serapide e a Iside.
Il tempio è preceduto da due cortili a cui seguono, dopo il pilone, un vestibolo, una sala colonnata e il santuario con una sala dedicata alla barca processionale del dio e una seconda sala che era il naos con la statua divina di cultoi.
L’imperatore Traiano ha aggiunto la seconda corte e l’imperatore Adriano alcune altre parti del tempio e la decorazione sulla parete esterna sul retro del tempio.
Nelle altre parti del tempio la decorazione è limitata ai soli montanti delle porte della sala colonnata con i cartigli di Antonino il Pioii.
Nonostante le mie ricerche non ho trovato alcun documento che descriva i rilievi rappresentati su questa parete. Tutte le scene sono scene di offerta ma è difficile identificare i personaggi che fanno l’offerta e quelli che la ricevono. Vale la pena di segnalare che sul lato destro della parete con i rilievi (fig. 6 bis) è rappresentato il “rito dell’offerta degli specchi”, un rito tolemaico poco frequente. Questo rito è attestato solo a partire dal regno di Tolomeo II Filadelfo e usualmente è a favore di divinità femminili. Il potere degli specchi di riflettere la luce evoca i due luminari celesti, il sole e la luna, che sono anche gli occhi del dio Horusiii.
Le guide turistiche danno ben poco spazio a questo sito archeologico, ma Dush non può essere ignorata per il “tesoro” che è stato scoperto nel 1989 dalla missione francese impegnata negli scavi di questo sitoiv.
Il “tesoro di Dush” consta di una serie di oggetti in oro fino del peso di
Kg. 1,220 e di due medagliette d’argento. Il tesoro era all’interno di un grande vaso di ceramica, nascosero intorno al IV secolo d.C. forse per preservarlo dalla distruzione del tempio nell’epoca in cui il cristianesimo trionfante faceva interdire i culti pagani. Alcuni oggetti del tesoro sono deformati per essere stati inseriti a forza nel vaso.
Gli oggetti ritrovati sono dedicati al culto di Serapide. La grande corona (363 gr.), che ornava la testa del gran prete durante le cerimonie solenni, era composta al centro da una vistosa edicola a forma di tempio con una figura di Serapide inquadrata da colonne che hanno in cima i busti di Iside.
Serapide tiene nella mano sinistra una lancia, la mano destra è posata sulla testa di un piccolo Harpocrate che ha il dito in bocca, come segno di infanzia, e un corno come augurio di abbondanza. Sul frontone c’è un disco solare circondato da serpenti.
Il cintro, collegato al grande medaglione a forma di tempio, era formato da un fogliame d’oro composto da sottili foglie di vite accompagnate da capsule di papavero simbolo di fecondità. Con questo cintro di foglie la grande corona aveva un diametro di 22 cm.
Il tesoro comprendeva anche due braccialetti ornati di pietre semipreziose e da un serie di 187 “medagliette” d’oro a forma di tempietto su cui, per la gran parte, è scolpito il toro Api visto di profilo, forse degli ex-voto.
Completa il tesoro di Dush una grande collana composta di 79 “medagliette” a forma di tempietto decorate da un toro Api visto di profilo (493 gr.). Nulla si sa sull’uso di questa collana, forse un pettorale della statua di culto.
Il “tesoro di Dush” è raccolto ed esposto in una bacheca del Museo Egizio del Cairo.
Gilberto Modonesi
i) R. Wilkinson, Templi dell’antico Egitto, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 2000, pag. 238.
ii) S. Aufrère-Cl. Golvin-J. Cl. Goyon, L’Egypte resituée. Tome 2. Sites et tmples des déserts, Editions Errance, Pareis 1994, pagg. 106-107.e pagg. 107-108.
iii) Il rito è stato indagato da Husson, L’Offrande du miroir dans les temple égyptiens de l’époque gréco-romain, Lyon 1977; Corteggiani, L’Egypte ancienne et ses dieux, Paris, 2007, pagg. 336-338.
iv) S. Aufrere-Cl. Golvin-J.Cl. Goyon, Sites et temples des déserts, op. cit., 1994, pagg. 110-111; M. Reddé, EGYPYE, chefs d’oevre de tous le temps, Institut du Monde Arabe, Paris 1989-1990, pagg. 57-59.