IL TESORO DI DUSH

A circa 13 km. dall’oasi di Baris, che fa parte dell’oasi di Kharga, si trova il sito archeologico di Dush, l’antica città di Kysis. Era una località ai confini dell’Impero Romano e aveva quindi notevole importanza strategica. A circa 2 km. da Dush ci sono i resti di un forte romano che sorvegliava la strada che da Kysis si univa al Darb el-Arbain, “la strada dei 40 giorni” che dall’Egitto, da Assiut, arrivava ad Andurman in Nubia. Una consistente guarnigione romana controllava il commercio tra l’Africa e l’Egitto.
Il sito archeologico di Dush è decisamente lontano e disagevole da raggiungere. Gli ultimi chilometri del percorso sono spettacolari per la presenza di dune mobili che lentissimamente si muovono in formazione compatta verso sud. È curioso vedere che la strada che stiamo percorrendo è inghiottita da una duna di sabbia e che una strada alternativa, segnata da un cartello stradale, è stata costruita per aggirare la duna di sabbia.

Fig. 1 – Nel percorso verso Qasr el-Dush la strada è stata inghiottita da una duna mobile di sabbia. Un cartello stradale avverte che la strada prosegue a destra (per aggirare la duna) – Foto dell’autore.
Dush_fig_2
Fig. 2 – La visione complessiva di Qasr el-Dush in fase di avvicinamento – Foto dell’autore.

Il sito archeologico consta di un tempio romano in mattoni totalmente distrutto di cui non si sa neppure a chi fosse dedicato. A nord dei templi ci sono le necropoli.
Un altro tempio romano in calcare è stato costruito dall’imperatore Domiziano, negli anni 90 del I secolo d.C., dedicato a Serapide e a Iside.

Fig. 3 – Il propilone del tempio romano che introduce nel primo cortile – Foto dell’autore.
Fig. 4 – Planimetria del tempio romano di Dush. Immagine tratta dal volume di R. Pakinson, Templi dell’antico Egitto, 2000, pag. 238. L’autore ha tralasciato di rappresentare le due corti che precedono il tempio.
Fig. 5 – La visione dei due piloni che introducono ai due cortili – Foto dell’autore.

Il tempio è preceduto da due cortili a cui seguono, dopo il pilone, un vestibolo, una sala colonnata e il santuario con una sala dedicata alla barca processionale del dio e una seconda sala che era il naos con la statua divina di cultoi.
L’imperatore Traiano ha aggiunto la seconda corte e l’imperatore Adriano alcune altre parti del tempio e la decorazione sulla parete esterna sul retro del tempio.
Nelle altre parti del tempio la decorazione è limitata ai soli montanti delle porte della sala colonnata con i cartigli di Antonino il Pioii.
Nonostante le mie ricerche non ho trovato alcun documento che descriva i rilievi rappresentati su questa parete. Tutte le scene sono scene di offerta ma è difficile identificare i personaggi che fanno l’offerta e quelli che la ricevono. Vale la pena di segnalare che sul lato destro della parete con i rilievi (fig. 6 bis) è rappresentato il “rito dell’offerta degli specchi”, un rito tolemaico poco frequente. Questo rito è attestato solo a partire dal regno di Tolomeo II Filadelfo e usualmente è a favore di divinità femminili. Il potere degli specchi di riflettere la luce evoca i due luminari celesti, il sole e la luna, che sono anche gli occhi del dio Horusiii.

Fig. 6 – La figura mostra la gran parte dei rilievi della parte superiore della parete esterna in fondo al tempio. La prima figura a sinistra è l’imperatore Adriano che fa un’offerta a Serapide. Seguono vari personaggi con offerte a Serapide o a Iside – Foto dell’autore.
Fig. 6 bis – La figura mostra la parte finale della parete esterna sinistra a completamento della decorazione. È bene identificabile il rito dell’offerta degli specchi, ma non è possibile capire chi offre e chi riceve l’offerta – Foto dell’autore.
Fig. 7 – Una visione ravvicinata delle prime 4 figure della decorazione. La prima figura a sinistra è l’imperatore Adriano, la figura femminile non è identificabile. – Foto dell’autore.
Fig. 8 – La figura mostra la dea Iside a cui è dedicato il tempio insieme a Serapide – Foto dell’autore.

Fig. 9 e 9 bis – Sotto l’scrizione della parete esterna del tempio ci sono altri rilievi di minori dimensioni. Le figure qui riportate si trovano a una simmetrica distanza rispetto all’asse del tempio. Sia la figura di destra che la figura di sinistra sono rivolte verso la mezzeria del tempio. Ogni figura mostra un re con un braccio alzato che tiene in pugno uno scettro, davanti a lui una fanciulla accosciata fa un’offerta di pani e campi coltivati. Le figure del re e della fanciulla sono così differenti per stile e dimensioni relative (la fanciulla più grande del re) che fanno pensare a due figure indipendenti. Ma la duplicazione della scena ci dice il contrario, le due figure del re e della fanciulla che presenta l’offerta sono associate e hanno un significato comune. Sembra che il re stia consacrando le offerte tenute dalla figura femminile, ma che l’immagine del re sia stata scolpita a posteriori da un altro scultore.

Le guide turistiche danno ben poco spazio a questo sito archeologico, ma Dush non può essere ignorata per il “tesoro” che è stato scoperto nel 1989 dalla missione francese impegnata negli scavi di questo sitoiv.
Il “tesoro di Dush” consta di una serie di oggetti in oro fino del peso di
Kg. 1,220 e di due medagliette d’argento. Il tesoro era all’interno di un grande vaso di ceramica, nascosero intorno al IV secolo d.C. forse per preservarlo dalla distruzione del tempio nell’epoca in cui il cristianesimo trionfante faceva interdire i culti pagani. Alcuni oggetti del tesoro sono deformati per essere stati inseriti a forza nel vaso.
Gli oggetti ritrovati sono dedicati al culto di Serapide. La grande corona (363 gr.), che ornava la testa del gran prete durante le cerimonie solenni, era composta al centro da una vistosa edicola a forma di tempio con una figura di Serapide inquadrata da colonne che hanno in cima i busti di Iside.
Serapide tiene nella mano sinistra una lancia, la mano destra è posata sulla testa di un piccolo Harpocrate che ha il dito in bocca, come segno di infanzia, e un corno come augurio di abbondanza. Sul frontone c’è un disco solare circondato da serpenti.

Fig. 10 – La corona ha al centro la figura di un tempio inquadrato da due colonne con in cima il busto di Iside. Al centro del tempio troneggia una figura di Serapide. Completa la corona un insieme di sottili foglie di vite e di pampini di papavero. La figura è tratta dal volume Egypte. Chefs d’oevre de tous le temps, Institut du Monde Arabe-Fraco Maria Ricci, Paris 2000, pag. 57.

Il cintro, collegato al grande medaglione a forma di tempio, era formato da un fogliame d’oro composto da sottili foglie di vite accompagnate da capsule di papavero simbolo di fecondità. Con questo cintro di foglie la grande corona aveva un diametro di 22 cm.
Il tesoro comprendeva anche due braccialetti ornati di pietre semipreziose e da un serie di 187 “medagliette” d’oro a forma di tempietto su cui, per la gran parte, è scolpito il toro Api visto di profilo, forse degli ex-voto.

Fig. 11 – La figura mostra l’esemplare di una serie di 187 “medagliette” simili a questa e decorate con un toro Api visto di profilo. Forse erano ex-voto. La figura è tratta dal volume Egypte. Chefs d’oevre de tous le temps, Institut du Monde Arabe-Franco Maria Ricci, Paris 2000, pag. 59.

Completa il tesoro di Dush una grande collana composta di 79 “medagliette” a forma di tempietto decorate da un toro Api visto di profilo (493 gr.). Nulla si sa sull’uso di questa collana, forse un pettorale della statua di culto.

Fig. 12 – Una grande collana d’oro (493 gr.) è composta da diverse “medagliette” che hanno al centro la figura del toro Api. L’immagine della collana è tratta dal volume Egypte Chefs d’oevre de tous le temps, Institut du Monde Arabe-Franco Maria Ricci, Paris 2000, pag. 58.

Il “tesoro di Dush” è raccolto ed esposto in una bacheca del Museo Egizio del Cairo.

Gilberto Modonesi

i) R. Wilkinson, Templi dell’antico Egitto, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 2000, pag. 238.
ii) S. Aufrère-Cl. Golvin-J. Cl. Goyon, L’Egypte resituée. Tome 2. Sites et tmples des déserts, Editions Errance, Pareis 1994, pagg. 106-107.e pagg. 107-108.
iii) Il rito è stato indagato da Husson, L’Offrande du miroir dans les temple égyptiens de l’époque gréco-romain, Lyon 1977; Corteggiani, L’Egypte ancienne et ses dieux, Paris, 2007, pagg. 336-338.
iv) S. Aufrere-Cl. Golvin-J.Cl. Goyon, Sites et temples des déserts, op. cit., 1994, pagg. 110-111; M. Reddé, EGYPYE, chefs d’oevre de tous le temps, Institut du Monde Arabe, Paris 1989-1990, pagg. 57-59.

Advertisement
Articolo precedenteNascita della scrittura: scoperta eccezionale dell’Università di Bologna
Prossimo articoloLa Cappella Bianca di Sesostri I
Gilberto Modonesi

Ho iniziato a interessarmi dell’Egitto antico nel 1960. Nel 1964 mi sono sposato e il viaggio di nozze è stato il mio primo viaggio in Egitto. A metà ottobre il primo cortile del tempio di Luxor era allagato dall’acqua dell’inondazione del Nilo e anche le basi dei colossi di Memnon erano in acqua. Ad  Aswan i russi stavano costruendo la Grande Diga.

Nel 1980, dopo la nascita di due figli, ho effettuato la navigazione sul Nilo con tutta la famiglia. Nel 1985 ho partecipato con mia moglie a un viaggio organizzato dal Dr. Mario Tosi. Da allora e fino al dicembre del 2010 sono stato in Egitto almeno 35 volte. Agli inizi ho visitato i vari siti archeologici in taxi solo con mia moglie.. Quando sono iniziati gli attentati contro i turisti ho organizzato viaggi turistici in modo da avere una scorta militare. In questi viaggi io avevo il ruolo di “responsabile culturale”. Grazie a tutti questi viaggi ho potuto visitare i siti archeologici dal nord al sud dell’Egitto, quelli di tutte le oasi e i monumenti del Lago Nasser. Ho fatto un viaggio anche nel Sinai per visitare il tempio di Serabit el-Khedim.

Il viaggio del dicembre 2010 è stato il mio ultimo viaggio a causa della rivoluzione egiziana, poi per miei problemi di salute e successivamente anche di mia moglie.

Per arricchire la mia conoscenza dell’antico Egitto e per seguire gli sviluppi delle ricerche mi sono iscritto a varie associazioni internazionali e nazionali:

  • International Association of Egyptologists
  • Amici del Museo Egizio di Torino
  • American Research Center in Egypt
  • Fondation Egyptologique Réine Elisabeth
  • Egypt Exploration Society
  • Associazione Culturale Harwa 2001
  • Centro Egittologico Comasco F. Ballerini

Dal 2020 non ho più rinnovato la mia iscrizione a queste associazioni a causa della mia situazione personale e famigliare.

Il mio antico interesse per l’Egitto si è alimentato anche partecipando come uditore a diversi incontri internazionali:

  • Convegno sulla Magia Egizia – Milano 29-31 ottobre 1985
  • Convegno sulla Valle dei Re – Tucson (Arizona) 26-27 ottobre 1994
  • International Congress of Egyptologists : Torino 1991 – Cambridge 1995 – Cairo 2000 – Grenoble 2004 – Rodi 2012 –  Firenze 2016

Grazie alla mia esperienza di visite in Egitto e alla documentazione raccolta in migliia di diapositive ho per anni diffuso la conoscenza dell’antico Egitto presso varie “Università della Terza Età”. Poi, nel 2006, il Centro Studi Archeologia Africana, che ha sede nel Civico Museo di Storia Naturale di Milano, mi ha offerto la possibilità di organizzare e tenere conferenze sull’antico Egitto presso l’aula magna dello stesso Museo. Ho svolto questa attività dal 2007 fino al gennaio del 2020, con conferenze mensili sull’Egitto antico. Il 2020 è un anno fatidico a causa del Covid e dei miei problemi personali e di mia moglie.

Ho scritto alcuni articoli e due libri :

  • All’ombra del divino – Il significato dei ventagli nelle rappresentazioni dell’antico Egitto (2016)
  • La longeva vitalità di fiabe e racconti mitici egizi – Alla ricerca di tracce di racconti mitici e fiabe egizi in fiabe moderne europee (2018)

Nel tempo ho raccolto centinaia di articoli e acquistato tanti (troppi) libri di egittologia di varii formati e dimensioni: mignon-normali-grandi-enormi (il formato imperiale).

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here