Torna in esposizione al Museo Egizio il Papiro dei Re, dopo un’opera di ricerca e restauro, frutto di una collaborazione internazionale tra Torino, Copenaghen e Berlino.
Nel giorno in cui il mondo dell’egittologia, celebra il bicentenario della decifrazione dei geroglifici ad opera di Jean-François Champollion, il Museo Egizio accende i riflettori su uno dei papiri della sua collezione più celebri al mondo, anche noto all’estero con il nome di “Turin King List”. Si tratta dell’unica lista reale d’epoca faraonica scritta a mano su papiro che sia giunta fino a noi.
Esposto prima del restauro in ipogeo, nelle sale storiche del Museo, fino al 21 novembre il Papiro dei Re diventa protagonista assoluto di una nuova saletta al primo piano dell’Egizio.
Un’installazione interattiva e un’infografica narrano l’evoluzione del manoscritto, giunto a Torino nel 1824 con la collezione Drovetti e composto da circa 300 frammenti, assemblati in circa 200 anni, grazie all’impegno di diversi studiosi. Un nuovo allestimento temporaneo, reso possibile grazie al sostegno degli Scarabei, Associazione Sostenitori Museo Egizio e della Consulta per la Valorizzazione dei Beni artistici e Culturali di Torino. A dicembre il Papiro dei Re avrà una nuova collocazione: sarà infatti uno dei reperti di punta della mostra che l’Egizio dedicherà alla lingua e scrittura egiziana. Alla base del restauro, ci sono gli studi pluriennali dell’egittologo dell’Università di Copenaghen, Kim Ryholt, che ha elaborato una nuova ricostruzione del manoscritto, lavorando a stretto contatto con Rob Demarée, egittologo dell’Università di Leiden, sotto la supervisione di Susanne Töpfer, responsabile della Collezione Papiri del Museo Egizio. A mettere le mani sul Papiro dei Re per 10 settimane a Torino è stata una delle massime esperte al mondo di restauro di papiri, con all’attivo 46 anni di esperienza: Myriam Krutzsch dell’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung der Stattlichen Museen zu Berlin, museo diretto da Friederike Seyfried, membro del comitato scientifico del Museo Egizio, che ha sostenuto il progetto di restauro, distaccando a Torino la decana dei conservatori e restauratori della collezione tedesca di papiri.
Tutti i frammenti del Papiro dei Re sono stati ripuliti e consolidati da Krutzsch, dopo l’ultimo restauro, avvenuto nel 1930 da un altro berlinese, Hugo Ibscher, quando ancora si usavano inserti di seta di Lione. Nuovi frammenti, conservati sempre presso la Papiroteca del Museo Egizio, circa una trentina, sono stati inseriti nella trama del manoscritto, mentre alcuni sono stati riposizionati, alla luce dei nuovi studi condotti dal professor Ryholt, grazie al quale l’elenco dei faraoni, in ieratico, distribuiti su 11 colonne, è leggermente mutato.
Il Papiro dei Re è un reperto che ha una storia “torinese” bicentenaria, che si incrocia con quella delle origini dell’Egittologia. Tra i primi a riconoscerne l’importanza e a descriverlo ci fu proprio il padre dell’Egittologia, Jean-François Champollion, che esattamente 200 anni fa decifrò i geroglifici e che nel 1824 giunse a Torino dove si trattenne 9 mesi proprio per studiare le collezioni del Museo Egizio, allora agli albori. I frammenti su cui mise le mani Champollion quasi due secoli fa per erano circa una quarantina.
Se il recto del papiro conserva un registro tributario datato al regno di Ramesse II, con numerosi alti funzionari dei templi di Sobek e di Amun e diversi sovrintendenti a capo delle fortezze disposte lungo il confine meridionale d’Egitto, è il verso, cioè il retro del manoscritto a rappresentare per gli storici un importante documento. Esso riporta infatti una lista cronologica di tutti i sovrani d’Egitto a partire dalla creazione del mondo per opera degli dèi. Di ciascun sovrano sono ricordati titolo, identità e durata del regno in anni, mesi e talvolta persino giorni. Secondo questo documento le divinità furono i primi sovrani d’Egitto. Il Papiro dei Re, quindi, inizia con i regni degli dèi Geb, Osiride, Horo, Seth, Maat. Il primo sovrano non divino è Menes/Narmer (3100 a.C.) il cui nome appare nella terza colonna di testo. La lista si conclude con l’ultimo sovrano del Secondo Periodo Intermedio (1650 a.C.).
“Il Museo Egizio si conferma crocevia di studi internazionali e di ricerca, un’istituzione in continua evoluzione. Il nostro sguardo è proiettato al 2024, quando a celebrare il bicentenario sarà proprio il Museo Egizio, il più antico al mondo nel suo genere. A partire da dicembre quando inaugureremo una grande mostra dedicata alla scrittura si darà avvio ad una nuova metamorfosi del Museo, che cambierà nuovamente volto”, ha dichiarato la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin.
“La collezione del Museo Egizio unisce luoghi tra loro lontani e parla diverse lingue, così come molti dei curatori che lavorano all’Egizio e degli studiosi internazionali che il Museo richiama a Torino. Locale e globale si intrecciano in una rete che collega Torino non solo alle sponde del Nilo, ma alle principali città internazionali, nel segno della ricerca e dello scambio culturale. Riunire a Torino alcuni tra i migliori talenti internazionali della ricerca egittologica e del restauro per portare a nuova vita il Papiro dei Re è un modo per celebrare il bicentenario della nascita dei geroglifici e la nascita dell’Egittologia”, ha dichiarato il direttore del Museo Egizio, Christian Greco.
Comunicato stampa Museo Egizio, Torino
Gallery, crediti: Museo Egizio di Torino