A Roma, a due passi da Piazza Navona, c’è una mostra molto particolare il cui percorso è indicato da portaombrelli, dove una bicicletta è data in uso ad una statua antica ed un’altra ha a disposizione una chitarra elettrica!

Parliamone.

La location è tra le più belle che la Capitale può offrire, fatta costruire da Gerolamo Riario nel XV secolo ma portata a lustro dal futuro cardinale austriaco Marco Sittico Altemps e dai suoi successori, dei quali tutt’ora porta il nome e che la elessero a residenza ufficiale del proprio casato, facendovi confluire una gran quantità di opere d’arte di ogni genere.

A Palazzo Altemps confluirono poi anche le collezioni appartenute alle famiglie nobiliari del XVI e XVII secolo come quella dei Boncompagni Ludovisi, il nucleo più consistente, assieme alle collezioni Mattei e Del Drago.

Nel 1982, dopo varie vicissitudini, il palazzo fu acquistato dallo Stato che attraverso la Soprintendenza Archeologica di Roma ne iniziò un lungo e rigoroso restauro terminato nel 1997, quando finalmente fu aperto al pubblico. Oggi è una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano nato dalla riforma del Mibact, dedicata alla storia del collezionismo antiquario.

Ad invadere in modo pacifico, ma non troppo, Palazzo Altemps per i suoi 20 anni di attività è stato uno dei creativi più geniali e controversi del Novecento, che ha indagato il complesso rapporto tra antico e moderno declinandolo in un design dallo stile inconfondibile e spiazzante: Piero Fornasetti (1913-1988) e suo figlio Barnaba (1950).

E così questo splendido palazzo del Cinquecento, nella cui cappella privata – unica ad ospitare le reliquie di un santo pontefice – il D’Annunzio sposò Maria Hardouin di Gallese, si lascia letteralmente e lentamente attraversare da una serie di oggetti e allestimenti che non si sostengono motu proprio, ma perché chiamati all’esistenza dall’arcaicità che si respira in quelle sale splendidamente affrescate.

Ventisette ambienti ospitano questo dialogo onirico, irriverente ma colto dove talvolta pare che il discorso continui fuori dagli spazi a cui ci obbliga il tempo, sfociando nell’ironia.

E’ il caso della sala Ares Ludovisi dove ai piedi di un celebre affresco quattrocentesco di una tavola imbandita, vi è un cumolo di piatti rotti che da essa sembrano essere scivolati a terra, trapassando da un tempo lontanissimo fino ai nostri piedi.

Come nella sala Mattei, dove i busti antichi hanno subìto sfregi al volto perdendo parte del naso, prontamente supportati dai “nasi” di Fornasetti che bilanciano i vuoti dell’antico con le presenze del moderno.

Non vi è un ordine prestabilito, un percorso obbligato, una precisa linea temporale da seguire. Si va di stanza in stanza per inerzia, aiutati anche dalle planimetrie del palazzo, perché il principio generale che anima questa invasione semipacifica di più di 800 oggetti di design, alla fine si risolve in un rapporto “uno a uno”.

E’ infatti la Menade, da sola al centro della sala, che crea un rapporto diretto ed esclusivo con gli oggetti a tema “Cammeo”, “Imperatori” e “Nummus”, partoriti della sfrenata e fertile fantasia dei Fornasetti e nessuno può interagire con il Polifemo, immerso in un “Fondo marino” proiettato sulle pareti e abitato da pesci fluttuanti di ogni specie, sovrastato dalle volte a guisa di un cielo pallido, che lo avvolge e coinvolge. Lo spettatore resta all’esterno e osserva ricevendo un “invito alla fantasia, a pensare”, come lo stesso Fornasetti sembra ripetere sala dopo sala.

Le mie aspettative riguardano soprattutto una statua che amo in modo particolare, il Galata Suicida, copia romana di un originale in bronzo che fu commissionato da Attalo I intorno al 220 a.C.

Come si affronta quel gesto eroico, tragico e così pieno di pathos? Semplice: allestendo in vero e proprio set scenografico con enormi pannelli alti sei metri, con i temi fornasettiani dell’opera “Follia Pratica”, che da una parte ci riportano alle infinite leggerezze del marmo alle quali tuttavia non sfugge la drammaticità che da quel capolavoro fuoriesce con grande intensità emotiva.

Nel 2016 Barnaba Fornasetti ha prodotto “Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni”, la nota opera lirica musicata da Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte che ritroviamo naturalmente collocata negli spazi del teatro di Palazzo Altemps. Non l’opera eseguita ovviamente, ma anche in questo caso un “invito alla fantasia, a pensare”. Alcuni oggetti fornasettiani ci ricordano che l’invasione semipacifica è arrivata sin qua e un filmato ci fa assistere ad una sorta di backstage della creatività, dell’idea che si fa arte e degli artisti che si fanno permeare e a loro volta si fanno idea.

Per festeggiare al meglio il proprio ventennale, Palazzo Altemps ha aperto al pubblico per la prima volta sei nuove sale che sono state completamente arredate dall’Atelier Fornasetti. Camminando tra quegli oggetti di arredo e di uso quotidiano ci si aspetta che il padrone di casa ci venga incontro e ci faccia accomodare sulle sedie esposte, prelevando una bottiglia di buon vino da uno degli arredi per servircelo su di un vassoio della serie “Tavola & Cucina”.

“Citazioni pratiche” non è una mostra, ma semmai un incontro o, meglio ancora, uno scontro tra il consueto che ci acquieta l’anima e l’irriverente colto che ci costringe a seguire l’indagine in corso, ambiente dopo ambiente, oggetto dopo oggetto, reperto dopo reperto.

“Una provocazione pacifica che contravviene allo scenario – declinato in versi magistrali – dove gli oggetti ‘trionfano in silenzio nel tempo’ (Wislawa Szymborska, Museo) e fanno del museo un luogo di mere sopravvivenze; progettando di rovesciare questa percezione poetica e trasformare il museo in un luogo della vita dove sia possibile sperimentare l’arte, la meraviglia, la conoscenza” (Alessandra Capodiferro).

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Paolo Bondielli

Storico, studioso della Civiltà Egizia e del Vicino Oriente Antico da molti anni. Durante le sue ricerche ha realizzato una notevole biblioteca personale, che ha messo a disposizione di appassionati, studiosi e studenti. E’ autore e coautore di saggi storici e per Ananke ha pubblicato “Tutankhamon. Immagini e Testi dall’Ultima Dimora”; “La Stele di Rosetta e il Decreto di Menfi”; “Ramesse II e gli Hittiti. La Battaglia di Qadesh, il Trattato di pace e i matrimoni interdinastici”.

E’ socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Egittologia.net. Ha ideato e dirige in qualità di Direttore Editoriale, il magazine online “MA – MediterraneoAntico”, che raccoglie articoli sull’antico Egitto e sull’archeologia del Mediterraneo. Ha ideato e dirige un progetto che prevede la pubblicazione integrale di alcuni templi dell’antico Egitto. Attualmente, dopo aver effettuato rilevazioni in loco, sta lavorando a una pubblicazione relativa Tempio di Dendera.

E’ membro effettivo del “Min Project”, lo scavo della Missione Archeologica Canario-Toscana presso la Valle dei Nobili a Sheik abd el-Gurna, West Bank, Luxor. Compie regolarmente viaggi in Egitto, sia per svolgere ricerche personali, sia per accompagnare gruppi di persone interessate a tour archeologici, che prevedono la visita di siti di grande interesse storico, ma generalmente trascurati dai grandi tour operator. Svolge regolarmente attività di divulgazione presso circoli culturali e scuole di ogni ordine e grado, proponendo conferenze arricchite da un corposo materiale fotografico, frutto di un’intensa attività di fotografo che si è svolta in Egitto e presso i maggiori musei d’Europa.

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