Sull’isola di Sai, un’isoletta formatasi lungo il tratto del Nilo che attraversa il Sudan settentrionale, è stata scoperta una tomba di 3.400 anni fa contenente i resti di più di una dozzina di persone probabilmente mummificate. L’isola si trova proprio in quella porzione di terra identificata come l’antico regno di Kush, territorio che gli antichi Egizi chiamavano Nubia, un’area controllata dal regno delle Due Terre per secoli e che a sua volta ha anche dominato l’antica civiltà nilotica con i suoi faraoni neri durante la XXV dinastia, la dinastia nubiana, che governò dal 747 al 656 a.C. Gli Egiziani costruirono insediamenti e fortificazioni ovunque lungo tutta la Nubia, includendo nei loro progetti espansionistici anche l’isola di Sai dove, oltre ad aver costruito un insediamento, sfruttavano una miniera d’oro.
La tomba oggetto di queste righe in realtà era già stata individuata nel 2015, ma è solo nel corso di questo anno che si è proceduto allo scavo completo del sito. La sepoltura è formata da diverse camere – raggiungibili attraverso un pozzo – le quali sembrano contenere i resti dei corpi di egiziani che probabilmente avevano vissuto in quell’insediamento, o nelle sue vicinanze, e avevano lavorato nell’estrazione/produzione dell’oro. I manufatti trovati nella tomba comprendono scarabei, un ushabty in pietra, vasi di ceramica, un anello d’oro e resti di maschere funerarie in oro indossate dal defunti. Grazie alle iscrizioni geroglifiche presenti in alcuni dei manufatti si è potuto comprendere che la tomba era originariamente destinata ad un uomo di nome Khnummose, identificato come “mastro dell’oro”. Il corpo forse mummificato di Khnummose è stato trovato accanto a quello di una donna, probabilmente sua moglie, come potrebbero essere suoi familiari gli altri individui inumati nella sepoltura. Verranno condotte delle indagini sul DNA che si tentato di estrarre dai corpi per capire il grado di parentela esistente tra questi individui; i campioni prelevati sono già al Dipartimento di l’Archeogenetica presso il Max Planck Institute for the Science of Human History a Jena, in Germania.
Gli archeologi non sono sicuri di quanti corpi siano stati mummificati, quel che è certo è che lo stato di conservazione è molto difficile in questi posti. Aspettando la relazione degli antropologi per il momento si può solo valutare la disposizione dei corpi che, con le tracce di bitume presenti, suggeriscono la possibilità che sia stata effettuata una sorta di mummificazione ai resti degli individui deposti nelle bare di legno purtroppo scarsamente preservate della Tomba 26. Non è ancora stato ben definito il numero delle persone sepolte in questo ipogeo, per ora sono stati identificati nove adulti e due neonati della camera contrassegnata nella mappa qui a destra con il numero 5, nella zona indicata con il numero 6 c’era la sepoltura di Khnummose e quella che potrebbe essere sua moglie, mentre nell’area indicata dal numero 4 è situata una fossa dove sono state trovate altre sepolture.
Source: livescience