Sul Canale dei Faraoni riaffiora un’imponente fortezza

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Vista su parte del muro della fortezza di Tell el-Maskhuta (ph. CNR)

E’ stata appena segnalata al Ministero delle Antichità egiziano una nuova imponente scoperta: sul Delta del Nilo, precisamente lungo l’antico Canale dei Faraoni, grazie al lavoro della missione archeologica italiana del CNR sono riaffiorare le massicce mura della fortezza di Tell el-Maskhuta. Le dimensioni di queste mura fanno ipotizzare che questa appena scoperta possa essere una delle più grandi roccaforti situate nel Delta del Nilo e probabilmente quella in miglior stato di conservazione tra quelle precedenti l’epoca romana.

Tell el-Maskhuta, il nome moderno dell’antica città di Tjekw, si trova lungo il canale di Ismailia, a nord-est del Cairo, proprio a ridosso del canale navigabile conosciuto come il Canale dei Faraoni il quale univa il Mediterraneo al Nilo, un po’ come l’attuale Canale di Suez collega il Mar Mediterraneo al Mar Rosso.

Già dalla fine dell’Ottocento si sapeva dell’esistenza di una grande cinta muraria quadrangolare, ma questa struttura non era mai stata ben documentata. Infatti, all’inizio dei lavori di scavo del “CNR – Multidisciplinary Egyptological Mission”, la missione archeologica dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali, un breve tratto di queste mura erano già visibili. Come ci racconta la dottoressa Giuseppina Capriotti Vittozzi, fondatrice del CNR – Multidisciplinary Egyptological Mission e manager dell’Italian Archaeological Centre al Cairo, durante i lavori dello scorso anno, la missione aveva messo in luce parte di questa fortezza quadrata, rivelando grandi porzioni di muro perfettamente conservato, con un alzato di più 6 metri e una larghezza di 8, che preservavano ancora la testa. Ma lo scorso mese, con l’avvio della nuova stagione di scavo, seguendo un’intuizione della stessa Capriotti (che credeva di individuare un altro muro sotto un grande cordolo di sabbia alto alcuni metri), è riaffiorato un enorme muro largo 22 metri e alto circa 8 che si congiunge alla fortezza quadrata per mezzo di altri due grandi muri, anch’essi appena scoperti, di 12 metri di larghezza. L’insieme dei ritrovamenti cambia notevolmente la struttura del sistema difensivo di cui si era sommariamente a conoscenza e, come sottolinea la Capriotti, “ne costituisce invece uno di proporzioni gigantesche”. Il complesso infatti allo stato attuale misura circa 200 metri per 300.

Lavori di scavo alla fortezza di Tell el-Maskhuta (ph. CNR)

La missione è coadiuvata dal supporto un grande esperto in fortezze, archeologo egiziano nonché membro del CNR, il dott. Mohamed Abdel-Maksoud e da Maria Cristina Guidotti, direttrice della Sezione Egizia del Museo Archeologico di Firenze, la quale ha condotto lo studio sulla ceramica ritrovata in sito i cui risultati lasciano supporre che la cinta muraria rinvenuta possa risalire al periodo tolemaico (III-I secolo a.C.) e che quest’ultima parte sia stata aggiunta ad una struttura pre-esistente risalente ad un periodo precedente. L’area archeologica ha messo anche in evidenza tracce di un insediamento Hyksos, il popolo pastore che penetrò in Egitto sul finire del Medio Regno e che poi, preso il potere, governò sul paese delle Due Terre durante il II Periodo Intermedio tra il 1790 e il 1543 a.C. Infatti la fortezza faceva parte di un insediamento, quello di Tjekw appunto, che si trovava in una sede strategica: lo Wadi Tumilat era una valle che rappresentava un’importante via di comunicazione tra l’Egitto e il Vicino Oriente (Siria, Palestina e Mesopotamia) fin dall’antichità. La via era percorsa sia dai commercianti che dalle armate militari e dai profughi, quindi la città era un luogo di scambio mercantile e culturale e tappa di un’importantissima rotta commerciale, oltre al fatto che funzionava da filtro del Canale dei Faraoni.

Mi fa piacere sottolineare come questa sia una scoperta tutta italiana. Infatti anche le indagini effettuate con le più avanzate tecnologia sono state eseguite da team connazionali: il telerilevamento satellitare è stato condotto grazie ai dati Cosmo-SkyMed dell’Agenzia Spaziale Italiana e le prospezioni geofisiche sono state eseguite dall’Università del Molise. Ricordo inoltre che la missione archeologica ha il riconoscimento e il sostegno del Ministero per gli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Source: CNR

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