Recentissima è la scoperta della cachette contenente materiale per l’imbalsamazione ad Abusir, a 30 km a sud di Giza da parte dell’Istituto Ceco di Egittologia. Il direttore della missione, Miroslav Bárta e il vice direttore Mohamed Megahed affermano che sia il più grande deposito di questo tipo mai trovato.
L’Istituto Ceco di Egittologia della Univerzita Karlova di Praga scava ad Abusir da circa trent’anni, nella necropoli datata alla XXVI o ai primissimi anni della XXVII (seconda metà del VI sec a.C.) e proprio nella parte occidentale della necropoli è stata rinvenuta un’area contenente grandi pozzi funerari. Uno di questi misura 14 metri di profondità e al suo interno sono stati trovati più di 370 vasi posti a spirale su vari livelli. I vasi sono suddivisi in quattordici gruppi e contengono utensili e diversi materiali residui della mummificazione, di cui deve ancora essere fatta un’analisi più precisa.
Lo strato superiore ha restituito 4 vasi canopi in calcare, vuoti e mai usati, con iscritto il nome di Uahibramerineith figlio di Irturu, di cui purtroppo non si conosce la precisa identità, ma partendo dall’analisi dell’enorme quantità di vasi doveva essere verosimilmente un alto funzionario.
Il direttore della missione, Prof. Miroslav Bárta ha affermato che la stagione di scavo del 2021 è parte di un programma a lungo termine che ha come obiettivo lo scavo e l’interpretazione di monumenti datati al periodo in cui l’antica società egizia stava cercando di mantenere la propria unicità e identità, ormai cambiata dai contatti con i Greci, con i Persiani e con i Nubiani.
La campagna del 2022, invece, si occuperà di indagare interamente la struttura deputata all’imbalsamazione e di scoprire altre informazioni su Uahibramerineith.