Dalle attività di scavo e di restauro che stanno interessando la Casa di Leda (Regio V, 6, 12) è emerso, oltre a nuovi ambienti e due nuove domus, un affresco in ottimo stato di conservazione rappresentante il mito di Frisso e Elle.

L’affresco è stato rinvenuto in quella che gli archeologi hanno denominato domus meridionale – rispetto alla Casa di Leda – che comprende le fauces, uno dei cubicoli laterali e un atrio. Quest’ultimo doveva essere dotato di una scala, di cui rimangono le tracce in negativo, e vicino ad essa era presente un piccolo larario. Proprio dalle decorazioni della parete di fondo della stanza è emerso l’affresco di IV stile pompeiano rappresentante Frisso e Elle in fuga sull’ariete del vello d’oro.

“Un mito tipico della Grecia antica, ma anche di Pompei, dove il mito greco è molto presente in tutte le case ed è anche un esempio di come il mito, il racconto tramite le immagini, la decorazione delle pareti diventa parte di un ambiente vissuto come questa piccola casa, non molto grande, ma riccamente decorata, che cerca attraverso le pitture di emulare, di imitare il tono di vita delle élite” afferma Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico.

Ma chi sono Frisso ed Elle? Il mito greco racconta che Frisso ed Elle, fratello e sorella, furono figli di Atamante e Nefele; quest’ultima, ripudiata dal marito che si unì in seconde nozze con Ilo, aiutò i due figli a fuggire dalle persecuzioni della “matrigna” sull’ariete dal vello d’oro. Elle durante la fuga cadde in mare, mentre Frisso raggiunse la Colchide, dove si sposò con Calciope, figlia del re Eeta. Qui sacrificò l’ariete che lo aveva portato in salvo e donò il vello d’oro al re Eeta.

Oltre al meraviglioso affresco, i lavori hanno portato alla luce anche una seconda domus, chiamata domus settentrionale – sempre rispetto alla Casa di Leda – composta, al momento, da sei ambienti, quasi tutti collegati con l’atrio posto a nord. In questi ambienti sono stati rinvenuti un gruppo di statuine in terracotta e la maggior parte delle decorazioni pittoriche di IV stile, raffiguranti nature morte e quadri a soggetto lacustre.

Inoltre, gli archeologi hanno portato alla luce nuovi ambienti della stessa Casa di Leda – oggetto di indagini già dal 2018, quando emerse il celeberrimo affresco di Leda e il cigno (si veda https://mediterraneoantico.it/articoli/archeologia-classica/leda-e-il-cigno-una-nuova-scoperta-a-pompei/). Le nuove stanze comprendono il tablinio, un corridoio che conduce agli ambienti servili e un piccolo vano quadrangolare, le decorazioni pittoriche sono tutte riconducibili al IV stile pompeiano.

 

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Mara Zoppi

Appassionata fin da piccola alla storia e all’archeologia, dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere – curriculum Scienze dell’Antichità – presso l’Università degli Studi di Milano, laureandosi nel 2019 con una tesi di carattere archeologico-egittologico dal titolo Imhotep scriba e medico: dall’Egitto del III millennio a.C. ad oggi. Si iscrive successivamente alla facoltà di Archeologia dell’Università degli Studi di Milano dove si laurea nel 2021 con votazione 110/110 e lode sviluppando una tesi in ambito egittologico dal titolo La Casa della Vita nell’Egitto Antico: luoghi, riti, funzionari.

Ha partecipato a due laboratori di scavo archeologico: il primo sul sito di Urvinum Hortense a Collemancio di Cannara (PG) di epoca romana con l’Università degli Studi di Perugia; successivamente sul sito archeologico di Nora (Pula, CA) nella sezione competente all’Università degli Studi di Milano, quindi di epoca romana, contribuendo anche alle operazioni di post-scavo.

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