EGITTO. La straordinaria scoperta del Faraone Amenofi II

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Il Mudec – Museo delle Culture di Milano – apre la sua stagione autunnale coniugando stupore ed emozione con un serio approfondimento scientifico nella mostra dedicata ad una scoperta straordinaria: il ritrovamento da parte di Victor Loret nel 1898 nella Valle dei Re della tomba del faraone Amenofi II, vissuto tra il 1427 e il 1401 a.C. durante la XVIII dinastia, figlio del valoroso sovrano Thutmosi III e grande protagonista della sua epoca.

Un grande progetto che ha preso lentamente forma a partire dal 2002, spiega la Professoressa Patrizia Piacentini, da quando giunsero presso la Biblioteca di Egittologia dell’Università Statale di Milano, i diari di scavo di Loret inediti dall’800. Un progetto che dal 13 settembre 2017 al 7 gennaio 2018 sarà una realtà promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e resa possibile grazie alla collaborazione di realtà diverse e preziosissime in un concerto di sforzi e contributi: fondamentale la collaborazione con l’Università Statale di Milano, che ha fornito i documenti originale di scavo, le fotografie, i minuziosi acquerelli di Loret e naturalmente la componente scientifica nelle figure dei curatori, la Professoressa Patrizia Piacentini, titolare della cattedra di Egittologia a Milano e il dottor Christian Orsenigo, che con il coordinamento dell’egittologa Massimiliana Pozzi Battaglia (SCA – Società Cooperativa Archeologica) hanno ideato il percorso.

Preziosissima è stata la collaborazione con la rete dei musei civici milanesi, in particolar modo con il Museo Egizio del Castello Sforzesco, il quale in occasione della temporanea chiusura per riallestimento delle proprie sale, ha concesso alcuni reperti della collezione egizia permanente per l’esposizione in mostra.

Diversi reperti straordinari, infine, provengono dalle più importanti collezioni egizie nel mondo: dal Museo Egizio del Cairo, dal Rijksmuseum van Oudheden di Leida, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Museo Archeologico nazionale di Firenze sono giunte statue, stele, armi, oggetti di uso quotidiano, corredi funerari e mummie.

Amenofi II fu certamente un grande sovrano, ma fu forse oscurato dall’imponente ombra del valoroso e conosciutissimo padre Thutmosi III. Nonostante agli studiosi la figura del sovrano fosse ben nota, fino ad una quindicina di anni fa essi non disponevano della preziosissima testimonianza di Victor Loret, lo scopritore della sua tomba, i cui documenti e diari di scavo restarono sconosciuti fino al loro arrivo presso la Biblioteca di Egittologia di Milano, la quale vanta uno tra gli archivi egittologici più ricchi al mondo.
Rileggere dopo molto tempo le parole di Loret restituisce nuova vita e una nuova valenza al faraone Amenofi II e per la prima volta la sua documentazione viene esposta al pubblico. Loret trovò straordinariamente non solo il corpo del sovrano ancora in loco, ma altri corpi di celebri personaggi del Nuovo Regno, nascosti alle ricerche dei profanatori di tombe in stanze laterali alla principale camera funeraria (tra questi quelli della madre e della nonna del conosciutissimo Tutankhamon).

Proprio un approfondimento sulla genealogia di Amenofi II apre la mostra, in una prima sezione dedicata al sovrano, alle rappresentazioni che lo ritraggono e ai reperti che mostrano i caratteri distintivi di questo grande re e della sua propaganda, in un confronto diretto con la statuaria legata alla politica del padre Thutmosi III. In questa sezione si racconta anche della gioventù del sovrano, della sua formazione presso la scuola d’élite dei giovani nobili egizi a Menfi, dove si veniva istruiti alla cultura, allo sport, alla giustizia. Esemplare è la ricostruzione di un carro da corsa, dal design semplice e pulito, che si stima potesse raggiungere i 50 km/h, mentre emozionante e l’arco esposto nella vetrina adiacente, con il quale giovani studenti come Amenofi II si allenavano al tiro con i compagni e futuri colleghi. Qui infatti il giovane principe aveva stretto legami forti con i suoi “fratelli di latte” ed essi ricoprirono importanti ruoli al suo fianco nell’amministrazione del regno.

I membri di questa alta società sono descritti, in una seconda sezione, attraverso gli oggetti che ne evidenziavano lo stato sociale, quali armi, gioielli e suppellettili per il trucco e l’igiene personale, oggetti di uso quotidiano quali tavolozze per la scrittura, poggiatesta, scacchiere Senet, specchi, illustrando al visitatore uno spaccato di vita e tradizioni del II millennio a.C. durante il quale era prassi comune portare i propri effetti con sé, nella vita come nella morte, in ricchi corredi funebri che sarebbero stati fondamentali nell’aldilà.
Tuttavia quando ci si avvicina allo studio della cultura egizia antica è fondamentale aprire il proprio sguardo: è diffusa infatti la tendenza a considerare tale cultura immutata nei più di tremila anni della sua storia, ma ciò è naturalmente un’illusione. Su un leitmotiv perpetuo, ovvero la credenza in una seconda vita oltre la morte terrena, si alternano tradizioni, stili decorativi, mutamenti stilistici, corrispondenti ai cambiamenti che nei secoli caratterizzarono le ideologie politiche e le credenze religiose.

La terza sezione della mostra offre dunque la possibilità di un prezioso approfondimento attraverso un’ampia casistica di sarcofagi, mummie, oggetti di corredo, dando al visitatore uno strumento di conoscenza delle tecniche di mummificazione e di riscoperta più consapevole delle ideologie alla base di tali pratiche.

Il viaggio nello studio delle pratiche funerarie si conclude con le testimonianze relative allo scavo del tempio funerario di Amenofi II, il tempio “dei Milioni di Anni”, il luogo destinato a celebrare per l’eternità la gloria del faraone.
Una guida d’eccezione accompagna il visitatore nella quarta ed ultima sezione della mostra, Victor Loret. La sua voce conduce attraverso una ricostruzione in scala 1:1 della sala a pilastri della tomba KV35, permettendo di rivivere in un’esperienza immersiva lo stupore della scoperta, unica nel suo genere in quanto vanta un primato: Amenofi II fu infatti il primo faraone il cui corpo fu scoperto all’interno della sua propria tomba.
Ma non era solo. Per preservare i resti mortali di altri illustri personaggi, diverse mummie hanno trovato il luogo del loro riposo in una seconda camera laterale, che lo stesso Loret aprì e descrisse. Tra questi i sovrani Thutmosi IV, Amenofi III, Merenptah, Sethi II, Ramesse IV, Ramesse VI e una donna, forse Tauseret.

La multimedialità permette di riscoprire Amenofi II, nella sua storia e nel suo valore, evocando con immediatezza un luogo lontano nel tempo e nello spazio. Particolarmente importante è un monitoraggio continuo della condizione delle tombe e necessaria è una cultura diffusa sulla valenza della tutela di monumenti di eccezionale valore storico e artistico come le tombe della Valle dei Re, danneggiate dalle infiltrazioni e minacciate dall’afflusso dei turisti.

Un’esperienza quindi, quella di questa ricostruzione in mostra, fondamentale per chi voglia essere catapultato nella dimensione della scoperta di Victor Loret entrando fisicamente nell’ultima dimora del faraone, ammirandone il ciclo decorativo, qui riproposto utilizzando scatti ad alta definizione dell’intero repertorio fotografico della tomba.
Il sarcofago sul fondo, i sei pilastri, le scene degli incontri di Amenofi II con le divinità, Osiride, Anubi, Hathor, che lo accolgono nell’aldilà offrendogli l’ankh, la vita.
Lo straordinario contesto espositivo di questa sala deve il risultato al favore della Direzione del Museo Egizio del Cairo e alla concessione di una rigorosa documentazione da parte dello staff del Theban Mapping Project, per la tutela e la salvaguardia delle necropoli tebane, istituito nel 1978, oggi con sede press l’American University al Cairo.

Foto di Carlotta Coppo: 

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