Durante la campagna di scavi in atto ad Abusir, importante necropoli egizia situata a sud-ovest del Cairo, la missione archeologica dell’Istituto Ceco di Egittologia, Facoltà di Lettere, dell’Università Carlo (Univerzita Karlova) di Praga guidata da Miroslav Bárta, ha scoperto la tomba di un comandante di soldati mercenari risalente alla fine della XXVI e inizio XXVII dinastia (inizio del VI sec a.C. circa).

Il pozzo funerario di Wah-ib-Ra Mery-Neith nello skyline di Abusir (ph. MoTA)

Il nome del comandante era Wah-ib-Ra Mery-Neith figlio di Irturu del quale erano stati trovati i vasi canopi all’interno del deposito di imbalsamazione individuato lo scorso febbraio proprio nei pressi della struttura funeraria appena trovata (qui l’articolo del precedente ritrovamento). La quantità e la qualità del vasellame trovato nel deposito avevano già fatto supporre che doveva trattarsi di un luogo destinato al rituale funerario di un personaggio di alto rango, infatti l’uomo si fregiava del titolo di “comandante dei soldati stranieri”: probabilmente era alla guida dei soldati mercenari assoldati nelle aree limitrofe del suolo egiziano. Una scoperta questa, sottolinea il Ministero delle Antichità e del Turismo egiziano, che segna una testimonianza tangibile di una prima vera forma di globalizzazione nel mondo antico.

Pozzo funerario di Wah-ib-Ra Mery-Neith, Abusir (ph. MoTA)
Pozzo funerario di Wah-ib-Ra Mery-Neith, Abusir (ph. MoTA)

Il Dr. Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha illustrato la struttura della tomba di Wah-ib-Ra Mery-Neith. Si tratta di un pozzo quadrato di 14 m per lato che alla profondità di 6 metri si ramifica in diversi pozzi secondari scavati nella roccia. Da quello centrale parte, con direzione est-ovest, un ramo più piccolo (6,5 x 3,3 metri circa), ma più profondo (16 metri circa), che fu utilizzato come pozzo principale per la sepoltura del proprietario della tomba. Un design architettonico, precisa Waziri, unico nell’antico Egitto, ma che in parte ricorda una sepoltura poco distante da lì e la mastaba soprannominata Campbell’s tomb a Giza.

Sarcofago interno di Wah-ib-Ra Mery-Neith figlio di Irturu, Abusir (ph. MoTA)

In fondo al pozzo è stato rinvenuto un doppio sarcofago alquanto danneggiato e ancora avvolto dalla sabbia che permise di calarlo nel pozzo e collocarlo nel luogo designato (ricordiamo che per muovere oggetti pesanti e di grandi dimensioni gli Egizi si aiutavano disponendo il manufatto sulla sabbia che poi veniva pian piano rimossa facendo così scivolare dolcemente l’artefatto fino al punto stabilito). Il sarcofago esterno di Wah-ib-Ra Mery-Neith di forma parallelepipeda era costituito da due enormi blocchi di calcare bianco. All’interno accoglie ancora un sarcofago antropoide di basalto di 2,30 x 1,98 m. Nella parte superiore del sarcofago interno sono iscritti i testi del capitolo 72 del Libro dei Morti: l’incisione descrive il viaggio del defunto nella Duat e presenta le formule di resurrezione. Purtroppo all’interno del sarcofago in basalto sono stati trovati soltanto uno splendido scarabeo del cuore anepigrafe ma molto ben decorato e un amuleto a forma di poggiatesta che collocato dietro alla nuca del defunto fungeva da sostituto dell’oggetto reale usato in vita, permettendo magicamente al nuovo Osiri di sollevare la testa al momento della rinascita.

Scarabeo del cuore di Wah-ib-Ra Mery-Neith, Abusir (ph. MoTA)

Ciò che resta del corredo funerario è stato ritrovato nel lato orientale, nella sua collocazione originale. Anche se la sepoltura era stata trafugata dell’antichità ha rilasciato molti reperti archeologici intatti, tra cui 402 ushabti in faience, un modello di tavola per le offerte sempre in faience, due vasi canopi in alabastro, dieci piccolissime coppe e un piccolo ostracon in pietra calcarea interamente ricoperto da iscrizioni ieratiche in inchiostro nero contenenti brevi testi religiosi e incantesimi estratti dal Libro dei Morti. Così facendo, nonostante le piccole dimensioni della scheggia di calcare, l’autore del testo garantì al defunto l’accesso al mondo ultraterreno.

Alcuni degli oggetti del corredo funerario di Wah-ib-Ra Mery-Neith, Abusir (ph. MoTA)

Gli studi preliminari condotti dal team di Bárta hanno rivelato, come già accennato, che la sepoltura fu saccheggiata in antichità, probabilmente intorno al IV e V secolo d.C.: ne sono testimonianza due vasi in ceramica abbandonati nel pozzo principale. Gli antichi predatori di tombe non solo trafugarono gli oggetti del corredo funerario ma si accanirono anche contro la parte occidentale del sarcofago esterno e distrussero la parte superiore del coperchio del sarcofago in basalto (precisamente la parte che rappresentava il volto del defunto) riducendola in numerosi frammenti che fortunatamente sono stati trovati tutt’intorno al sarcofago.

Il vice direttore della missione ceca Mohamed Megahed ha riferito che “sebbene gli scavi condotti nella sepoltura di Wah-ib-Ra Mery-Neith non abbiano restituito importanti reperti archeologici o elaborati corredi funerari, questa tomba è considerata unica e importante. Fornisce una nuova visione del turbolento periodo dell’inizio dell’era della dominazione persiana in Egitto e inoltre, dalle ricerche in corso sul deposito di imbalsamazione del proprietario della tomba, possiamo farci un’idea della vita, dell’ambiente familiare e della carriera di Wah-ib-Ra Mery-Neith: colui che molto probabilmente morì inaspettatamente in un periodo in cui la sua tomba e il suo corredo funerario erano ancora in gran parte incompleti”.

Pertanto, sia il progetto architettonico della tomba che il suo contenuto forniranno informazioni molto preziose.

Sorce: MoTA

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Tiziana Giuliani

Egittofila, sin dall’infanzia appassionata di Antico Egitto, collabora con l’associazione Egittologia.net dal 2010. Ha contribuito alla realizzazione di EM-Egittologia.net Magazine (rinominato poi MediterraneoAntico) seguendone la pubblicazione già dai primi numeri e ricoprendo in seguito anche il ruolo di coordinatrice editoriale. Dal 2018 è capo redattrice di MediterraneoAntico.

Organizza conferenze ed eventi legati al mondo degli Egizi, nonché approfondimenti didattici nelle scuole di primo grado. Ha visitato decine di volte la terra dei faraoni dove svolge ricerche personali; ha scritto centinaia di articoli per la ns. redazione, alcuni dei quali pubblicati anche da altre riviste (cartacee e digitali) di archeologia e cultura generale. Dall’estate del 2017 collabora con lo scrittore Alberto Siliotti nella realizzazione dei suoi libri sull’antico Egitto.

Appassionata di fotografia, insegna ginnastica artistica ed ha una spiccata predisposizione per le arti in genere.

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